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Le Spose Dimenticate – The Forgotten Brides

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Tempo di lettura: 6 minuti
di emigrazione e di matrimoni

Le Spose Dimenticate

Di tanto in tanto la televisione in Italia trasmette il film “Bello onesto emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” (A girl in Australia) del 1971 con Alberto Sordi e Claudia Cardinale, che tratta la storia di un emigrato che trova la sposa tramite una rivista in Italia. Il film potrebbe anche far ridere, ma chi conosce davvero casi del genere sa che le risate sono come minimo molte amare e la realtà era spesso molto più crudele di quella mostrata nel film. 

Questo è un tema che dobbiamo considerare in modo serio e per poterlo fare dobbiamo capire che le circostanze di questi rapporti non erano sempre facili come il film potrebbe fare pensare e, peggio ancora, non raramente queste circostanze non hanno avuto fini lieti come nel film, tantomeno quello di essere fonti di risate forzate e/o banali. 

E per capire il perché dobbiamo fare qualche considerazione seria e mirata sulla realtà dell’emigrazione del passato. Inoltre, in questo articolo non tratto quelle coppie che si sono conosciute tramite giornali e rivista nei paesi di residenza, ma specificamente chi ha fatto ricorso alla famiglia/amici, oppure a giornali/riviste, in Italia. 

Dobbiamo partire dal fatto essenziale che fino ad almeno gli anni ’60 la grande maggioranza dei nostri emigrati era di origine rurale e moltissimi di loro, tranne quelli che avevano combattuto in guerra, prima di emigrare non avevano esperienze fuori dai paesi di nascita e parlavano in dialetto non in italiano. Inoltre, in questi ambienti valeva sempre il detto “donne e buoi dei paesi tuoi”, per cui molto spesso sposarsi con paesane o almeno corregionali era come minimo difficilissimo all’estero. 

Per questi motivi facevano ricorso alle madri/famiglie, oppure a giornali e riviste, come nel caso del film, per trovare la moglie. 

Non ho dubbi che per molti in Italia oggi sembrerebbe impossibile pensare che nel passato molte coppie si sono sposate senza nemmeno essersi mai parlati o conosciuti di persona prima del matrimonio. Ma era proprio così, anzi, dico di più, molti mariti e mogli si sono conosciuti solo dopo il matrimonio, e non in Italia ma all’estero. 

Questo era il mondo dei matrimoni per procura. 

Le famiglie in Italia organizzavano tutto con l’emigrato che doveva solo fornire la procura che permetteva a un parente, spesso il fratello, a rappresentarlo alle nozze in Italia. Dopo di questo la moglie legale poteva fare il visto per emigrare a suo turno nel nuovo paese del marito per iniziare la vita nuova tanto sperata. L’ultimo caso del genere che ho conosciuto era negli anni ’90 ad Adelaide in Australia, ma sento voci che queste cose accadono ancora, anche se in casi rari ormai. 

Oggigiorno ci sono moltissime famiglie in ogni paese con comunità italiane che hanno avuto grandissimo successo, ma posso anche dire che c’erano mogli, come il caso del film citato sopra, dove la moglie fuggiva da circostanze tristi se non tragiche in Italia, particolarmente a causa delle guerre. 

Anche nei casi più felici è quasi impossibile immaginare i timori delle nuove mogli nel trovarsi nel paese nuovo per iniziare una vita con uomini sconosciuti. Erano lontane dalle famiglie che potevano aiutarle nel caso inevitabile di problemi, come anche si trovavano sole alla nascita degli eventuali figli. Senza dimenticare poi che, come c’erano mogli che nascondevano segreti, c’erano anche mariti che facevano altrettanto. 

Queste sono facce dell’emigrazione che di solito non consideriamo quando pensiamo solo a quei pochi che hanno avuto grande successo economico, come abbiamo il vizio di fare nel trattare gli italiani all’estero. 

Queste coppie hanno dovuto superare barriere che altre coppie non dovevano affrontare perché si conoscevano già prima di sposarsi e/o avevano famiglie vicine che potevano aiutarli a superare gli inevitabili problemi che tutte le coppie affrontano, senza eccezioni. 

