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Salute

Piangere fa bene: è la scienza a confermarlo

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Tempo di lettura: 3 minuti

Piangere è un anti-stress naturale: pianto e lacrime hanno un effetto auto-calmante ed a spiegarlo, fin dall’anno 2014, è stato William Frey, docente universitario del Minnesota che, oggi, ancor più che in passato, ne è oltremodo certo.   

 di Giordana Fauci

Gli scienziati ne sono oltremodo certi, piangere è un anti-stress naturale: a confermarlo è William Fray, docente universitario del Minnesota che, fin dal 2014, si è interessato a studiare gli effetti del pianto sull’individuo, a livello fisico e finanche psicologico.

E, ad onore del vero, il Professor Fray, oltre ad essere convinto che piangere fa bene, è altresì certo che piangere va sempre e comunque bene. Di contro, l’incapacità di piangere spesso rappresenta un vero e proprio limite ed una conseguente incapacità.

Senza considerare l’erroneità di quel che viene insegnato fin dall’infanzia, ovvero che piangere è sinonimo di fragilità e debolezza e, dunque, è meglio evitare, come si trattasse di un divieto implicito.

…Divieto che proviene da lontano e che viene trasmesso fin dall’infanzia, quando vediamo piangere un bambino e non possiamo non insegnargli che “Non vi è alcun bisogno di piangere…” e, anzi, che “È bene non farlo, perché altrimenti qualcuno potrebbe pensare che non siamo forti abbastanza…”.

E questo, del resto, è l’insegnamento che continuano ad infondere genitori, nonni, zii e finanche insegnanti.

Probabilmente perché alle lacrime degli altri non si è ancora imparato a rispondere e per questo si continuano a censurare non solo i pianti altrui ma addirittura le nostre stesse lacrime che, a dirla tutta, incutono paura e timore, pur senza dimenticare un evidente disagio.

I risultati dello studio condotto nell’anno 2014 da William Fray ed altri ricercatori, quali Asmir Gracain, Lauren M. Bylsma e Ad Vingerhoets, hanno evidenziato gli effetti del pianto sul comportamento, facendo emergere che il pianto ha – e non potrebbe non generare – un effetto auto-calmante.

Perché quando si inizia a piangere nell’organismo si attiva il sistema nervoso para-simpatico, che facilita un processo di rilassamento e, al tempo stesso, si espellono le sostanze accumulate in fase di stress.

E ciò non può non accadere ad ognuno: nessuno escluso!

Perché ognuno accumula tensione nel corso della giornata, sia a livello fisico che psichico: tensione che può essere tranquillamente paragonata ad una corrente elettrica che spesso, fin troppo spesso, diviene incontenibile.

E se è vero che ciascuno reagisce a suo modo innanzi ai problemi quotidiani dell’esistenza, è ancor più vero che ognuno non può non provare tante e tali tensioni che, invero, fanno parte della stessa vita.

Pertanto, vi è chi non manifesta stress, ovvero chi lo sviluppa a dismisura, fino ad arrivare ad urlare.

E, poi, non si può non sottolineare l’ovvio: non si piange solo per dolore, tristezza e malinconia, ma anche per rabbia e persino per felicità.

…Sensazioni, sentimenti ed emozioni  innanzi a cui è opportuno fermarsi, giacché, nel caso contrario, il rischio è vivere solo in superficie, ovvero sopravvivere, provocando voragini che continuano a scavarci… In silenzio!

Le lacrime, in ogni caso, sono di tre differenti tipologie:

  • Lacrime basali, rilasciate in continuazione, con la funzione di mantenere lubrificata la cornea;
  • Lacrime riflesse, associate a traumi o ad agenti irritanti;
  • Lacrime emotive o psichiche, correlate ad uno strato di forte emozione.

E sono proprio queste ultime a necessitare di “pause di riflessione”, per continuare a vivere, anziché limitarsi a sopravvivere.

Oltretutto, “è proprio quando proviamo emozioni che, nel cervello, parte un segnale da parte dell’amigdala, che stimola la produzione di acetilcolina, ovvero il neuro-trasmettitore che è implicato nell’attivazione del sistema lacrimale, sì addetto alla funzione lubrificante, detergente e protettiva, ma altresì avente funzioni emotive e psicologiche, che si tratti di uomini o donne è indifferente – anche se, in media, in un anno gli uomini piangono solo sette volte; le donne, invece, ben 47…”: questo ha confermato il Dottor William Frey, dopo aver preso visione dei risultati degli 88,8% degli intervistati, oltremodo certi che, “dopo il pianto, non ci si possa non sentire meglio, poiché, per andare avanti, ci si deve necessariamente fermare nel dolore e, solo dopo aver versato non poche lacrime, si può finalmente risalire a galla, al contempo aumentando il proprio battito cardiaco e la sudorazione…”.

“Perché è attraverso i liquidi del corpo che si eliminano le tossine…”: ha spiegato ancora William Frey.

…Chissà! Forse a simboleggiare una sorta di “lavaggio purificatore”: come accade nell’ultimo saluto, quando avvolti dalle lacrime, salutiamo i nostri cari; oppure quando ha inizio l’esistenza di ogni bimbo che sprizza vita, seppur piangendo a pieni polmoni.

…Lacrime che solo ed unicamente chi è realmente forte osa condividere.

In una condivisione che nulla ha di finto o virtuale e che è, finalmente, reale… Anzi: è la condivisione più vera che ci sia!

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