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Le macchine del fango – The mudslinging machines

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Tempo di lettura: 11 minuti

di emigrazione e di matrimoni

Le macchine del fango

Ci sono giorni che non riesci a pensare a un soggetto per il prossimo articolo e poi ci sono giorni che il soggetto si presenta da solo e capisci che non puoi non parlarne.

Qualche giorno prima delle recenti elezioni in Gran Bretagna una notizia da quel paese e poi una notizia dello stesso giorno dagli Stati Uniti, hanno messo in risalto un aspetto della politica moderna in tutto il mondo che dobbiamo considerare seriamente ora che molti si fidano più spesso di fonti sui social per le notizie.

Questa tendenza nuova ha già avuto effetti destabilizzanti e se non stiamo attenti rischiamo di trovarci sempre più spesso in battaglie politiche basate su impressioni date non da fonti vere delle notizie, ma da disseminatori di zizzania online che cercano non solo di smentire notizie vere ma persino di screditare un aspetto fondamentale della Democrazia moderna, la Stampa libera.

Però, a creare questi problemi non è la stampa stessa, ma sempre più spesso sono strutture telematiche, a volte aperte ma molto più spesso nascoste, legate a forze politiche che non presentano programmi politici veri, bensì cercano con ogni mezzo possibile di smentire o deridere il messaggio dei loro oppositori.

Londra e Washington

Qualche giorno prima di andare alle urne il Primo Ministro Britannico Boris Johnson ha avuto un’intervista televisiva straordinaria con la BBC. Nel corso dell’intervista il Primo Ministro ha più volte rifiutato di guardare una foto presentata dal giornalista di un ragazzo giovane in ospedale, non in una barella o un letto, ma per terra su giacconi in attesa del suo turno in pronto soccorso. Il giornalista voleva fare domande sullo stato del sistema sanitario nazionale sotto i governi conservatori negli ultimi anni, ma il rifiuto di Johnson di guardare la foto, che puntualmente è uscita poco dopo online, ha vanificato ogni domanda dal giornalista.

Entro poche ore la macchina mediatica del Primo Ministro è andata in azione per cercare di screditare la foto con commenti di presunti “utenti normali” che quella foto fosse montata ad arte per screditare il sistema sanitario britannico e, di conseguenza, il Primo Ministro.

Come dimostra la foto in testa all’articolo, nello spazio di pochi minuti più persone hanno dato il loro contributo, ma quel che rende la situazione davvero surreale è che tutti e tre gli utenti nella foto hanno scritto esattamente lo stesso messaggio. Ci vuole poco per capire che sia stata una mossa orchestrata, anche se molto maldestramente, per screditare il giornalista, ma nello stesso giorno una notizia dagli Stati Uniti ha dato ulteriore prova dell’estensione di questo fenomeno.

Lo stesso giorno, l’Ispettore Generale della FBI negli Stati Uniti ha reso pubblico il suo rapporto in risposta alle accuse da parte della campagna dell’allora candidato repubblicano, ora Presidente, Donald Trump, di sospetti pregiudizi politici da parte di agenti dell’agenzia verso la campagna e che abbiano creato sospetti “falsi” di rapporti tra la campagna elettorale trumpiana con Wikileaks e i servizi segreti russi. La conclusione del rapporto era che i presupposti per aprire le indagini che ne sono seguite erano valide.

Anche in questo caso, nello spazio di pochissime ore presunti “utenti normali” hanno cercato di smentire il rapporto mettendo online citazioni dal rapporto fuori contesto, per screditarne la conclusione sull’assenza di prove di pregiudizi politici verso Donald Trump.

Questi post spesso avevano le stesse citazioni, ovviamente preparate da qualcuno che aveva accesso diretto in anticipo al rapporto. Ogni tentativo di chiedere all’utente di spiegare la differenza tra quel che avevano messo online e la conclusione dell’Ispettore Generale ha prodotto solo silenzio o commenti generici.

Per chi segue la politica internazionale queste tattiche non sono una sorpresa bensì una conferma di quel che è ovvio da anni a chiunque legga attentamente gli scambi online su qualsiasi controversia politica; la manipolazione dei “fatti” per mettere in dubbio notizie nella stampa internazionale e anche la derisione dei concorrenti politici per cercare di renderli ridicoli agli occhi degli elettori indecisi.

2016

La campagna presidenziale americana del 2016 è stata segnata prima da molte controversie del genere, e poi dalle accuse delle interferenze dei servizi segreti russi tramite i social. Infatti, questi sforzi sono stati segnalati all’epoca dagli alleati degli americani e poi sono stati confermati a loro turno da tutte le agenzie dei servizi di sicurezza americani, senza eccezioni.

L’unico ufficio americano che nega queste interferenze è la Casa Bianca. Da tre anni ormai questa differenza di opinione è la causa di non poco attrito tra lo Studio Ovale ed i Capi di queste agenzie.

Ora le azioni coordinate delle macchine del fango delle forze politiche, stanno svolgendo un ruolo sempre più intensivo nel dibattito politico quotidiano in giro per il mondo.