Le spose dimenticate compongono un capitolo particolare della Storia dell’Emigrazione Italiana e non devono assolutamente essere dimenticate come un dettaglio ormai superato del passato. Questo sarebbe uno sbaglio perché non si impara dalla Storia guardando solo i casi positivi, ma anche dagli sbagli perché fin troppo spesso sono proprio le storie negative che ci insegnano le lezioni più importanti. 

Allora riconosciamo il ruolo importante di queste donne che hanno affrontato viaggi difficili per iniziare vite nuove in circostanze che molti di noi non riescono ad immaginare. Anche loro meritano d’essere ricordate perché nel formare le loro famiglie hanno dato un contributo fondamentale alla crescita delle nostre comunità in giro per il mondo. 

Invitiamo i nostri lettori con storie ed esperienze dei matrimoni per procura ad inviarle all’indirizzo email: gianni.pezzano@thedailycase.com  

 

The Forgotten Brides

di emigrazione e di matrimoni

From time to time Italian television shows the 1971 film “Bello onesto emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” (literally”Handsome honest emigrant in Australia would marry a chaste countrywoman”, English title “A girl in Australia”,) with Alberto Sordi and Claudia Cardinale which is the story of a migrant who finds a wife through a magazine in Italy. The film may make people laugh but those who know such cases also know that the laughter is at least very bitter and the reality is often crueller than that shown in the film.

This is an issue we must consider in a serious way and in order to do so we must understand that the circumstances of these relationships were not always simple as the film could make people think and, worse still, not infrequently these circumstances did not have happy endings like the film, much less were the source of forced and/or banal laughter.

And to understand why we must make a few serious and focussed considerations on the reality of migration of the past. Furthermore, in this article I will not deal with those couples who met through newspapers and magazines in the countries of residence but specifically those who turned to the family/friends or newspapers/magazines in Italy.

We must begin from the essential fact that until at least the 1960s the great majority of our migrants were of rural origin and before migrating many of them, except those who had fought in war, had no experiences outside their birthplaces and they spoke dialect, not Italian. In addition, in these areas the saying “donne e buoi dei paesi tuoi” (women and cows from your towns) always applied, so very often marrying women from their towns or at least the same region overseas was at the very least difficult.

For these reasons they turned to the mothers/families or newspapers and magazines, as in the case of the film, to find their wives.

I have no doubt that for many in Italy today it would seem impossible to think that in the past many couples married without even having spoken or met in person before marriage. But it was just like that, indeed, I will say more, many husbands and wives met only after marriage and not in Italy but overseas.

 This was the world of marriage by proxy.

The families in Italy arranged everything with the migrant who only had to provide a proxy that allowed a relative, often the brother, to represent him at the wedding in Italy. After this the legal wife could apply for a visa to migrate in her turn to the husband’s new country to start the much hoped for new life. The last such case that I know about was in the ‘90s in Adelaide in Australia but I hear rumours that these things still happen, even if they are rare now.

Today there are many families in every country with Italian communities who have been very successful but I can also say that there were wives, as in the case of the film above, in which the wife was running away from sad if not tragic circumstances, especially caused by wars.

Even in the happiest cases it is almost impossible to imagine the fears of the new wives who found themselves in a new country to start a life with unknown m en. They were far away from their families who could have helped them in the inevitable problems, just like they were alone at the births of the children. Without forgetting that just as there were wives who hid secrets there were also husbands who did the same thing.

These are faces of migration that we usually do not consider when we think only about the few cases that had great economic success, as we have the bad habit of doing when dealing with Italians overseas.

These couples had to overcome barriers that other couples did not encounter because they knew each other before marrying and/or they had families close by who could have helped them overcome the inevitable problems that all couples face, without exception.

The forgotten brides make up a particular chapter of the History of Italian Migration and they must absolutely not be forgotten as a detail of the past that has now been overcome. This would be a mistake because we do not learn from history by looking only at positive cases but also by mistakes because all too often negative stories are precisely what teach us the most important lessons.

So let us recognize the major role of these women who dealt with difficult journeys to start new lives in circumstances that many of us cannot imagine. They too deserve to be recognized because in forming their families they gave a fundamental contribution to the growth of our communities around the world.

We invite our readers with stories and experiences of marriages by proxy to send them to: gianni.pezzano@thedailycase.com  

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