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Maduro blinda i confini del Venezuela per impedire l’arrivo di aiuti umanitari

Il leader dell’opposizione Juan Guaidó ha promesso di distribuire tra i venezuelani cibo e medicine inviati dagli USA. Per il dittatore si tratta di un “tentativo di golpe”. Ma la popolazione è alla fame
Mercoledì, l’esercito venezuelano, comandato dal dittatore Nicolás Maduro, ha bloccato il ponte internazionale di “Tienditas”, che collega il Venezuela con la Colombia. I militari hanno posizionato di traverso due giganteschi container blu e un enorme rimorchio arancione. Inoltre, davanti a questi ostacoli, sono state innalzate tre barricate in modo da impedire che in Venezuela giungessero gli aiuti umanitari provenienti dalla Colombia, dove Stati Uniti e Canada hanno immagazzinato tonnellate di beni di prima necessità, come cibo e medicine. Per Nicolás Maduro, i due Paesi sono colpevoli di fornire sostegno economico e politico al leader dell’opposizione Juan Guaidó. In effetti, USA e Canada sono stati i primi Stati a riconoscere quest’ultimo presidente ad interim del Venezuela e ad aver costituito per lui un fondo di 73 milioni di dollari.
Guaidó ha promesso di utilizzare l’ingente somma di denaro per l’acquisto di cibo e medicine, articoli di cui il popolo venezuelano ha disperato bisogno. Ma Maduro sta cercando con ogni mezzo di sabotare il progetto di Guaidó perché, se il leader dell’opposizione dovesse riuscire nel suo intento, il regime rischierebbe di cadere nel giro di pochi giorni. Finora Nicolás Maduro, pur essendo da tempo impopolare tra i suoi connazionali, è riuscito ad assoggettarli per mezzo del controllo che il governo ha sulle importazioni di beni di prima necessità. Questi ultimi vengono gestiti direttamente dal regime venezuelano, il quale li fa recapitare gratuitamente ai suoi sostenitori in cambio del loro voto. L’aggravarsi della crisi economica, però, ha ridotto drasticamente i sussidi dello Stato ed ora Guaidó vorrebbe sostituirli con gli aiuti umanitari statunitensi. L’ iniziativa è stata equiparata da Maduro ad un “tentativo di golpe”.