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Attualità

Morta per denutrizione a 7 anni la bambina simbolo della guerra in Yemen

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Tempo di lettura: 2 minuti

Sono quasi due milioni i minori yemeniti che soffrono la fame. I loro genitori non hanno possibilità di comprare cibo e medicine.

di Vito Nicola Lacerenza

Si è spenta all’età di 7 anni la piccola Amal, dopo aver passato gli ultimi mesi della sua vita inerte su un sudicio letto di un campo profughi nello Yemen. L’amore di sua madre era l’unico sollievo per lei, che intorno a sé vedeva soltanto coetanei nella sua stessa situazione: ridotti pelle e ossa dalla fame e la dissenteria, stremati al punto da non avere la forza di alzare le braccia. Le mosche e le zanzare del campo li avrebbero ricoperti se i loro cari non li avessero scacciati. Un gesto quotidiano nello Yemen, dove la violenza, il colera, la carestia e la crisi economica seminano morte e paura. «Il mio cuore è spezzato- ha detto la madre di Amal- Mia figlia sorrideva sempre, ora temo per la vita degli altri miei figli.” Sono quasi due milioni i bambini yemeniti denutriti per carenza di cibo. Amal era una di questi e, dopo che la sua immagine è finita sul quotidiano americano The New York Times, è diventata il volto di una tragedia umanitaria rimasta nell’ombra dal 2015. Data in cui l’Arabia Saudita, nazione musulmana sunnita, ha dato inizio a una guerra anche economica per stroncare la rivolta degli Huthi, guerriglieri islamici sciiti che controllano il nord dello Yemen. Questi ultimi sono finanziati e sostenuti militarmente dall’Iran, Paese musulmano sciita e principale avversario dell’Arabia Saudita. Che, essendo il principale partner commerciale mediorientale di USA,  Francia e Regno Unito ha potuto condurre impunemente una repressione che calpesta i diritti umani.

La strategia consiste nel ridurre alla fame il nemico privandolo delle fonti di approvvigionamento. Nella provincia yemenita di Saada, dove viveva Amal, l’esercito dell’Arabia Saudita ha effettuato 18.000 raid aerei nell’arco di tre anni con l’intento di distruggere tutti i campi coltivabili e i pescherecci. Mentre dal cielo piovevano le bombe, le navi da guerra saudite hanno formato un blocco navale per azzerare le importazioni dello Yemen, tra cui figurano anche gli aiuti umanitari della comunità internazionale. Questi ultimi servivano a garantire la sopravvivenza di 8 milioni di yemeniti, ormai incapaci di acquistare cibo e medicine a causa dei  prezzi esorbitanti. Per questi disperati è divenuto impossibile persino raggiungere i campi profughi perché il prezzo del carburante è aumentato del 50% negli ultimi mesi. Intrappolati nel loro stesso Paese, decine di migliaia di yemeniti sono morti mentre, seppur con difficoltà, le nazioni occidentali cercano di giustificare il loro sostegno all’Arabia Saudita. Ma la tragedia di Amal ha scosso l’opinione pubblica internazionale che ha spinto i governi europei e gli USA a rivedere le proprie posizioni nei confronti dell’alleato arabo. Alcuni giorni fa gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno chiesto all’Arabia Saudita il cessate il fuoco. «Dobbiamo raggiungere un accordo di pace- ha detto il Segretario della Difesa americano Jim Mattis- non possiamo dire che ripeteremo tali atti in futuro».

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