Arte & Cultura
Lovegiver, il progetto per una legge sull’assistenza sessuale ai disabili
Tra le discriminazioni peggiori c’è la convinzione che non provino emozioni ‘sessuali’. Lovegiver ha già raccolto 5mila firme per regolamentare anche in Italia la figura dell’assistente sessuale già legale in Olanda, Germania e Danimarca, Svezia e Svizzera.
Roma 31 agosto – Si chiama ‘Lovegiver’ il progetto che prevede una nuova figura professionale a supporto della disabilità nel nostro Paese. Ha già raccolto più di 5mila firme in pochi mesi e ha come obiettivo la legalizzazione dell’assistente sessuale per disabili fisici o psichici, professione già regolamentata in Olanda, Svizzera, Svezia, Danimarca e Germania. “Il sesso, che piaccia o meno, è un’energia insopprimibile nell’essere umano” – spiega Debora De Angelis, testimonial di Lovegiver – “ Laddove i primi impulsi si risvegliano, quasi ogni essere umano riesce in un qualche modo a provvedere autonomamente e per un certo tempo alla gestione di questa energia. Masturbazione. Ovvero si impara da soli a capire come funziona il proprio corpo, quali fantasie lo eccitano, come liberare un’energia che se trattenuta all’interno senza essere in un qualche modo sfogata o fatta circolare, provoca una pressione insopportabile”. Kaori Kawai in ‘Sex Volunteer’ sostiene che, oltre a mangiare e dormire, l’appagamento sessuale è uno dei tre bisogni fondamentali dell’uomo, senza differenze fra abili e disabili. Dunque siamo tutti, disabili compresi, creature empatiche bisognose di quello che altri esseri umani ci trasmettono, che siano coccole, carezze o piuttosto violenza e freddezza: quello che riceviamo in bene o in male ha ripercussioni nel nostro sviluppo psicofisico. Il disabile però vive un handicap anche sessuale a causa del suo handicap primario “un corpo non in linea con la bellezza comune,” – spiega Debora- “ per com’è intesa nella nostra società adesso, rende più difficoltose le interazioni fisiche e una non completa padronanza del corpo rende più rare e difficoltose le interazioni sessuali”. Questo è il motivo che ha spinto paesi meno discriminanti dell’Italia a creare un vero profilo professionale di supporto ad una necessità vitale alla pari col bisogno di mangiare, bere e dormire. Il team che si occupa di promuovere un futuro disegno di legge è coordinato da Max Ulivieri, web designer affetto da distrofia muscolare, che ha fatto della lotta alla discriminazione verso i disabili lo scopo della sua vita. “L’assistenza sessuale a persone con disabilità è praticata – precisa Max – da operatori volontari che hanno seguito dei corsi in ambito medico, sessuologico, etico e psicologico e che hanno sviluppato una grande sensibilità verso gli altri e un’apertura nei confronti della sessualità. Una terapia vera e propria rivolta al benessere psicofisico di persone che, per un motivo o per l’altro, si trovano a non essere autonome nell’espressione dei propri bisogni di tipo sessuale e, in senso lato, erotico-affettivi. Persone che possono riscoprire il proprio corpo come fonte di piacere e non solo di sofferenza e di disagi quotidiani, attraverso il contatto, le carezze, il massaggio, gli abbracci, i giochi erotici o anche semplicemente la presenza, l’affetto e l’umanità”. “La sessualità – continua Max Ulivieri – “non è un optional, ma una necessità vitale. L’assistenza tradizionale mira a soddisfare tutte le esigenze della persona disabile, tranne questa: esiste la fisioterapia, il sostegno psicologico, la cura della persona, ma l’aspetto sessuale è dimenticato o semplicemente omesso. L’assistenza sessuale è una scelta. E in un Paese democratico si deve poter scegliere”.
Per ora la raccolta firme è servita a tastare il terreno e le numerose adesioni, soprattutto provenienti da persone ‘sane’, ha convinto il gruppo di lavoro di Lovegiver ad andare avanti ufficializzando il progetto con l’istituzione di un comitato e conseguente raccolta firme da consegnare alle istituzioni.