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Ncd, Gerardo Brusco su assenza lingua Italiana in Unione Europea

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lavoro-traduttore-italiano-unione-europeaBrusco, candidato europee, “la scomparsa della lingua italiana in  Ue è una vera perdita culturale e se comincia a morire la nostra lingua, è la nostra stessa identità nazionale che viene messa in pericolo”

Roma, 21 aprile – Da qualche anno a questa parte, la traduzione in italiano di tutti gli atti dell’Unione Europea è stata abolita. L’obbligatorietà della traduzione rimane per l’inglese, il francese e il tedesco. E questo è accaduto pur essendo l’Italia paese fondatore dell’Ue, all’insaputa di tutti e senza alcun intervento incisivo dei politici italiani. In tempi non sospetti il Presidente dell’Accademia dei Lincei aveva scritto sull’argomento paventando una remissione della nostra lingua in serie B in ambito europeo e proponendo  l’introduzione di un nuovo articolo nella nostra Costituzione, che dichiarasse la lingua italiana quale lingua ufficiale ed unica della nostra Repubblica, benché già a pieno titolo anche cittadini europei. Se non bastasse il fatto che ci stiamo dirigendo in modo inesorabile verso una trasformazione che ci livella ed appiattisce facendoci sostituire la nostra lingua con quella inglese, ormai predominante quasi in tutti i campi anche nei confini italiani, ritengo che la scomparsa della lingua italiana in ambito europeo rappresenti una vera perdita culturale e se comincia a morire la nostra lingua, è la nostra stessa identità nazionale che viene messa in pericolo. Non bisogna dimenticare che la radice storica della lingua italiana, il latino, è stata la base fondante di quasi tutte le lingue presenti nei paesi Ue e che l’italiano resta anche nel resto del mondo apprezzato e difeso dai tanti cittadini di prima e seconda generazione emigrati nel passato. Non è casuale che i nostri parlamentari delle circoscrizioni estero da sempre si sono fatti portavoce in difesa dell’insegnamento della lingua italiana in paesi di connotazione anglofona. Salvare la lingua italiana in ambito europeo è una priorità quanto mai urgente, non certo in sostituzione del più pratico quanto semplice inglese, probabilmente più valido per il business, usando un facile termine anglosassone. Ma per salvare quella parte di cultura che in Italia e dall’Italia ha visto nascere e svilupparsi il resto d’Europa nel corso dei secoli.

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