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Diritti umani

Papa Francesco, la pace nel mondo si realizza con il dialogo, l’educazione ed il lavoro

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“Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura…”: questi gli auguri di Papa Francesco per il 1° gennaio 2022, in occasione della Giornata Mondiale per la Pace

di Damiana Cicconetti  

“Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura…”: queste le parole di Sua Santità Papa Francesco, nonché Titolo del Messaggio per la LV° Giornata Mondiale della Pace che verrà celebrata il prossimo 1° gennaio.

Una giornata istituita fin dal 1967 dal Pontefice Paolo VI; un’occasione per ricordare un tema fin troppo importante, oltre che attuale, visto che la pace non è stata ancor oggi raggiunta. Anzi! Siamo ben lungi dall’averla ottenuta.

Papa Francesco ha così individuato tre temi su cui riflettere, al tempo stesso agendo “affinché si possa finalmente edificare una pace duratura…”.

In primis “il dialogo fra generazioni…”, perché se è vero che i giovani rappresentano il futuro, è ancor più vero che, senza la conservazione della memoria e la trasmissione delle esperienze vissute dagli anziani, “non si ha la possibilità di affrontarlo quel futuro, tanto incerto e triste anche a causa dell’attuale pandemia…”.

Dunque, se da un lato non meritano di essere sottovalutati sia lo sviluppo tecnologico che economico, dall’altro non vanno dimenticate le “esperienze esistenziali, sapienziali e spirituali degli anziani…”, come giustamente sottolinea Papa Francesco.

Del resto, per essere radicati nel presente è necessario imparare dalla storia del passato, così guarendo le ferite che condizionano non il solo presente ma finanche il futuro. Solo in tal modo si potranno “vedere germogliare i propri sogni, fiorire le speranze e alimentare gli entusiasmi di ognuno, in un costante e sincero dialogo tra generazioni, fondato su un rapporto di fiducia tra ogni interlocutore…”. Così prosegue Papa Francesco, chiarendo che “dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, condividere ed accordarsi per camminare insieme, senza creare sterili conflitti ma sempre con spirito di serenità e pace…”.     

In effetti, la pace, prima ancora che riguardare i popoli, gli Stati e le Nazioni, deve essere presente in noi: partire dai nostri cuori, essere vissuta all’interno della famiglia e nelle relazioni con gli altri. Solo successivamente si può realizzare tra i Paesi del mondo che, essendone ancora carenti, appaiono dilaniati da guerre e conflitti, oltre che da malattie ma, invero, da pandemie e problemi gravissimi che imperversano ovunque, quali “fame, povertà, degrado politico, sociale e finanche ambientale…”.

D’altro canto, è opportuno far emergere l’ovvio: se il dialogo tra generazioni è la base per la realizzazione della pace, è altrettanto evidente che “la pace rimane inconsistente se non vi è educazione e lavoro…”, da intendere, rispettivamente, come “fattore di libertà, responsabilità e sviluppo…” e “motivo-principe per la piena realizzazione della libertà umana…”.

Perciò, non si può prescindere dall’educazione per consentire un dialogo tra le differenti generazioni né dall’esperienza del lavoro, perché è proprio in ambito professionale che le diverse generazioni si ritrovano a collaborare, scambiandosi conoscenze, esperienze e competenze, “in vista della realizzazione del bene comune della pace, sì finalmente duratura…”.   

A dir poco incomprensibile quindi che, a livello mondiale, istruzione ed educazione continuino ad essere erroneamente intese spese di bilancio anziché investimenti, soprattutto in considerazione dell’aspirazione alla creazione di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, progresso e, per l’appunto, pace.

A non tralasciare altri annosi temi, quali l’elevato tasso di disoccupazione e la mancanza di posti di lavoro, anche a causa della crisi pandemica che stiamo vivendo e che ci si augura termini presto, così consentendo a giovani (ma non solo!) di tornare ad esercitare le loro professioni. Tanto più dopo essersi sacrificati ed aver studiato per anni.

Del resto, “investire sull’istruzione e sull’educazione delle giovani generazioni rappresenta la strada maestra che conduce ad una specifica preparazione, oltre ad occupare con profitto un giusto posto di lavoro…”.

E come non essere concordi con Papa Francesco: “Il lavoro è utile a costruire la giustizia e la solidarietà  in ogni comunità, cristiana e non; indispensabile soprattutto per costruire e preservare la pace, ovunque…”.

Dunque, è in questa prospettiva che vanno stimolate e sostenute le iniziative che, a tutti i livelli, sollecitano il lavoro, affinché si preoccupino soprattutto del “rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratrici e lavoratori”, sensibilizzando le stesse Istituzioni ma, invero, ognuno, perché è nell’ambiente del lavoro che si esercita la dignità umana e si partecipa non al solo profitto personale e collettivo – inteso, erroneamente, quale criterio-guida –, bensì alla realizzazione di una vita dignitosa, per il singolo, per ogni famiglia e per l’intera società, così contribuendo alla stessa “costruzione della pace, sì globale e duratura…”.

Ed è proprio riflettendo sulle parole di Papa Francesco che non ci si può non augurare che il Nuovo Anno comporti l’inizio di un futuro più luminoso, auspicando un Buon 2022 ad ognuno, “affinché, con determinazione, tenacia ed umiltà – umana prima ancora che cristiana –, ciascuno si impegni a divenire un artigiano di pace, attraverso il dialogo generazionale, l’educazione e il lavoro…”.

Con questo pensiero, rivolgiamo i nostri Auguri di Pace e Serenità a tutti.

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