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Nicaragua, 300 morti per la protesta contro il taglio delle pensioni voluto da Ortega

Violenti scontri tra la popolazione e la polizia a causa della riforma pensionistica del presidente del Nicaragua Daniel Ortega. Il tragico bilancio è di 300 manifestanti morti
di Vito Nicola Lacerenza
In Nicaragua migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Daniel Ortega, al governo dal 2007. A scatenare l’ondata di proteste è stata la riforma pensionistica portata avanti da Ortega, che prevede un taglio del 5% sull’ammontare complessivo delle pensioni e un aumento sui contributi dei lavoratori. Questi i motivi per cui sostenitori di Ortega hanno aggredito il 19 aprile scorso pacifici manifestanti mentre sfilavano in segno di dissenso. L’episodio ha dato il via a un’escalation di violenza che finora è costata la vita a circa 300 persone. L’elevato numero di morti è dovuto, secondo la CIDH (Commissione Interamericana per i Diritti Umani) che ha raccolto centinaia di testimonianze dirette della crisi nicaraguense, all’uso spregiudicato della forza da parte della polizia. La CIDH ha presentato un rapporto dove vengono elencate le violenze compiute dagli agenti nei confronti di studenti, lavoratori e giornalisti con arresti arbitrari, utilizzo di pallottole di piombo, torture e esecuzioni extragiudiziali. «Ma sono morti anche poliziotti – ha detto il presidente nicaraguense Daniel Ortega- il sangue non ha differenza di colore». Non tutti i manifestanti sono pacifici, alcuni sono armati di mortai artigianali e scagliano molotov contro gli agenti in tenuta antisommossa. «Abbiamo ragione ad indignarci per la morte dei nostri cari- ha detto il presidente Ortega in un incontro con gli studenti che chiedevano le sue dimissioni- ma abbiamo anche l’obbligo di non rispondere alla violenza con altra violenza».
Nella repressione attuata dal governo attraverso la polizia non è risparmiata neppure la Chiesa: nella città di Managua studenti, giornalisti, lavoratori e vescovi in fuga dalla polizia si sono asserragliati in una chiesa e gli agenti l’hanno assediata per dodici ore prima di fare irruzione all’interno uccidendo due persone. Nella comunità nicaraguense di Diramba, una delegazione dello Stato Vaticano, composta dal Nunzio Apostolico Stanislaw Waldemar Sommertag, il Cardinale Leopoldo Bredes e il vescovo Silvio José Báez, è stata aggredita da una “folla inferocita” mentre tentava di entrare in una chiesa dove avevano trovato riparo studenti e giornalisti. «Sono stato circondato da una folla inferocita che voleva entrare nella basilica di San Sebastiano a Diramba- ha raccontato il vescovo Silvio José Báez- sono stato ferito, colpito allo stomaco, mi sono state strappate le insegne episcopali e sono stato aggredito verbalmente». Le istituzioni ecclesiastiche del Nicaragua insieme a gran parte della società civile hanno chiesto al presidente Daniel Ortega di indire elezioni presidenziali anticipate per il prossimo 4 marzo, in cambio della sospensione di ogni forma di protesta. Ortega ha risposto negativamente alla proposta, atteggiamento che lascia presagire un tragico peggioramento della crisi in corso.