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Navi da guerra russe sparano contro tre motovedette ucraine. Arrestati 23 membri dell’equipaggio

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Cresce la tensione tra Russia e Ucraina e il governo ucraino introduce la legge marziale.

di Vito Nicola Lacerenza

Domenica nel mare di Azov, situato vicino al Mar Nero, navi da guerra russe hanno aperto il fuoco contro tre motovedette ucraine, sequestrato le imbarcazioni e arrestato 23 membri dell’equipaggio. Nello scontro tre marinai ucraini sono rimasti feriti. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha condannato l’attacco e ha fatto  approvare dal Parlamento l’introduzione della legge marziale nella zona est del Paese, ovvero nelle regioni confinanti con la Russia  o affacciate sul Mar Nero. La legge marziale, oltre a vietare manifestazioni e scioperi, obbliga i cittadini ad arruolarsi nell’esercito in caso di necessità, pena la morte. Poroshenko ha giustificato la sua decisione con la necessità di “evitare a tutti i costi quello che è successo nel 2014”. Anno in cui numerose truppe speciali dell’armata russa hanno invaso l’Ucraina occupando la  regione della Crimea. In quest’ultima si trova una delle sponde dello stretto di Kerch, che rappresenta l’unico accesso al mare di Azov giungendo dal Mar Nero. Questa caratteristica fa dello stretto di Kerch uno snodo commerciale strategico. Ecco perché la Russia, dopo aver invaso la Crimea, l’ha annessa al suo territorio costruendo anche un ponte sul mare, per potenziare i collegamenti e rivendicare il possesso della regione. Per consolidare ulteriormente il dominio dell’area, la Russia ha tentato la conquista della città portuaria ucraina di Mariupol, con lo scopo di estromettere l’Ucraina dalle rotte commerciali del Mare  di Azov. Ma  il tentativo di invasione è fallito e così, pur di impedire alla nazione nemica di esportare e importare merci, la marina russa ha organizzato un’imponente blocco navale. Da allora il porto di  Mariupol è deserto.  Inutili i tentativi della guardia costiera ucraina di forzare il blocco, le imbarcazioni a sua disposizione sono delle semplici navi da pesca con un mitra montato a poppa. Niente a che vedere con i temibili cacciatorpedinieri russi, che sempre più numerosi solcano le acque del  mare di Azov.

La Russia ha giustificato l’elevata presenza delle navi da guerra con la “necessità di difendere il ponte” da eventuali minacce. Come lo  “sconfinamento delle tre motovedette ucraine nelle acque territoriali russe”. In realtà però, dal 2003, tra Ucraina e Russia vige un accordo che garantisce il “libero accesso” al  mare di Azov. Lo ha ribadito il Consiglio delle Nazioni Unite tenutosi recentemente a New York per cercare di risolvere la crisi diplomatica tra i due Paesi, alimentata anche dalla scelta del presidente dell’Ucraina Petro Poroschenko di introdurre le legge marziale. Tale decisione è apparsa  a gran parte dell’opinione pubblica locale come uno stratagemma per posticipare, o addirittura annullare, le elezioni nazionali previste per il 21 marzo 2019, che, secondo i sondaggi, vedrebbero  Poroschenko sconfitto.  La legge marziale entrerà in vigore domani per una durata di 30 giorni, fino al prossimo 27 dicembre. Poroschenko avrebbe voluto che il nuovo regime normativo durasse il doppio, 60 giorni, ma le forti proteste da parte della popolazione hanno costretto il presidente ucraino a fare un passo indietro.

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