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Diritti umani

Migranti sudafricani prigionieri in Libia pagano per non essere torturati

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Tempo di lettura: 2 minuti

Ogni giorno presi a sprangate con la richiesta di ulteriore denaro alle famiglie

di Vito Nicola Lacerenza

https://youtu.be/YjDjVxISk8A

Provengono  dall’Africa sub sahariana  le migliaia di migranti che quasi ogni giorno cercano di raggiungere l’Italia. Molti di loro riescono ad attraversare fortunosamente il Mediterraneo e sbarcare in un porto italiano, ma numerosi immigrati vengono trattenuti prigionieri dai trafficanti di uomini in Libia. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in Libia sono state recluse circa 53.000 persone negli ultimi anni. Ognuno di loro ha pagato dai 5.000 ai 10.000 euro per essere traghettato in Europa dai trafficanti di uomini. Costoro non sono dei semplici scafisti, ma schiavisti dei tempi moderni che vedono in quel mare di disperati, in fuga dalla guerra e dalla fame, una sorta di “bancomat” da cui prelevare quanto più denaro possibile, commettendo ogni genere di  crimine.

«Mi prendevano a sprangate, ridevano e filmavano- ha detto un migrante africano, torturato in Libia- Poi mandavano il video ai miei genitori per costringerli a inviare ingenti somme di denaro in cambio della mia incolumità. Ma non la smettevano mai. L’unico obiettivo  per i carcerieri senza scrupoli era sempre ottenere nuove somme di denaro e violentare le donne presenti. «Eravamo 90 donne, chiuse in una stanza completamente buia di un ex stabilimento industriale, situato a Tajoura, una zona periferica di Tripoli- ha raccontato Ammy, 33enne eritrea, ex prigioniera dei trafficanti- Abbiamo vissuto tre mesi nell’oscurità. Ci picchiavano e violentavano continuamente al buio. Vedevamo la luce solo una vota al giorno, quando il guardiano lasciava entrare in cella 10 piatti di pasta, uno per ogni 10 persone». Gli accordi bilaterali raggiunti tra l’Italia e la Libia hanno consentito a molti rifugiati sudafricani di ritornare nei loro Paesi d’origine, ma il fenomeno del traffico di esseri umani continua a proliferare a causa della frammentazione politica della Libia, dopo la scomparsa di Gheddafi. Il governo della zona con capitale Tripoli controlla solamente metà del territorio nazionale, mentre nell’altra si fronteggiano numerose bande armate spesso legate a gruppi terroristici. Una situazione che rende difficile eliminare il problema del traffico di esseri umani in maniera definitiva.

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