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Paganico Sabino: protagonista indiscusso dell’opera Paganico in Rime

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Tempo di lettura: 4 minuti

Grazie al progetto finanziato della Regione Lazio, destinato ai “Comuni del Lazio e ad altri Enti Privati per iniziative culturali, sociali, e turistiche nel Lazio”, Paganico Sabino è stato ‘onorato’ con 21 liriche, illustrazioni e presentazioni, nell’opera Paganico in Rime

 di Giordana Fauci

 Paganico in Rime è il titolo di una straordinaria collezione di ventuno liriche che, in passato, sono state pubblicate su un periodico locale denominato La Pietrascritta; in epoca più recente sono state lette nel corso di manifestazioni organizzate nella magnifica “Piazza” del paese di Paganico Sabino, o all’interno delle sue suggestive chiese, la Parrocchia di San Nicola e la Chiesa dell’Annunziata; da ultimo, sono state raccolte in quest’opera, uscita nel gennaio del 2023.

Paganico in Rime è, al contempo, una raccolta di illustrazioni altrettanto straordinarie e che, invero, accompagnano ogni lirica, assieme a dettagliate presentazioni.

Presentazioni, illustrazioni e liriche realizzate da svariati Poeti, Artisti ed Autori, accomunati – tutti – dall’amore per ungioiello…”, che si rispecchia nel suo bel lago, il Turano; che è incastonato nella pietra dei mille scalini del suo storico paese ed è adagiato su un lato del suo silente monte, il Cervia.

…Un magnifico paesino che si trova, per l’appunto, nella Valle del Turano, in provincia di Rieti e che conta oramai solamente poco più di 250 abitanti.

Un paese che è – e non potrebbe non essere – tanto “amato”: non solo da coloro a cui ha dato i natali ma finanche da “Paganichesi acquisiti…” che, una volta scoperte le sue meraviglie, non hanno potuto fare a meno di amarlo – forse, ancor di più di chi vi è nato –, perché invero hanno “scelto di farlo proprio…”.

Un paese che non si è potuto fare a meno di onorare, rammentandone al contempo, tradizioni, usi e costumi, perché “altrimenti saremo gente senza storia, cui si può togliere tutto, anche la dignità…”: queste le emozionanti e commoventi parole di Anastasio Spagnoli, uno dei valenti Autori di Paganico in Rime.

Anastasio Spagnoli è originario di Paganico; da anni vive a Roma assieme alla famiglia ma Paganico lo ha ancor oggi nel cuore: questo emerge in ognuna delle sue liriche ma, ad onore del vero, in ogni rigo e finanche in ciascuna parola.

Non a caso, Anastasio Spagnoli per l’amato Paganico si prodiga a tutt’oggi, realizzando calendari, pubblicando antiche ricette culinarie, senza dimenticare l’organizzazione di sagre e mostre.

…Un amore che appare, ora, dirompente in questo testo.

…Un amore che è presente in ogni verso, mentre mostra “la voce palpitante del cuore…”.

…Un amore che ha permesso la realizzazione di questa bellissima raccolta: grazie al finanziamento che la Regione Lazio ha concesso al Comune di Paganico Sabino nel dicembre dell’anno 2022.

Per la precisione, “grazie al progetto avente ad oggetto l’Avviso Pubblico dedicato ai Comuni del Lazio ed agli altri Enti Privati per le iniziative culturali, sociali e turistiche della Regione Lazio, come ha orgogliosamente sottolineato il Sindaco di Paganico, Danilo D’Ignazi.

…Un amore oltremodo tangibile in ogni lirica di Anastasio Spagnoli, come pure in quelle del suo defunto cugino, Sergio Spagnoli, a non voler, di certo, dimenticare tutti gli altri Autori.

…Un amore profondo in Amare Radici – la lirica composta a quattro mani con Mario Quintieri –: soprattutto nel punto in cui si legge che “Paganico si mostra a chi riesce a capire fierezza e fatiche di gente che fu… A chiunque conservi quell’antica fierezza paziente e tenace e ne cerca il passato… Perché non si perda come legna bruciata… Perché vuol sapere quello che c’era quando lui non c’era…”; e la gente, del resto, arrivava a curarsi di sola “medicina popolare…”.

…Un amore palpabile finanche nelle liriche di Angelo Antona, quando paragona Paganico ad “un balcone sull’infinito… Avvolto in un manto di pini, di faggi e di ogni erba e fiore…”.

…Un amore vibrante nelle liriche di Sergio Spagnoli, quando rammenta Paganico per “il canto delle raganelle…”; o per “lo zoccolare stanco ma tenace degli asini tremanti…” e, ancora, per “le piazze e le osterie…” che, dopo il duro lavoro, “dimentiche della povera vita umiliante, si riempiono di uomini segnati da fatiche insonni…”.

…Un amore che non può non derivare da un “miracolo che ha fatto Dio…”, per lo splendore che in Paganico Sabino ha saputo cogliere Lorenzo Spagnoli, nella lirica in cui afferma di restare “incantato innanzi a tal bellezza… Mentre una campana suona nell’aria dolce della primavera…”. 

…Un amore così ben descritto anche da Angelo Antona, quando in Paganico sta fa emergere proprio “la bellezza della campana di San Nicola…”.

E, poi, come dimenticare la bellezza del lago!

Un lago tanto caro ad Anastasio Spagnoli, come tutto ciò che riguarda Paganico del resto.

Dunque, “l’intero paese che nel lago si specchia assieme al Cervia… Sua maestosa montagna…”.

E, addirittura, “la neve che fiocca..”, mentre viene riproposta “la storica rappresentazione della Moresca del 1956…”; o “il ricordo di giochi realizzati con oggetti rimediatiIn tempi belli in ristrettezze ma sempre felici…”.

Perché a Paganico, come pure in ogni altro paesino del nostro Bel Paese e che oramai rischia di divenire disabitato, “si ritrova il passato, sentendo l’orgoglio di chi siamo stati…”.

Ecco perché Anastasio Spagnoli non ha potuto fare a meno di dedicare un ultima lirica d’amore a Paganico e, invero, alle sue persone. Perché Paganico è “il borgo sul fianco del Cervia con mille scalini dove all’ora di pranzo ogni porta ha un profumo diverso… Un borgo che trasuda storie lontane tra tutte quelle pietre e quei fiori che, invero, non sono affatto fiori e pietre bensì persone care…”, ovvero di cara memoria e che, per questo, non meritano di essere dimenticate.

Tutto ciò rende Paganico “bellezza, tradizione, cuore, casa…”, come afferma, con giusta convinzione, Francesco Mealli, di certo dando rilievo a radici, valori e principi che non devono andare perduti.

Così Anastasio Spagnoli non può non sottolinearlo una volta ancora, in chiusura di questa straordinaria opera: “Paganico, come la sua gente, è da amare…”.

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