Il successo delle interferenze russe in quella campagna presidenziale ha dato vigore a coloro che avevano già capito il potenziale dei social nello sviare dibattiti online con notizie false, le cosiddette “fake news”, oppure con foto e servizi online manipolati per prendere in giro concorrenti con una tattica che fa leva su un aspetto normale dell’essere umano.

Pregiudizi

A partire dalla campagna del 2016 la tattica non è stata di attirare voti direttamente su un candidato, ma di screditare e rendere ridicoli i concorrenti politici. E il gioco è stato facile perché hanno puntato sui pregiudizi degli utenti che ogni giorno vanno online per aver le loro notizie.

I programmatori di queste campagne diffamatorie sapevano che dovevano solo mettere online un’immagine del bersaglio di turno con una citazione falsa o immagine manipolata per metterlo in cattiva luce. Di conseguenza, gli utenti che vedevano i loro pregiudizi “confermati” da questi messaggi e “memes” non hanno esitato a diffondere ancora di più le falsità che nello spazio di pochi minuti sono diventate virali. Malgrado il fatto che la stragrande maggioranza di questi messaggi siano stati smentiti come falsi, molti utenti oggi rifiutano di riconoscere lo sfruttamento dei loro pregiudizi dalle macchine del fango.

La Bestia e gli altri

Ora vediamo queste tattiche utilizzate sempre di più dalle forze politiche anche in Italia. Due partiti, anzi un partito, la Lega e un movimento che non si riconosce come “politico”, il Movimento 5 Stelle, fanno uso massiccio di queste tattiche da tempo ormai.

Infatti, “La Bestia”, il soprannome della macchina mediatica che agisce a favore della Lega, e Rousseau, come si chiama il sistema del movimento fondato dall’ormai ex comico satirico Beppe Grillo, sono fonti di controversie e anche di molte ironie in Italia, ma non per questo dobbiamo sottovalutare il ruolo di queste e le altre macchine del genere in Italia e altri paesi.

La manipolazione e smentita delle notizie vere, a partire da quelle grandi agenzie di stampa e i giornali più importanti del mondo, stanno contribuendo all’indebolimento della fiducia del pubblico verso quel che leggono, e questo può solo far male alle diverse forme della Democrazia dove la Stampa ha un ruolo fondamentale nel dibattito politico di ogni paese democratico.

Risposta

Con questo non intendiamo dire che la Stampa non abbia commesso errori. Sarebbe sciocco e mendace dirlo, ma un conto è sbagliare a interpretare notizie oppure sottovalutare l’importanza di certe notizie, ma fornire notizie intenzionalmente false e spesso diffamatorie verso personaggi è l’antitesi di quel che la Stampa vera rappresenta.

Infatti, la Stampa libera nel mondo ha leggi e deontologia per controllare il comportamento dei giornalisti e i direttori, ma non esiste ancora nessun controllo dei moltissimi siti misteriosi che appaiano sempre più spesso online e per questo sono ancora più pericolosi.

Da tempo Facebook, Twitter , ecc., sono criticati giustamente dalle autorità legali di molti paesi per la mancanza di controllo di questi siti. Ma solo questo non basterà.

Questo problema non sarà mai risolto del tutto se gli utenti dei siti non cominciano a capire cha anche loro hanno un ruolo fondamentale nel non accettare notizie come “vere” semplicemente perché confermano i loro pregiudizi.

Se vogliamo davvero vedere una politica meno “sporca” ciascuno di noi deve capire che le macchine del fango giocano su di noi, e che dobbiamo essere noi a cominciare e leggere le notizie con un occhio sempre più critico e acuto, perché se non lo facciamo rischiamo di trovarci davvero nel mondo descritto da George Orwell nel suo libro terrificante “1984”, in una dittatura che controlla la gente con le notizie false.

La Stampa libera ha un ruolo essenziale in questo senso, ma i giornalisti seri non possono fare niente se i lettori non sanno fare la differenza tra le notizie serie e quelle fornite dalle macchine del fango delle forze politiche. Spetta a tutti noi che leggiamo le notizie prenderne atto e agire di conseguenza.

 

di emigrazione e di matrimoni

The mudslinging machines

There are days you cannot think about a subject for the next article and then there are days that the subject shows up on its own and you understand you must talk about it.

A few days before the recent elections in the United Kingdom a news item from that country and then another on the same day from the United States highlighted an aspect of modern politics around the world that  we must seriously consider now that many people trust more and more often sources on the social media for the news.

This new trend has already had destabilizing effects and if we are not careful we risk finding ourselves more and more often in political battles based on impressions not from real sources of news but from online sowers of discord who try not only to deny real news but even to discredit a fundamental aspect of modern Democracy, the Free Press.

However, creating these problems is not the Press itself but increasingly often computer based structures, sometimes openly but increasingly often occultly, which are tied to political forces that do not present true political agendas but rather try by every means possible to deny or to mock the message of their opponents.

London and Washington

A few days before the elections British Prime Minister Boris Johnson gave an extraordinary interview on the BBC. A number of times during the interview the Prime Minister refused to look at a photo that the journalist presented of a young boy in hospital, not on a stretcher or a bed but on the ground on jackets as he waited his turn in the emergency ward. The journalist wanted to ask questions on the state of the national health system under the conservative governments in recent years but Johnson’s refusal to look at the photo, which then quickly went online, frustrated every question by the journalist.

