Diritti umani
Marò, ‘India non ha nessun diritto a giudicare La Torre e Girone’

Enrico Pianetta, già membro commissione Diritti Umani, ‘Il caso dei nostri due fucilieri di Marina è un compendio di diritti internazionali e umani violati , la cui gravità forse non è stata percepita dalla nostra pubblica opinione perché distratta dalle varie strumentalizzazioni che hanno accentuato solo alcuni aspetti della intera questione’.
Di Enrico Pianetta
Roma, 14 settembre – Il caso dei due fucilieri della San Marco , anche alla luce delle ultime rivelazioni sulla autopsia dei pescatori uccisi che dimostrano la innocenza di Girone e La Torre, fanno gridare le coscienze di fronte alla insipienza e forse malafede e cinismo politico del Governo Monti e di chi l’ha sostenuto in quella indegna decisione di “rispedire” i nostri due militari in India allorché si trovavano in Italia. Anche i successivi nostri Governi sono stati sempre deboli e addirittura pusillanimi su questo caso. Anche il Governo Renzi che ha chiesto l’arbitrato internazionale presso il Tribunale dei diritti del mare di Amburgo ; tardivamente di fronte ad un atteggiamento della giustizia indiana inconcludente, farraginoso e succube di pressioni politiche prima locali e poi nazionali. Tutto ciò di fronte ad una palese violazione del diritto internazionale ed anche di diritti umani che vengono sbandierati ai quattro venti quando si tratta di annunci e invece spesso sono disattesi in parte o totalmente quando si tratta di applicarli. Perché il punto è che una persona accusata per aver commesso un reato ha diritto di essere giudicata in tempi ragionevoli dal suo giudice naturale. È il caso dei due fucilieri di marina del San Marco. Non si tratta di affermare che siano colpevoli o innocenti anche se la loro innocenza è evidente. Si tratta di affermare con forza che siano giudicati dal loro giudice naturale. Qual’è il loro giudice ? Un collegio giudicante in territorio italiano e non da altri e men che meno in India. Semplicemente perché l’episodio di cui sono accusati è avvenuto quando la nave Enrica Lexie si trovava inconfutabilmente in acque internazionali ( come rilevato dalle apparecchiature) e poiché batteva bandiera italiana era dunque territorio italiano. Quindi giudice italiano : su questo punto il diritto marittimo internazionale è chiarissimo. Le Autorità politiche indiane erano e sono di avviso contrario per assecondare l’opinione pubblica locale, inizialmente quella dello Stato del Kerala e poi quella nazionale con il montare del caso. Il tira e molla indiano è stato inaccettabile e ha palesato la debolezza italiana sia politica che gestionale. A questo riguardo è semplicemente disdicevole e duole ricordare che per ottenere un nulla di fatto l’Italia ha sostenuto costi legali per oltre 5 milioni di euro! E i tempi sono ancora lunghi. Cosa si sarebbe dovuto fare da parte italiana ? Semplicemente quando i due fucilieri erano tornati in Italia in licenza , un Giudice italiano competente avrebbe dovuto avocare a se il diritto /dovere di giudicarli. Il Governo in carica di quel momento in ogni caso, in forza del diritto internazionale, aveva il sacrosanto dovere di non rimandarli in India. Anche perché cosi facendo, come ahimè ha fatto, ( l’unico a bene comportarsi è stato l’allora Ministro degli Affari Esteri Ambasciatore Terzi, insieme a qualche voce parlamentare) ha violato la nostra Costituzione che vieta qualsiasi estradizione verso paesi che applicano sentenze di pena di morte : i due Maro’, come ampiamente riportato anche da organi di stampa italiani e indiani , rischiano tale pena , se giudicati in India! È semplicemente orrendo che il Governo del paese che ha dato i natali a Cesare Beccaria si sia comportato in questo modo! Non sarà mai sufficiente deprecare e provare un senso di disgusto per il comportamento pusillanime e colpevole del Presidente Monti in violazione del fondamentale diritto alla vita solennemente sancito dalla nostra Costituzione. La cosa più assurda è che quel governo per giustificare l’improvvido trasferimento in India di La Torre e Girone abbia citato il proprio impegno a rimandarli in India sottoscritto con un documento, vuoto di significato per i predetti motivi costituzionali , che invece copriva forse indicibili interessi industriali per altro disattesi successivamente da parte indiana. Il Governo indiano da par sua ha violato, con il blocco della libertà di movimento del nostro Ambasciatore, l’immunità diplomatica che rappresenta un fondamentale pilastro dei rapporti internazionali senza che l”Italia strepitasse e facesse il diavolo a quattro in tutti i Fori internazionali! Il caso dei nostri due fucilieri di Marina è dunque un compendio di diritti internazionali e umani violati , la cui gravità forse non è stata percepita compiutamente dalla nostra pubblica opinione perché distratta dalle varie strumentalizzazioni che di volta in volta hanno accentuato solo alcuni aspetti della intera questione. E fa bene l’Ambasciatore ed ex Ministro degli Affari esteri ad invocare una Commissione d’inchiesta su questo caso che ha violato diritti e screditato l’Italia. Che fare ora ? Come spesso accade quando non c’è la determinazione di tagliare il nodo gordiano perché manca chiarezza e decisione e si cercano deboli e improduttivi compromessi, ci si trova invischiati in situazioni da cui è difficile uscire. Dunque non ci può essere ambiguità o reticenza da parte italiana ma l’assoluta difesa di diritti inconfutabili che devono essere espressi con forza e determinazione da parte dei nostri Rappresentanti e supportati da Governo a dalla pubblica opinione. L’India non ha nessun diritto e non deve mettere in atto misure giudiziarie contro Girone e La Torre e deve rimuovere le restrizioni alla loro libertà. La Torre e Girone devono essere liberi di ritornare e rimanere in Italia’. Deve essere questa una sola posizione e una sola voce italiana chiara e forte. Perché questa vicenda rappresenta una tragedia per i due fucilieri e per le loro famiglie ma anche per l’intero popolo italiano ed è ancora lontana da una corretta e legittima soluzione . Dio non voglia da un esito orrendo in punta di diritto e per la sensibilità delle coscienze.