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Per fortuna siamo a Faenza, questa è la Romagna — Luckily, we are in Faenza, this is the Romagna

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di emigrazione e di matrimoni

Per fortuna siamo a Faenza, questa è la Romagna

Ho sentito la frase del titolo stamattina durante la solita camminata mattutina, mentre parlavo con una signora che incontro spesso sulla pista in mezzo alla campagna vicino a Faenza, dove abito dal 2010. Lei mi stava raccontando delle sue esperienze in seguito all’alluvione che ha devastato non solo una grande parte di Faenza, ma anche altri paesi della Romagna il 16 maggio scorso.

Mi ha detto come persone sconosciute fino a quel giorno sono corse ad aiutarla a pulire i suoi uffici non solo dal fango, ma per svuotarli da tutto quel che è stato distrutto dall’acqua e il fango.

Però, quel che mi ha colpito della frase era che non è stata pronunciata come vanto, ma come un semplice dato di fatto e devo dire che non era la prima volta che ho sentito questo sentimento da parte dei romagnoli.

Mi ha fatto ricordare una serata a cena anni fa con amici in un locale nelle colline vicino a Forlì, anch’essa colpita dalle acque. Ero con amici romagnoli e la moglie di uno di loro, italo-australiana come me. Lungo il muro del locale c’era un gruppo di una ventina di ragazzi romagnoli che a un tratto si è messo spontaneamente a cantare “Romagna Mia”. Noi italo-australiani siamo rimasti stupiti dal fatto perché la spontaneità della canzone è stata qualcosa che non avevamo mai visto in Australia.

E questo fatto di “Romagna Mia” ha svolto un ruolo importante nei giorni, e ora settimane, dall’alluvione. Come vediamo nel video sotto, i giovani e meno giovani hanno espresso l’orgoglio vero verso le loro origini semplicemente intonando le parole che ormai tutto il mondo ha sentito dalle telecronache del disastro.

E qui dobbiamo parlare degli stereotipi che fin troppo spesso non sono che un vago riferimento al soggetto di turno. Infatti, quando si parla dei romagnoli lo stereotipo parla di buontemponi e il liscio ballato alla musica di Raul Casadei. Però, i romagnoli sono ben altro.

Nel film “Nell’anno del Signore” il Vescovo Agostino Rivarola, un vescovo vero Governatore della Romagna quando faceva parte dello Stato Pontificio, interpretato da un grande Ugo Tognazzi, descrive i romagnoli come “gente tosta” e anche questo è un dato di fatto vero.

Le terre dell’Emilia-Romagna sono state luoghi di battaglia sin da prima degli Etruschi e hanno dato filo da torcere a tutti gli invasori. E questo spirito si è visto negli anni dopo la Seconda guerra mondiale perché questa regione è risorta dalle ceneri belliche per diventare una parte essenziale dell’economia d’Italia.

E tutta questa forza d’animo si è vista in ogni situazione di difficoltà dalla guerra, ma in questi giorni si è svolta sotto le telecamere che hanno documentato gli sforzi di innumerevoli faentini che hanno aiutato i loro paesani meno fortunati a pulire le loro case e luoghi di lavoro.

Questo non è una sorpresa per chi conosce Faenza, come ho scoperto quando mi sono trasferito in questa città. La città è infatti un grande centro di volontariato di ogni genere. Non solo in beneficenza, ma in gare sportive come la 1000km del Passatore e i cinque rioni del Palio del Niballo, entrambi cancellati per quest’anno per via del disastro e molte altre organizzazioni.

Tutta gente timbrata come “buonisti” dai soliti “spaccamaron”, ma che hanno pienamente mostrato il loro valore nell’aiutare amici, compagni di scuola e di lavoro, ecc. ecc.

Anche le feste locali e le organizzazioni delle frazioni di Faenza hanno svolto lavoro importante, sia nell’aiutare a pulire le case e altri palazzi, ma anche nel provvedere a dare cibo a acqua a chi era ricoperto dal fango. E gli imprenditori della città non sono stati da meno, partendo da ristoranti e pizzerie che hanno donato anche loro ai volontari che son venuti poi da tutto il paese dopo aver visto le azioni del popolo faentino.