Within a few hours the Prime Minister’s social media machine went into action to try and discredit the photo with comments by presumably “normal users” that the photo was made up in order to discredit the British health system and subsequently the Prime Minister.

As the photo at the head of the article shows, in the space of a few minutes a number of people gave their contribution on this issue but what makes the situation truly unreal is that all three users wrote exactly the same message. It takes little to understand that this was an orchestrated tactic to discredit the journalist but news from the United State gave further proof of the spread of this phenomenon.

That same day the FBI’s Inspector General released his report in reply to the accusations from the campaign of then candidate and now President Donald Trump of political prejudice by some of the agency’s agents and that they created “false” accusations of connections between the Trump campaign and Wikileaks and the Russian secret services. The report’s conclusion was that the conditions for opening the investigations that followed were valid.

In this case too, in the space of a few hours presumed “normal users” tried to deny the report by putting online out of context quotations from the report to discredit its conclusions that there was no proof of political prejudice towards Donald Trump.

These posts often used the same quotations, obviously prepared by someone who had direct access in advance to the report. Every attempt by anyone to ask the user to explain the difference between what they put online and the Inspector general’s conclusion produced only silence or generic comments.

These tactics were not a surprise for those who follow international politics, rather, they were a confirmation of what has been obvious for years to anyone who carefully reads the exchanges online on any political controversy, the manipulation of the “facts” to put in doubt news from the world’s press and also to deride the political opponents to try and make them look ridiculous in the eyes of the undecided voters.

2016

The 2016 American Presidential campaign was marked firstly by many controversies of this type and then by accusations on interference from Russia’s secret services through the social media. In fact, these efforts were reported at the time by America’s allies and then confirmed in turn by all of America’s security agencies, without exception.

The onyx American office that denies this interference is the White House. For the last three years this difference of opinion has been the cause of no small friction between the Oval Office and the heads of these agencies.

Now the coordinated actions of the mudslinging machines of the political forces are carrying out an ever increasing role in daily political discussion around the world.

The success of the Russian interference in that presidential campaign gave vigour to those who had already understood the potential of the social media for misleading online debates with “fake news” or with manipulated photos and services online to lampoon opponents with a tactic that relies on a normal aspect of human beings.

Prejudices

Starting in 2016 the tactic was not to attract votes directly to a candidate but to discredit political opponents and to make them look ridiculous. And the game was easy because they could focus on the prejudice of the users who go online every day to get the news.

The programmers of these defamatory campaigns knew that they only had to put online an image of the target of the day with a false quotation or a manipulated image to put them in a bad light. Subsequently, the users who saw their prejudices “confirmed” by these messages and memes did not hesitate to spread these falsehoods even more and in the space of a few minutes they became viral. Despite the fact that the vast majority of these messages have been proven false many users today refuse to recognize the exploitation of their prejudices by the mudslinging machines.

 “The Beast” and the others

Today we see these tactics being used increasingly often by political forces in Italy as well. Two political parties, or rather, a party La Lega, and a movement that does not recognize itself as “political”, the Movimento 5 Stelle (5 Star Movement) have been making heavy use of these tactics for some time.

In fact, La Bestia (The Beast), the nickname given to the social media machine that acts in favour of La Lega and Rousseau, as the system of the Movement created by former satirical comedian Beppe Grillo is known, have been the source of controversy and also much sarcasm in Italy but not for this reason we must underestimate the role of these and the other machines of this kind in Italy and other countries.

The manipulations and discrediting of real news, starting with the major press agencies and the world’s most important newspapers, are contributing to weakening the public’s trust towards what they read and this could cause harm to the different forms of Democracy in which the Press has a fundamental role in political debate in every democratic country.

Response

By this we do not mean to say that the Press has not made mistakes. It would be foolish and mendacious to say this but is it one matter to make a mistake in interpreting news or to underestimate the importance of certain news but totally another supplying intentionally false and often defamatory news about people which is the antithesis of what the true Press represents.

In fact, the Free Press around the world has laws and codes of behaviour for controlling the behaviour of the journalists and editors but there is still no control of the very many mysterious sites that appear more and more often online and for this reason they are even more dangerous.

For some time now Facebook, Twitter etc. have been rightly criticized by the legal authorities of many countries for their lack on control of these sites. But this alone will not be enough.

This problem will never be resolved fully if the users of the sites do not start to understand that they too have an essential role in not accepting news as “true” simply because they confirm their prejudices.

If we truly want politics to be less “dirty” each one of us must understand that the mudslinging machines are playing with us and we must be the ones to start reading the news with an increasingly acute and critical eye because if we do not do this we truly risk finding ourselves in the world described by George Orwell in his terrifying book “1984”, in a dictatorship that controls the people with fake news.

The Free Press has an essential role in this regard but serious journalists can do nothing if the readers cannot tell the difference between serious news and the news supplied by the mudslinging machines of the political forces. It is up to all of us who read the news to take note and to act accordingly.

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