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Tecnologia

L’espansione del metaverso

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Il metaverso metterà al centro non più la persona, ma il suo avatar, che sarà probabilmente un’evoluzione degli attuali profili social

di Alexander Virgili

Non solo la pubblicità quotidiana attraverso i mass media destinata al pubblico, anche numerosi altri elementi confermano che siamo in presenza della prima grossa espansione del metaverso.  Cosa sia non è ancora ben chiaro a tutti, per alcuni è il nuovo nome di Facebook, per altri è il nome della nuova multinazionale di Zuckerberg che raggruppa Oculus, WhatsApp, Messenger, Instagram e Facebook.

Per altri ancora è un mondo virtuale parallelo come quello di Second Life (creato nel 2003) ma molto più ricco e complesso, che usa realtà virtuale e realtà aumentata.   Altri lo usano come nome delle innovative caratteristiche della comunicazione immersiva che si sta già sperimentando e che attirerà capitali ed investimenti verso altre frontiere.   Il metaverso, che deriva il nome dal romanzo di fantascienza del 1992 “Snow Crash”, di Neal Stephenson, descrive, fin da quelle origini letterarie, un nuovo universo (meta -che significa oltre- e universo, quindi meta-verso) i cui limiti sono solo tecnologici.  Un “oltre l’universo” (reale, fisico) alimentato dall’elettricità nel quale si potrà interagire con altri, giocare, investire, acquistare, ecc. come si fosse in una vita reale, con una propria moneta virtuale costituita da criptovalute.

In questo mondo virtuale, ogni persona pur rimanendo dentro la propria casa potrà viaggiare, incontrare persone, vedere spettacoli, acquistare prodotti virtuali e fare business.   Il metaverso metterà al centro non più la persona, ma il suo avatar, che sarà probabilmente un’evoluzione degli attuali profili social.

Che si sia passati da scenari più o meno fantastici e letterari ad una impegnativa sfida reale lo dimostra la discesa in campo della già citata Facebook nel 2021, della Meta Platforms Inc. che nel 2021 ha assunto migliaia di persone in Europa per creare il metaverso, poi di Apple nel 2022 e, non ultimo, il rapporto sul metaverso preparato per il Congresso degli SUA pochi mesi orsono.   A pochi sfuggirà la vasta ricaduta tecnologica, militare, sociale, culturale, economica della sfida.  Le varie ipotesi, proposte ed orientamenti stanno oramai convergendo verso un insieme di caratteristiche condivise. In particolare il metaverso si delinea per queste caratteristiche:

  • Si tratta di spazi tridimensionali dove gli utenti si muovono liberamente utilizzando degli avatar; qui si può giocare, creare, lavorare e anche concludere accordi commerciali.
  • Il metaverso non è di proprietà delle aziende, ma si tratta di una struttura tecnica condivisa.
  • Gli spazi virtuali possono essere creati dagli utenti stessi che li mettono a disposizione di altri utenti.
  • Per rendere possibile il collegamento tra lo spazio reale e quello digitale si usano la realtà aumentata e tecnologie di realtà ibride.
  • Si possono utilizzare valute virtuali e reali.
  • Alla base degli spazi virtuali ci sono degli standard tecnici compatibili, protocolli, l’interoperabilità, la proprietà digitale, la tecnologia blockchain e legislazioni che ne regolano l’uso.

Gli analisti affermano che il metaverso si sviluppa e si espanderà su tre pilastri tecnologici: la realtà estesa, le nuove tecnologie di trasmissione senza cavo (dal 5G in poi), la tecnologia blockchain (definita come un registro digitale le cui voci sono raggruppate in “blocchi” concatenati in ordine cronologico, e la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia).

Nel rapporto al Congresso degli SUA si ipotizza che l’espansione del metaverso richiederà una efficienza computazionale di circa 1000 volte superiore rispetto a quella odierne, con capacità di trasmissione veloce e di reazione nell’invio e ricezione dei dati pure nettamente superiori alle attuali.  Per sua natura questo mondo virtuale richiede una interoperabilità molto ampia se non totale, ovvero la capacità di offrire un’esperienza virtuale coinvolgente e persistente senza soluzione di continuità su più piattaforme in rete o spazi virtuali interconnessi. L’interoperabilità consentirebbe agli utenti di spostarsi tra spazi virtuali e accedere a piattaforme e servizi diversi utilizzando gli stessi dispositivi e risorse digitali (ad es. identità digitale, valuta e oggetti).  Ciò però richiede standard e protocolli tecnici comuni per consentire l’interoperabilità e la portabilità dei dati e contenuto tra piattaforme e servizi. Per tale motivo alcuni esperti ritengono che l’adozione di massa e il successo del metaverso richiederanno che sia costruito su standard aperti e protocolli accettati a livello globale. Questo approccio potrebbe potenzialmente portare a un’esperienza utente unificata in un sistema metaverso interconnesso.