Però, i faentini non sono nuovi ad azioni del genere. Dopo il terremoto che ha colpito Modena nel 2012 un gruppo di volontari di una delle feste di Granarolo, una frazione di Faenza, compreso il sottoscritto, è andato in una frazione di Modena per preparare e servire una cena per i volontari della zona, e come i granarolesi anche altri gruppi faentini hanno aiutato popolazioni di altre regioni in tempo di difficoltà.

E queste azioni sono le migliori espressioni di orgoglio delle origini senza cadere nello sciovinismo che è l’elemento principale che crea divisioni tra popoli.

Difatti, l’orgoglio delle nostre origini deve spingerci a esprimere il meglio di noi stessi e proprio questo è quel che è successo a Faenza in queste settimane. Ogni weekend da allora, e anche durante le settimane, gente è venuta a Faenza per aiutare, ispirata da quel che ha visto alla televisione, e i messaggi sui social di questi volontari documentano lo spirito che hanno trovato nella città lungo il Lamone. E le nuove iniziative che sentiamo ogni giorno fanno anche capire che il lavoro dei faentini per i loro paesani in difficoltà non è finito e non si parla solo di quelli della città.

Basta andare nei campi che circondano Faenza per vedere che la raccolta di frutta di quest’anno è stata distrutta e il lungo periodo delle radici degli alberi sotto le acque nei frutteti avrà conseguenze che andranno avanti par almeno i prossimi anni, perché molti degli alberi dovranno essere abbattuti a causa di malattie, che vuol dire che ci vorranno anni per arrivare di nuovo ai livelli di produzione che hanno reso questa zona del paese ricca.

Senza dimenticare che molte officine e fabbriche nel territorio e gli altri paesi colpiti dovranno effettivamente partire da zero rimpiazzando macchinari, computer e persino innumerevoli TIR distrutti dalle acque sporche che hanno invaso le terre della Romagna.

Però, questa settimana un segnale forte della volontà di ripartire è venuto dalle spiagge della costa adriatica dove i centri balneari hanno annunciato che sono tornati in piena efficienza, e non è un segno di frivolezza pensare alle vacanze estive, ma una volontà di tornare alla carica perché questa zone, e anche la regione stessa, hanno bisogno dei soldi da queste attività, anche per via delle imposte e tasse, per finanziare il rilancio della regione che non vede l’ora di tornare alla normalità.

Certo, ci vorrà tempo, e molte attività non torneranno mai, ma le attività dei romagnoli in queste settimane sono la prova che la regione ha tutte le carte in regola per poter diventare di nuovo la regione motore dell’economia italiana che è da decenni ormai.

Si, per fortuna siamo a Faenza, ma queste parole sono state seguite da azioni che sono l’ingrediente più importante per tornare alla grande, e i romagnoli hanno dimostrato volta dopo volta che questa volontà di agire è la loro qualità più importante.

Luckily, we are in Faenza, this is the Romagna

I heard the statement of the headline this morning during the usual morning walk while I was talking with a woman I often meet on the track in the middle of the countryside near Faenza where I have lived since 2010. She was telling me about her experiences following the flood that devasted not only a big part of Faenza but also other towns in the Romagna on May 6 last.

She told me how people she had never met before had run to help her not only clean her offices from the mud but also to empty them of everything that had been destroyed by the water and mud.

However, what struck me about the phrase was that it had not been pronounced as a boast but as a simple fact and I must say it was not the first time I heard this sentiment by the Romagnoli (the people of the Romagna).

It made me remember a dinner with friends years ago in a restaurant in the hills near Forlì, it too hit by the waters. I was with Romagnoli friends and the wife of one of them, an Italo-Australian like me. Along a wall of the restaurant there was a group of about twenty young Romagnoli who at one point spontaneously began singing “Romagna Mia” (My Romagna). We Italo-Australians were amazed by this because the spontaneity of the singing was something we had never seen in Australia.

