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Marta, una degli altri eroi italiani nei tempi del virus – Marta, one of the other Italian heroes in the times of the virus
Marta, una degli altri eroi italiani nei tempi del virus
Non dobbiamo dimenticare i moltissimi altri eroi che rischiano la vita per assicurare servizi e cibi per tutti coloro chiusi in casa per limitare i loro movimenti e quindi fermare la diffusione del virus.
Nel periodo di pandemia ci sono moltissime persone che compiono i propri doveri senza voler essere riconosciute o premiate per il loro lavoro e impegno, ma non per questo dobbiamo tacere.
Senza dubbio la categoria in prima linea è quella delle équipe mediche che curano i malati del virus che affligge il mondo. Tragicamente, più di 7.000 medici e infermieri in Italia sono stati contagiati dal virus e molti di essi, compresi una sessantina di medici, hanno pagato il prezzo supremo per la loro dedizione alla propria professione.
Di questi, il caso più tragico è quello dell’infermiera Daniela Trezzi, non perché era stata contagiata, ma per il timore e la disperazione d’aver contagiato altri malati, colleghi e amici, si è tolta la vita. Il suo gesto è la risposta più triste e, allo stesso tempo, più eloquente alle voci vergognose che girano da troppo tempo all’estero riguardo i nostri medici e infermieri nella loro ora più dura e gloriosa.
Ma nel concentrarci su questi veri eroi, rischiamo anche di dimenticare i moltissimi altri eroi che rischiano la vita per assicurare servizi e cibi per tutti coloro chiusi in casa per limitare i loro movimenti e quindi fermare la diffusione del virus.
Come i medici, infermieri e farmacisti, questi impiegati, operai e altre categorie non si considerano eroi, pensano solo che compiono il lavoro necessario per aiutare i molti milioni chiusi in casa. Ora parleremo di una di loro che va a lavoro ogni giorno, anche con il timore di poter essere contagiata.
Marta è una dei moltissimi operai che si impegnano a fornire la frutta fresca necessaria per la vita di tutti.
Frutta
L’Emilia-Romagna è il maggior centro di frutta d’Europa e i suoi prodotti sono distribuiti e venduti non solo in Italia, ma anche in molti altri paesi, persino extra europei.
Marta viene dalla Calabria e vive nella regione da molti anni. Lei insieme a migliaia di altri operai nei centri che controllano, trattano, confezionano e spediscono la frutta che vediamo nei supermercati e mercati d’Italia.
Va a lavoro con il timore d’essere contagiata, anche se i responsabili hanno cambiato il metodo di lavoro con squadre fisse, limiti di distanza e le protezioni necessarie. Se uno della squadra si sente male tutta la squadra è mandata a casa per il periodo necessario per assicurare che nessuno sia stato contagiato.
Oltre a questo lavoro, Marta fa lavoretti in casa su commissione per gli altri, decorazioni, regalini e altri piccoli oggetti per parenti, amici e anche per colleghi, per occasioni importanti. Una sera ha visto un servizio televisivo ed ha deciso di produrre anche mascherine per alcune amiche al lavoro.
Il giorno seguente, dopo aver visto alcune operaie con le mascherine di Marta e dopo aver chiesto chi le aveva fatte, un responsabile le ha chiesto di fornirne altre 500 per tutti perché non sapevano quando le maschere ordinate sarebbero arrivate.
E allora Marta ha passato l’intero weekend a produrle. In questo modo anche lei ha dato il proprio contributo a tutti al lavoro. Comunque, la vita non è solo il lavoro e lei, come tutti in Italia chiusi in casa, ha dovuto fare cambiamenti alla propria vita e non solo per gli ovvi motivi.
La vita nuova nei tempi del virus
Naturalmente la prova più dura per Marta coinvolge la famiglia. Sei mesi fa è diventata nonna per la prima volta e fino a tre settimane fa vedeva regolarmente la figlia e il nipotino. Ovviamente scambiavano pranzi e cene e quando la figlia aveva un appuntamento e doveva andare a lavoro Marta badava con gioia al nipotino.
Questo non è più possibile perché figlia, nipotino e genero abitano in un altro quartiere e quindi con le nuove restrizioni nazionali di movimento non possono più visitarsi. Per fortuna ci sono i cellulari e ogni sera vengono utilizzati con video chiamate per vedere figlia e nipotino e per tenersi in contatto. Senza dubbio i sociologi studieranno come i nuovi mezzi di comunicazione hanno aiutato la popolazione a superare le difficoltà della separazione e l’isolamento in questo periodo.