Alcuni gruppi di tecnici stanno lavorando a progetti per gli standard e l’interoperabilità del metaverso aperto. Secondo altre formulazioni, il metaverso sarà una specie di social in 3D, una sorta di mondo parallelo, parte della rivoluzione del Web 3.0.

Forse l’elemento più seduttivo sarà l’esperienza “utente immersiva” che dipende da una serie di tecnologie di interfaccia uomo-computer, note con il termine generico di realtà estesa (XR), ovvero una estensione della realtà percepita dagli utenti. Con questa espressione ci si riferisce a qualsiasi tecnologia in grado di alterare la realtà aggiungendo elementi digitali all’ambiente dell’utente.

Alcuni esperti paragonano l’adozione precoce dei dispositivi indossabili XR all’introduzione di personal computer e smartphone, affermando che le tecnologie XR potranno costituire la prossima grande piattaforma informatica, fornendo punti di ingresso e mezzi per sperimentare il metaverso.  La realtà estesa include tecnologie su uno spettro di dispositivi che proiettano una sovrapposizione digitale su oggetti fisici (realtà aumentata, AR); dispositivi che consentono agli utenti di interagire con oggetti virtuali visualizzati nell’ambiente del mondo reale (realtà mista, MR); a dispositivi che funzionano solo con un ambiente virtuale generato dal computer (realtà virtuale, VR).  AR e MR possono utilizzare la tecnologia di proiezione olografica per eseguire il rendering di immagini 3D e sovrapporle alla visione del mondo fisico da parte dell’utente.

Per ottenere ciò saranno fondamentali gli interfaccia cervello-computer (BCI), una tecnologia basata sulla ricerca all’intersezione tra neuroscienze e informatica, che mira a sostituire i tradizionali schermi e dispositivi di input su computer e dispositivi mobili con connessioni dirette al cervello dell’utente, rilevando e trasmettendo l’attività elettrica interna del cervello tramite sensori impiantabili o catturando l’attività elettroencefalografica (EEG) sul cuoio capelluto attraverso dispositivi indossabili non invasivi. Con l’interfaccia BCI, l’interazione di un utente con un dispositivo informatico non dipende dai nervi e dai muscoli periferici dell’utente, poiché è un dispositivo che cattura i segnali neurali di un utente e traduce l’intento mentale dell’utente direttamente in azione. Ad esempio, l’utente potrebbe controllare e spostare un drone semplicemente pensando ai comandi direzionali.

Questa tecnologia BCI può fornire una migliore interfaccia utente cognitiva nel metaverso rispetto ai dispositivi AR/MR/VR esistenti, consentendo agli utenti di controllare avatar digitali, oggetti e interazioni con segnali cerebrali. Ad esempio un elemento centrale di BCI è un algoritmo che converte elettrofisiologico in segnali di comando. Queste caratteristiche hanno già allarmato alcuni poiché tali sensori raccolgono e registrano moltissimi dati personali biometrici e fisiologici e tali masse di dati potrebbero essere utilizzati dai gestori in modo identificativo non appropriato.

Circa la velocità di trasmissione, il 6G rappresenta la prossima generazione di tecnologie di comunicazione wireless progettate per seguire e migliorare le reti dati 5G. Il 6G è nella fase iniziale di ricerca e sviluppo, istituzioni negli Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Paesi dell’Unione Europea hanno lanciato iniziative di ricerca sul 6G. Vari fornitori di telecomunicazioni, produttori di apparecchiature e consorzi industriali stanno sviluppando tecnologie 6G e si prevede che esso raggiunga una velocità di download di un terabit al secondo (1 Tbps; 1 Tb è pari a 1.000 Gb), cioè circa 10-100 volte più veloce del 5G; con una latenza nell’intervallo di 10-100 microsecondi (1 microsecondo è pari a 1/1000 millisecondo), da 50 a 1.000 volte inferiore rispetto al 5G e affidabilità di rete del 99,999%, rispetto al 99,9% del 5G.  Il futuro comincia ad essere tra noi.

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