And this fact of “Romagna Mia” played a major role in the days and now weeks since the flood. As we see in the video below, the young and less young people expressed all their true pride in their origins by simply singing the words that all the world has now heard on the news reports of the disaster.

And here we must talk about stereotypes that all too often which are only a vague reference to the subject of the moment. In fact, when people talk about the Romagnoli the stereotype talks about fun loving people and the liscio danced to the music of Raul Casadei. But the Romagnoli are also much more.

In the film “Nell’Anno del Signore” (1969, The Conspirators) Cardinal Agostino Rivarola, a real Cardinal who was Governor of the Romagna when it was part of the Papal States, describes the Romagnoli as “gente tosta” (tough people) and this too is true.

The lands of the Emilia-Romagna region have been fields of battle since the times of the Etruscans, and they gave all the invaders hard times. And this spirit was seen in the years since the Second World War because this region rose from ashes of war to become an essential part of Italy’s economy.

And all this fortitude was seen in every difficult situation since the war, but during these days it took place in front of the TV cameras which documented the efforts of countless Faentini who helped their less fortunate paesani (townspeople) to clean their houses and places of work.

This was not at all a surprise for those who know Faenza. As I discovered when I moved to this city, Faenza is in fact a big centre of voluntary work of all kinds. Not only charity, but in sporting events such as the 100k del Passatore and the five rioni (teams and suburbs) of the Palio del Niballo, both cancelled for this year due to the disaster, and many other organizations.

There are all people labelled as “buonisti” (do-gooders) by the usual “spaccamaron” (dialect for “ballbreakers”), but who showed all their worth in helping friends, schoolmates, workmates, etc.

Even the local feasts and the organizations of the hamlets of Faenza carried out important work, helping to clean the houses and other buildings, and also in providing food and water to those covered in mud. And the entrepreneurs of the city were no different, starting with the restaurants and pizzerias which also donated to the volunteers who then came from all over the country after having seen the actions of the people of Faenza.

However, the Faentini were not new to such actions. After the earthquake which struck Modena in 2012 a group of volunteers of a feast of Granarolo, a hamlet of Faenza, including the undersigned, went to a hamlet of Modena to prepare and serve a dinner for the volunteers of the area and like the Granarolesi other groups from Faenza helped populations of other regions in times of difficulty.

And these actions are the best expressions of pride in their origins without entering into chauvinism which is the main element that creates divisions between people.

In fact, pride in our origins must press us to express ourselves in the best way possible and this is precisely what happened in Faenza in these weeks. Every weekend since then, and also during the week, people inspired by what they saw on television come to Faenza to help, and the messages of these volunteers on the social media document the spirit that they found in the city along the Lamone River. And the new initiatives we hear every day also make us understand that the work of the Faentini for their paesani in difficulty is not finished and they do not talk only about the people in the city.

You only have to go to the fields that surround Faenza to see that the this year’s fruit harvest has been destroyed, and that the long period of the roots of the trees under water in the orchards will have consequences which will continue for at least the next few years because many fruit trees will need to be cut down due to disease, which means that it will take years to return once again to the levels of production that made this area rich.

Without forgetting that many workshops and factories in the territory and the other places affected must effectively start from scratch replacing machines, computers and even countless trucks destroyed by the dirty waters that invaded the lands of the Romagna.

But this week a strong sign of the will to restart came from the beaches of the Adriatic Coast where the beachside resorts announced they are ready to get back to full efficiency and it is not a sign of frivolity to think about the summer holidays, but a desire to return to the grindstone because the area, and also the region itself, needs the money from these activities, also by way of the fees and taxes, to finance the relaunch of the region which cannot wait to return to normality.

Of course, it will take time, and many activities will never come back, but the activities of the Romagnoli in these weeks are proof that the region has all the credentials it needs to be able to become once again the region driving Italy’s economy, as it has been for years.

Yes, luckily, we are in Faenza, this is the Romagna, but these words were followed by actions which are the most important ingredients to come get back on track and the Romagnoli have shown time and time again that this willingness, to act is their most important quality.

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