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Mega supermarket di lusso iraniano chiude ai marchi italiani. Colpa di Trump

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Il tempio dello shopping iraniano stava per importare dall’Italia decine di milioni di euro di prodotti. Ma la guerra commerciale tra USA e Iran ha colpito anche l’export italiano.

di Vito Nicola Lacerenza

L’Iran era ormai considerata dai marchi del lusso italiani come un “nuovo far west” da conquistare, come una terra popolata da una sempre più numerosa classe media disposta a spendere oltre 10.000 euro all’anno per l’acquisto di prodotti Made in Italy. L’Iran Luxury Mall, uno dei centri commerciali più grandi del mondo,vero e proprio “tempio dello shopping costoso” costruito a Teheran, capitale dell’Iran, era pronto ad importare dall’Italia 30 milioni di beni di lusso, tra cosmetici, articoli di moda, prodotti di design per l’arredo. Ma la recente decisione del governo iraniano di sospendere le relazioni commerciali con l’occidente ha fatto svanire il  sogno di guadagni miliardari degli imprenditori italiani. Vittime senza colpa della guerra commerciale in corso tra Iran e USA, cominciata dopo che Trump ha stracciato l’accordo sul nucleare sottoscritto dai due Paesi insieme alle principali nazioni europee, Italia compresa. A causa delle tensioni internazionali, grandi brend della moda e del design italiano come Armani, Prada, Dolce e Gabbana, Versace, Roberto Cavalli,  Trussardi, Missoni, Etro e molti altri saranno i “grandi assenti” all’inaugurazione dell’Iran luxury mall prevista per settembre prossimo. Un momento di “lutto” per il Made in Italy che sperava di innalzare la sua bandiera in un Paese con un mercato interno di 80 milioni di abitanti, la cui metà ha meno di trent’anni e un reddito pro capite di circa 16.000 euro l’anno. Cifra di molto superiore a quella di altre nazioni emergenti come Cina, Brasile e India. A subire le conseguenze negative di tale situazione però non è solo l’industria manifatturiera italiana, ma anche lo stesso governo iraniano. Isolato come ai tempi della “rivoluzione Islamica” avvenuta trent’anni fa, quando si è instaurato il regime che tuttora governa il Paese.

L’emblema del fallimento della politica internazionale iraniana sembra essere proprio l’Iran luxury mall. Un gigantesco centro commerciale di due milioni di metri quadrati, distribuiti su quattro piani, con 500 mila spazi dedicati agli acquisti rimasti vuoti. La struttura avrebbe dovuto essere il luogo di incontro tra i cittadini iraniani e il mercato occidentale. All’interno dell’Iran luxury mall, costato al governo tre miliardi di euro, sono stati costruiti teatri, alberghi a 5 stelle, ristoranti ed altre aree di intrattenimento dedicate agli accaniti consumatori del posto, che  adesso dovranno accontentarsi di acquistare soltanto beni provenienti da aziende locali, frustando il desiderio di Made in Italy. Su Instagram, danarosi trentenni iraniani hanno creato una pagina chiamata “I ricchi di Teheran”. Una vetrina online in cui loro espongono foto di sé con indosso costosissimi abiti firmati italiani, a bordo di Ferrari, Maseratie altre auto di lusso. I “ricchi” continueranno a soddisfare i loro capricci recandosi direttamente in Via Condotti a Roma o in Piazza del Duomo a Milano. Ma per i loro coetanei dal potere d’acquisto più modesto, l’unica via d’ accesso al Made in Italy è lo shopping via Internet, tramite i siti Digikala (l’ “Amazon iraniano”) e a-Sam (la versione iraniana di eBay ). La disponibilità dei prodotti però è sempre più scarsa, favorita sopratutto dalla volontà del regime iraniano di chiudere il mercato interno alla concorrenza straniera.

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