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Politica

L’Italia sempre più terra di Startup innovative: oltre quota 5000 a 3 anni dal varo decreto crescita 2.0

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Il Ministro Guidi illustra la Relazione al Parlamento

italia_startupRoma 16 dicembre 2015 – Superano quota 5.000 le startup innovative  iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese.  Un trend in continua crescita: 30 sono state fondate nel 2009, 173 nel 2010, 309 nel 2011, 513 nel 2012, 981 nel 2013, 1.537 nel 2014 e 1.501 nel 2015. Le Regioni dove si registra la maggiore presenza sono, rispettivamente, Lombardia (1.090), Emilia Romagna (575), Lazio (495), Veneto (377) e Piemonte (350). Le Province più dinamiche sono Milano (731),  Roma (425), Torino (262), Napoli (161) e Bologna (152), con una distribuzione territoriale omogenea tra le quattro macro-aree Nord-Ovest (30,4%), Nord-Est (25%), Centro (21,7%) e Sud (22,9%). I dati sono aggiornati al 14 dicembre 2015. Sul piano occupazionale, le 1.710 startup con dipendenti impiegavano a fine giugno 4.891 addetti (in aumento di 967 unità rispetto a fine marzo, +24,6%), mentre a fine settembre erano 18.677 i soci nelle 4.582 startup innovative con almeno un socio (in aumento di 1.816 unità rispetto a fine giugno, +10,8%). Analizzando il periodo settembre 2014-giugno 2015, il numero delle persone complessivamente coinvolte nelle startup innovative ha registrato un incremento del 64%, passando da poco più di 13 mila unità a quasi 22 mila unità (4.891 dipendenti, cui si sommano 16.861 soci rilevati al 30 giugno 2015). Questi numeri presentati oggi al Ministero dello Sviluppo Economico trasmettono la dimensione di un fenomeno in piena fase di espansione. E che sembra aver piantato radici profonde nel panorama produttivo nazionale. Una valutazione che riecheggia a più riprese nelle pagine della Relazione sullo stato di attuazione e l’impatto della normativa a sostegno delle startup e delle PMI innovative che, in ottemperanza a un’espressa previsione del Decreto Crescita 2.0, il Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha trasmesso al Parlamento. Esempio calzante di questo trend è dato dal tasso di presenza di under 35 nelle compagini sociali delle startup innovative, che risulta essere quadruplo rispetto a quello rilevabile nell’universo delle società di capitali. Il documento è stato al centro della presentazione odierna che ha riunito una platea qualificata di stakeholder dell’imprenditorialità innovativa che hanno fatto un primo rendiconto dell’impatto del Decreto Crescita 2.0 a tre anni esatti dalla conversione in legge. L’idea che sottende alla Relazione e alla stessa policy sulle startup è infatti che le politiche pubbliche debbano essere fondate sulla previsione e sulla valutazione dell’impatto, pratica molto invalsa in molti Paesi di cultura anglosassone ma ancora rara nella nostra cultura legislativa. In particolare, lo “Startup Act” italiano rappresenta uno dei primi esempi reali di politica pubblica che, sposando questo approccio, ha istituito un Comitato tecnico di Monitoraggio e Valutazione e un sistema di rendicontazione pubblica d’impatto. Proprio sugli sviluppi futuri del sistema nazionale delle startup si è concentrata la tavola rotonda moderata da Riccardo Luna (Digital Champion) che, successivamente, all’illustrazione delle evidenze empiriche della policy curata da Stefano Firpo (DG per la Politica Industriale, la Competitività e le PMI del MiSE), ha coinvolto Salvatore Mizzi (AD Invitalia Ventures), Marco Gay (VP Digital Magics e Pres. Giovani di Confindustria), Alberto Baban (Pres. Piccola Industria Confindustria) e Roberto Monducci (Capo Dipartimento per i Conti Nazionali Istat).

Il sito http://startup.registroimprese.it permette a chiunque di accedere gratuitamente a informazioni aggiornate su base settimanale.

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