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Cinema & Teatro

Omaggio a Luigi Pirandello nel giardino della Basilica dei SS. Bonifacio e Alessio all’Aventino

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La Bottega delle Maschere mette in scena la XXVI° edizione della Pirandelliana, alternando per un mese “Sei personaggi in cerca d’autore” a “I giganti della Montagna”

di Giordana Fauci

Dal 7 luglio al 7 agosto, all’interno del meraviglioso giardino della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, va in scena ogni sera la Pirandelliana, prestigiosa rassegna teatrale giunta ormai alla ventiseiesima edizione.

Una rassegna realizzata con successo dalla compagnia La Bottega delle Maschere che, a giorni alterni, rappresenta le due più note opere del drammaturgo agrigentino: Sei personaggi in cerca d’autore e I giganti della montagna.

Pertanto ieri, 20 luglio, dopo il calar del sole, è andato in scena I Giganti della Montagna, con la regia del valente Marcello Amici.

Un’opera che continuerà ad andare in scena per tre sere a settimana: nei giorni di mercoledì, venerdì e domenica.  

Doverosa la menzione di ciascun attore: Marcello Amici, nelle vesti di Cotrone; la Contessa Ilse, interpretata da Tiziana Narciso e Fabio Galassi, Conte e Marito di Ilse.

Senza dimenticare tutti gli altri: Francesca Di Meglio, Maurizio Sparano, Ivan Volpe, Michele Carnevale, Alessandra Maslennikova, Lucilla Di Pasquale, Marco Tonetti, Maria Pia Cardinali, Michele Calabretta, Marilena Pagano e Marina Benetti.

Eccezionali tutti, senza eccezione alcuna, in un’opera che induce lo spettatore a riflettere, trascinandolo in un percorso di ricerca dell’anima.

Un percorso di ricerca che, ad onore del vero, prende avvio fin dalla prima scena, quando compaiono sul palco il Mago Cotrone e gli Scalognati, residenti nella villa della Scalogna, un luogo deserto i cui abitanti sono oltremodo strani e, pertanto, non possono fare a meno di vedere la realtà in modo “inusuale…”.

Perché gli Scalognati vivono di sogni e di poesia: solo ed esclusivamente di questo!

Ed è quando giungono in quella villa la Contessa Ilse Paulsen assieme al Marito e a pochi altri amici che il dramma ha inizio.

Perché Ilse, col consorte e gli amici, non possono fare a meno di raccontare le loro tristi vicissitudini: sono attori superstiti di una compagnia teatrale oramai decaduta, dopo avere insistito,  “tra fischi e derisioni…”, nella rappresentazione di un dramma “incompreso” dal titolo La favola del figlio cambiato.

Un dramma scritto da un giovane innamoratosi perdutamente di Ilse ma non corrisposto e che, dunque, arriverà ad uccidersi a seguito del rifiuto dell’amata.

Così Cotrone, dopo il racconto di tante e tali vicende, non potrà non invitare la strampalata compagnia di attori a trattenersi nella villa della Scalogna, in cui non imperano altro che poesia e sogni.

Perché in quel luogo trovano realizzazione i sogni dell’arte…”. E “anche se certe cose non si vedono, bisogna crederci per vederle…”.

Del resto, Cotrone è certo: Bisogna inventare la verità dei sogni…  E ci vogliono i poeti per dare coerenza agli stessi…”.

Pertanto, anche se il passato rischia di condizionare inevitabilmente, Cotrone è oltremodo convinto: “Occorre concentrarsi sull’alba del futuro e non restare vincolati al tramonto del passato…”.

Per tale motivo insiste nel voler ospitare ancora Ilse e i suoi amici che, invece, desiderano portare a termine il loro progetto: andare in scena con la loro tragedia fin nel paese dei Giganti della Montagna.

Ed è così che si conclude – nel dicembre dell’anno 1936 –, la stesura dell’opera. Perciò “incompiuta…”.

Un’opera che fa emergere l’ovvio che tale non è per tutti: gli ospiti di Cotrone “si vedono vivere per quel che ritengono di essere e non per ciò che sono realmente…”, perché “nessuno di noi è nel corpo in cui l’altro lo vede…”.

Una verità fin troppo attuale!

Ecco, dunque, che gli Attori si tramutano in artisti di vita e di fantasia; mentre Cotrone continua a maneggiare con maestria la stoffa di cui sono fatti i sogni…”  e l’opera rivela una realtà immaginaria in cui finanche “gli Angeli arrivano a parlare…”.

Non a caso, da un lato vi è il teatro, luogo di finzioni; dall’altro troneggia la fantasia, che va ben oltre la scena rappresentata.

Tutto ciò mentre gli Attori continuano ad interpretare drammi individuali, invero recitandoli e facendo emergere un’innegabile solitudine esistenziale, fin troppo reale; al contempo “cercando un’Anima…”, allo stesso modo in cui si ricerca un vestito per un ballo in maschera.

E, tra tutti, chi primeggia è ancora una volta Cotrone, il Mago che esorta ciascuno a “vivere come i bambini, che fanno il giuoco, ci credono e lo vivono come vero…”.

Così “la notte sogna…”, mentre I Giganti della Montagna incombono e chissà se a quel punto faranno ancora paura. 

Credit Photo Damiana Cicconetti

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