Come molte famiglie, il marito di Marta è un libero professionista che lavora da casa ma ora le stesse restrizioni hanno ridotto il suo lavoro quasi a zero e quindi lui ora fa la spesa, entro i limiti stabiliti, e cucina quando Marta deve andare a lavorare.
Inoltre, c’è stato un altro cambio nella vita di casa. Per via del lavoro di lei, dall’inizio della pandemia suo marito dorme sul divano per calmare i timori di lei di contagiarlo, e per non rischiare di lasciare il figlio solo a casa ora che la scuola è chiusa.
Questi sono tutti effetti naturali di questo periodo, ma per i lettori all’estero che non conoscono la realtà attuale d’Italia, vogliamo anche dire che la paura non esiste solo per coloro come Marta che vanno a lavoro, esiste anche vicino a casa.
La paura e la vita
Malgrado la mancanza di contatti, le notizie si diffondono e non solo via televisione e sui social. I telefoni cellulari diffondono le notizie e così suo marito ha saputo che il marito della proprietaria dell’appartamento aveva preso il virus. Per fortuna ha superato la malattia ma per Marta il rischio era più vicino a casa.
Come sanno molti, gli appartamenti non sempre garantiscono la privacy e così per due sere Marta e suo marito hanno sentito l’inquilina di sopra tossire continuamente. Marta non nascondeva il suo timore, lo stesso timore che sente ogni volta che va a lavoro. Lei ha continuato a fare le sue cose ma i rumori da sopra non facevano altro che far crescere il suo disagio. E poi la svolta terribile.
Mentre il marito di Marta era nel bagno prima di dormire sul divano ha visto luci blu lampeggianti fermarsi davanti al palazzo. Ha aperto la finestra, ha visto che era un’ambulanza e ha chiamato Marta. Lei ha capito immediatamente che i sanitari erano venuti per l’inquilina di sopra. Nessuno dei due ha dormito quella notte.
E allora la paura nata dalle cronache non è più soltanto un’ipotesi ma una realtà forte. Ma le notizie vengono anche dalle campane delle chiese e mentre battiamo queste parole sulla tastiera sentiamo i tocchi lenti della campana e ci chiediamo se l’anima volata via sia stata una vittima del virus.
Comunque, la svolta terribile non ha impedito a Marta di andare a lavoro oppure al marito di uscire a fare la spesa per i prossimi giorni.
Questi sono alcuni degli aspetti di questo periodo che dobbiamo scrivere e documentare per il futuro. Non abbiamo un Manzoni o un Marquez per mettere la malattia al centro di un grande romanzo. Ci sono milioni come Marta che vanno a lavorare con il timore perché sanno che la vita deve continuare in ogni caso, anche con le restrizioni. Però, abbiamo un mezzo che può dare voce ai nostri eroi quotidiani.
Quindi noi del giornale vogliamo dare ai nostri lettori l’opportunità di farci sapere di altri eroi che aiutano i loro parenti, amici, vicini di casa, colleghi di lavoro e anche sconosciuti a vivere in questo periodo travagliato perché sono davvero eroi e devono essere riconosciuti.
Inviate le vostre storie a: gianni.pezzano@thedailycases.com
Marta, one of the other Italian heroes in the times of the virus
We risk forgetting the many other heroes who risk their lives to ensure services and food to all those who are locked down at home to limit their movements and therefore to stop the spread of the virus.
In a period of pandemic contagion there are many people who carry out their duties without wanting to be recognized or rewarded for their work and commitment but not for this we must remain silent.
Undoubtedly the category in the front line is that of the medical teams that look after those suffering the virus afflicting the world. Tragically, more than 7,000 doctors and nurses in Italy have been infected by the virus and many of them, including about sixty doctors, have paid the highest price for their dedication to their profession.
The most tragic of these cases is that of the nurse Daniela Trezzi, not because she had caught the virus but because, out of fear and desperation of having infected other patients, colleagues, relatives and friends, she took her own life. Her gesture is the saddest and at the same time the most eloquent answer to the shameful accusations that for far too long had been circulating overseas concerning our doctors and nurses in their hardest and most glorious hour.
But in concentrating on these true heroes we also risk forgetting the many other heroes who risk their lives to ensure services and food to all those who are locked down at home to limit their movements and therefore to stop the spread of the virus.
