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Attualità

All’ospedale di Reggio Calabria i pazienti in ortopedia medicati con il cartone

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La denuncia in Senato di Marco Siclari, senatore eletto in quota Forza Italia

di Tiziana Primozich

Se durante il giorno tutto sembra avere un senso, nelle ore notturne all’ospedale di Reggio Calabria succede di tutto. I malcapitati pazienti che si presentano oltre le 20 non solo non trovano personale medico a sufficienza, ma vengono medicati alla meno peggio con garze e pezzi di cartone, in attesa che il mattino dopo riapra il reparto di ortopedia. Pensate alla persona anziana che malauguratamente dovesse rompersi il femore dopo quell’ora. A cosa va incontro? E chi interverrà prontamente considerato che è una delle fratture più dolorose in assoluto? A tutte queste incognite ha cercato di chiedere una spiegazione ed un intervento il senatore Marco Siclari eletto in quota Forza Italia.

Siclari infatti ha colto la denuncia di Gianluigi Scaffidi medico in pensione da alcuni mesi e rappresentante dell’Anaao (l’associazione dei medici ospedalieri) della Calabria che, grazie ad immagini inviate dai colleghi, ha potuto denunciare le difficoltà dell’ortopedia degli ospedali riuniti di Reggio Calabria. Si tratta di immagini che mostrano gambe, braccia, piedi di pazienti adagiati sulle barelle: gli arti, anzichè da stecche, tutori o bende gessate sono tenute rigide da pezzi di cartone, cerotti e garze. “Una situazione che ormai non si vede più nemmeno in Africa e che invece succede nell’unico ospedale di una città italiana di 200.000 abitanti” ha denunciato il dott. Scaffidi.

Ma cosa capita al pronto soccorso reggino e come si è giunta a sostituire le ingessature con le «incartonature»? Lo racconta proprio Gianluigi Scaffidi: «Il reparto ortopedia è aperto solo fino alle 20, perché manca il personale che lo faccia funzionare. La sala gessi funziona solo in ortopedia, il pronto soccorso ne è sprovvisto. Così chi arriva con una frattura dopo le 20 deve attendere fino al mattino successivo l’arrivo degli specialisti. Ma al pronto soccorso mancano anche i tutori, le stecche rigide e le altre protezioni che facciano da rimedio momentaneo. Così il personale da qualche tempo si deve arrangiare con i pezzi di cartone».

Il tutto sembra essere la conseguenza del protrarsi del commissariamento della sanità calabrese, provvedimento preso in seguito ad un «buco» economico che si aggira attorno ai 100 milioni di euro. Ma come al solito chi ci va di mezzo è la popolazione contribuente. Da qui l’accorata difesa in Senato di Marco Siclari che chiede lo stop del commissariamento ed il ripristino di una sanità locale efficace ed equa.

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