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Diritti umani

L’uomo della folla. Una piccola preghiera quotidiana

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Nel grave momento di pandemia da Covid19 una riflessione sul senso della vita che diventa una preghiera rivolta alla parte più profonda del nostro essere: la nostra anima collegata con il Padre

di Annamaria Antoniazza

Essere religiosi non significa recitare frasi ripetute a memoria e neanche andare in chiesa. E’ la nostra anima il grande tempio della riflessione e del nostro rapporto personale con Dio. Pregare significa dire a Dio sono qui ora adesso: prendimi quando vuoi. E se decidi di lasciarmi sulla terra fai che la mia vita sia piena di una bellezza commossa e pungente, di una verità amara e dolcissima, di una personalità forte e al tempo stesso fragile.

Mantieni alto dentro di me il senso dello stupore, della Compagnia, non farmi stare in mezzo agli altri solo per perdere tempo o ammazzare la noia. Non farmi uccidere dall’assenza di studio, di lettura, di quel senso di dedizione alla cultura e alla conoscenza che sono i grandi motivi per continuare ad esistere. Fammi amare una persona sola e fai che possa volere veramente bene e donare me stessa a una piccola bolla di affetti con cui guardare la   vita insieme. Non disperdermi nella folla come l’uomo di Poe. Non farmi morire in frequentazioni sterili e inconcludenti. Fammi crescere finché vorrai per poi tornare tra le tue braccia.

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