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Ambiente & Turismo

Pianificazione urbana e sostenibilità

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E’ Copenaghen la capitale mondiale dell’architettura 2023, una nomina motivata dall’UNESCO e dall’UIA (Unione Internazionale architetti) anche per l’innovativa pianificazione urbana realizzata nella capitale danese.

di Alexander Virgili

La recente scelta di Copenaghen, quale capitale mondiale dell’architettura 2023, motivata dall’UNESCO e dall’UIA (Unione Internazionale architetti) anche per l’innovativa pianificazione urbana realizzata nella capitale danese, spinge ad alcune considerazioni sui rapporti, spesso dimenticati, tra pianificazione urbana e sostenibilità.  Si prevede che molte migliaia di architetti di tutto il mondo confluiranno a Copenaghen in occasione del congresso mondiale degli architetti, nel prossimo luglio di quest’anno.

Come si svilupperà il dialogo tra architetti, società ed istituzioni?

Le società sapranno ancora modellare i propri spazi non solo in base alle caratteristiche storiche del momento ma anche con capacità prospettiva, pensando alle necessità del futuro?

La pianificazione urbana, e quella sociale, sono strumenti potenti ma oramai poco e male utilizzati, lasciando spesso che prevalga l’estro creativo di alcuni urbanisti, o la semplice logica di mercato, piuttosto che le esigenze collettive ed il benessere delle popolazioni.

Ci si aspetta che il congresso dell’UIA promuova e sviluppi i temi dell’Agenda 2030 e degli SDG dell’ONU, tenuto conto che oramai l’espressione “architettura sostenibile” è sempre più diffusa nel mondo dell’edilizia, e che le tematiche ambientali sono entrate a pieno diritto nell’agenda delle imprese, delle comunità locali ed internazionali. C’è però il rischio che la sostenibilità resti prevalentemente un attributo formale più che funzionale, cioè che la sostenibilità sia trasmessa prevalentemente attraverso l’immagine esteriore piuttosto che per una reale funzionalità ed efficienza ambientali.

Quali sono le caratteristiche che architettura ed urbanistica sostenibili dovrebbero avere?

Limitare l’impatto ambientale, migliorare l’efficienza energetica, la qualità di vita ed abitabilità per gli abitanti, usare strutture e tecnologie appropriate.  Saper costruire e gestire un’edilizia in grado di soddisfare al meglio i bisogni e le richieste dei committenti, tenendo conto, già dalla fase iniziale del progetto, dei ritmi e risorse naturali, ma anche di quelli sociali.  Valorizzare spazio e materiali, ma anche orientamento, soleggiamento e preesistenti, adottare sistemi alimentati da biomasse, solare, eolico, ed energie rinnovabili in generale.  Prevedere l’impatto ambientale e sociale degli insediamenti recuperando le preesistenze e tenendo conto delle concrete esigenze delle comunità e delle loro caratteristiche demografiche ed economiche. Tutto ciò tornando, per certi versi, alle origini, poiché storicamente le popolazioni hanno sempre cercato di migliorare le prestazioni delle proprie abitazioni, sia nel senso della confortevolezza che dell’igiene, sfruttando al meglio quello che la natura aveva reso disponibile: i siti adatti all’edificazione, i ripari naturali, la luce e il calore del sole, i materiali da costruzione (resistenti e termoisolanti).

Oggi, la consapevolezza diffusa e l’esperienza acquisita, portano a considerare maggiormente pure la riduzione del già presente inquinamento, con i suoi rischi sanitari, il problema del rifornimento energetico e la necessità di una migliore gestione e vivibilità di società ed aree urbane sempre più complesse e congestionate.  I temi sono nell’insieme ben noti e sono stati già analizzati, occorre decidere con coraggio di lavorare nella giusta direzione. Ad esempio, aspetto non secondario è quello riferibile al corretto utilizzo della risorsa idrica, con l’adozione di tecnologie in grado di riusare l’acqua piovana per usi secondari, o di consentire una elevata permeabilità dei terreni. Per i materiali, ma anche per gli edifici, può essere effettuata una valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Thinking o previsione del ciclo di vita) e la scelta dovrebbe ricadere su materiali già presenti e su tempi di utilizzo non legati alle esigenze di uso vorace e celere di tipo consumistico.

In Italia sappiamo di avere molti edifici antichi che durano, da secoli, nel loro utilizzo abitativo, mentre sempre più edifici moderni in cemento presentano evidenti segni di fatiscenza e fragilità.  Così come coesistono antichi borghi ad alta vivibilità ed insediamenti moderni caotici e congestionati.  Ѐ indubbio che alcune strategie vadano riviste e corrette.  Non ultimo, gli obiettivi e le regole per l’uso degli spazi, ricordando che anche gli spazi, come altre risorse, non sono infiniti e vanno utilizzati in modo attento.  Concentrare l’edificazione in poche aree non è la soluzione ottimale, ma spesso l’effetto solo di ipervalutazioni speculative di mercato che portano a distorsioni non solo economiche ma anche sociali.

Di ciò è stata un esempio positivo proprio Copenaghen, che è stata la prima città-capitale a praticare una pedonalizzazione consistente, sin dagli anni ’60, con una superficie che oggi supera i 100.000 mq. Da sessanta anni nella capitale danese si procede a riqualificare gli spazi urbani e a migliorarne la vivibilità, senza stravolgimenti urbanistici, con innovazioni limitate e funzionali che non hanno mutato l’aspetto tradizionale della città, la hanno arricchita di una nuova linea metropolitana, di aree verdi e di spazi sociali, di edifici non giganteschi che hanno rinnovato le aree portuali dismesse e riconvertite, di piste ciclabili, spesso protette.

In tema energetico, sin dal 2015, il progetto EnergyLab NordhavnNew Urban Energy Infrastructures ha sviluppato e dimostrato possibili soluzioni energetiche del futuro.   Il progetto ha utilizzato e consolidato l’area del Nordhavn di Copenaghen (una parte dell’ex area portuale, oggi nota meta turistica) come un vero e proprio laboratorio energetico per città intelligenti (smart cities) e ha dimostrato come l’elettricità e il riscaldamento, gli edifici ad alta efficienza energetica e il trasporto elettrico possano essere integrati in un sistema energetico intelligente, flessibile e ottimizzato.

Nel giro di pochi anni Copenaghen sarà slegata dall’uso dei combustibili fossili, e si parla di un Paese con una media di insolazione nettamente inferiore a quella dei Paesi mediterranei e con un clima decisamente meno favorevole.

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