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Migliaia di donne americane in piazza contro Donald Trump

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Il presidente americano è finito nel mirino dell’elettorato femminile USA a causa della sua politica anti-migratoria, che penalizza sopratutto le donne e i bambini richiedenti asilo.

 

Sabato 19 gennaio, in molte città degli Stati Uniti, decine di migliaia di donne  sono scese in strada per protestare conto la politica migratoria restrittiva del presidente americano Donald Trump. A lui erano indirizzati i numerosi manifesti d’accusa che imbracciavano le dimostranti, acclamate dalla gran folla che gremiva la piazza newyorchese di Foley Square. Particolarmente applauditi i cartelli con la scritta a caratteri “Siamo dalla parte delle donne migranti”, che richiamava alla mente le numerose madri sudamericane che, l’anno scorso, si sono viste portare via i figli dalla polizia di frontiera statunitense, dopo aver varcato illegalmente il confine che divide il Messico dagli USA.

La separazione familiare sistematica, che è stata giudicata dalla comunità internazionale una grave violazione dei diritti umani, era per Trump una “strategia” necessaria per scoraggiare la partenza di altre famiglie di richiedenti asilo, con il timore di restare privi dei propri figli. In effetti, la crudele strategia ha funzionato, ma ha attirato sul Presidente Trump l’indignazione delle donne americane. Queste ultime, già nel 2018, si sono radunate nella piazza Foley Square di New York, formando una folla di mezzo milione di persone, chiedendo al Presidente americano di riconoscere più diritti alle donne ed “eleggere nel Congresso donne di varie etnie per fermare la politica razzista”. Nel 2019 la promessa è stata mantenuta. Oggi, siedono nel Congresso 113 donne; alcune hanno origini arabe, altre sono indiane native, altre ancora sono figlie di immigrati latinoamericani. Come Alexandria Ocasio-Cortez, figlia di un’immigrata portoricana ed eletta nella Camera dei Rappresentanti. Ora si attendono pari diritti tra uomini e donne.

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