Like the doctors, nurses and pharmacists these workers, drivers and other categories do not consider themselves heroes, they think they are only carrying out the work necessary to help the many millions left at home. We will now talk about one of these millions who goes to work every day, even with the fear of being infected.
Marta is one of the many workers committed to supplying the fresh fruit needed in everybody’s lives.
Fruit
Italy’s Emilia-Romagna region is Europe’s biggest centre for fruit and its products are distributed and sold not only in Italy but also in many other countries, even outside of Europe.
Marta comes from Calabria and has lived in the region for many years. She and thousands of workers in the facilities check, treat, package and send the fruit we see in Italy’s supermarkets and markets.
She goes to the work with the fear of being infected, even if the managers and supervisors have changed the work methods with fixed teams and limits on distances and the protection necessary. If one member of the work team feels sick all the team is sent home for the period necessary to ensure that nobody else has been infected.
As well as this job, Marta works at home to make objects on commission for others, decorations, small gifts and other small items for relatives, friends and also for work colleagues for important occasions. One evening she saw a programme on TV and decided to also make masks to give to some friends at work.
The next day, after seeing some workers with Marta’s masks and asking who made them, a manager asked her to supply another 500 for everybody because they did not know when the masks already ordered would arrive.
And so she spent the whole weekend making them. In this way she too gave her contribution to everybody at the workplace. However, life is not only work and she, like everybody else in Italy shut in at home, had to make changes to her life and not only the most obvious changes.
The new life in the times of virus
Naturally the hardest test for Marta involves the family. Six months ago she became a grandmother for the first time and up to three weeks ago she regularly saw her daughter and grandson. Obviously they swapped lunches and dinners and when the daughter had an appointment or had to go to work Marta joyfully looked after the grandchild.
Now this is no longer possible because the daughter, grandson and son in law live in another suburb of the city and so with the new national restrictions on travel they can no longer visit each other. Luckily there are now mobile phones and every evening they are used with video calls to see the daughter and grandson and to keep in touch. No doubt sociologists in the future will study how new methods of communication have helped the population to overcome the hardship of separation and isolation during this period.
Like many families, Marta’s husband is a professional who works from home but now these same limits have reduced his work to almost zero and therefore he now does the shopping, within the established limits, and cooks when Marta must go to work.
Furthermore, there has been another change to life at home. Due to her work, since the start of the pandemic her husband has been sleeping on the lounge in order to calm her fears of spreading the virus to him. She also did not want to risk the son being left alone now that his school has been closed.
These are all the natural effects of this period but for the readers overseas who do not know the current reality in Italy, we also want to say that the fear of the virus does not exist only for those like Marta who go to work, it also exists much closer to home.
Fear and life
Despite the lack of contacts news still spreads and not only via television and the social media. Mobile phones spread news and so her husband found out that the landlady’s husband had caught the virus. Luckily he has overcome the disease but for Marta the risk was even closer.
As many know, privacy is not always guaranteed in apartments and so for two evenings Marta and her husband heard the upstairs tenant coughing continually. Marta could not hide her fear, the same fear she feels every time she goes to work. She continued to carry out her normal activities but the sounds from upstairs only increased her discomfort. And then, there was a terrible development.
While Marta’s husband was in the bathroom before going to sleep on the lounge he saw flashing blue lights stop in front of the apartment building. He opened the window, saw it was an ambulance and called Marta. She understood immediately that it had come for the sick tenant. Neither of the two slept that night.
And so the fear born from the news was no longer only a hypothesis but a solid reality.
But news also comes from the church bells and as we are writing these words on the keypad we can hear the slow toll of the bells and we can only wonder if the departed soul had fallen victim to the virus.
However, these developments do not stop Marta going to work or her husband from going out for the shopping for the next few days.
These are some of the aspects of this period that we must write and record for the future. We do not have a Manzoni or Marquez who will be able to write the disease into the heart of great novels. There are millions like Marta who go to work with fear because they know life must carry on in any case, even with the restrictions. However, we have a means that can give a voice to all our daily heroes.
Therefore, we in the newspaper want to give our readers the opportunity to let us know of other heroes who help their relatives, friends, neighbours, work colleagues and also people unknown to live during this troubled period because they are real heroes and must be recognized.
Send your stories to: gianni.pezzano@thedailycases.com