Arte & Cultura
L’arte è ovunque: nei siti archeologici e finanche nei più moderni locali
Oramai l’arte imperversa ovunque: è presente nei siti archeologici, perfettamente conservati da secoli ma, altresì, nei locali più trendy di Roma e non solo… Tra coloratissimi murales, antichi azulejos e pietanze realizzate con fiori
di Giordana Fauci
Agli innumerevoli problemi con cui il mondo è costretto a fare i conti – in primis le guerre, pur senza dimenticare il Covid e altre pandemie non ancora debellate –, ognuno reagisce cogliendo il meglio della vita, che è – e non potrebbe non essere – rappresentato dall’arte.
Perché “l’arte è l’unica cosa seria al mondo…”, come sosteneva giustamente Oscar Wilde.
Non a caso “quando i mali della vita abbattono e schiacciano l’anima, l’arte interviene a ricordare che ne abbiamo una…”, come affermava Picasso.
É indubbiamente questo il motivo per cui oggi, ancor più che in passato, si sta verificando una metamorfosi dell’arte, presente ovunque: nelle forme e nei modi più disparati.
…Un’arte che appare ben diversa da quella di un tempo: non più relegata all’interno di siti archeologici, in musei e storiche gallerie d’arte.
…Un’arte che non riguarda più il solo mondo dell’architettura, della scultura e della pittura, a non dimenticare, quello altrettanto meraviglioso della musica.
Perché si tratta di un’arte espressa in luoghi che un tempo erano impensabili: più innovativi e tecnologici ma, in ogni caso, straordinari e preziosi quanto i loro antesignani.
Un’arte che, quindi, imperversa ovunque e che è certamente in grado di saper cogliere chiunque. Perché è espressa in coloratissimi murales, che adornano intere città così riqualificandole e spesso presente finanche in ricette e pietanze realizzate da valenti chef ma, invero, artisti-chef.
Perché, come affermava giustamente il noto pittore e writer contemporaneo statunitense Jean Michel Basquiat, “Nessuno ha bisogno di un critico per capire cos’è l’arte…”.
Perché l’arte è ovunque e, in primis, nella natura, che è – e non potrebbe non continuare a restare per sempre – la Prima-Artista, coi suoi meravigliosi paesaggi, colori, sapori, odori e profumi.
Perciò se da un lato è indubbio che per ammirare le opere di artisti del calibro di Caravaggio o Leonardo non si potrà fare a meno di continuare a recarsi in musei, gallerie d’arte o, magari, in Chiese; dall’altro è ancor più vero che oggi è sufficiente passeggiare in città per godere della presenza di ineguagliabili bellezze.
I murales che adornano la Capitale ne sono un esempio: da San Basilio al Pigneto, da San Lorenzo a Trastevere, pur senza dimenticare quelli dell’Ostiense, del Quadraro e di Rebibbia.
E Roma non è l’unica città, visto che altre, quali Milano e Berlino, sono prese d’assalto dai writers che, con le loro opere, hanno permesso la riqualificazione di interi quartieri, oltre ad evidenziare problematiche sociali di notevole interesse.
Ne è un esempio il murales che si trova a San Lorenzo, all’esterno dell’Università La Sapienza di Roma, in cui sono rappresentate molte donne che si tengono per mano, con impresso sugli abiti il loro nome: tutte donne rimaste vittime di femminicidi!
Né sono da meno i murales che abbelliscono alcuni locali della Capitale, presso cui ci si reca sì per gustare piatti per l’appunto “artistici” ma, al tempo stesso, per apprezzare opere d’arte e così ampliare la propria cultura, non più unicamente relegata ai libri di scuola.
Chi di noi, ad esempio, ricorda il bellissimo dipinto di John William Waterhouse, realizzato nel 1903, in cui è illustrata la storia di Eco e Narciso, ovvero l’episodio raccontato dal poeta latino Publio Ovidio Nasone ne “Le Metamorfosi” molti secoli or sono? Probabilmente non molti! E pure si tratta di una storia che, sebbene molto antica, è fin troppo attuale, visto che racconta di Narciso, l’uomo innamoratosi di sé stesso al punto da perdere la vita dopo essere rimasto catturato dalle acque in cui aveva veduto riflesso il suo bel volto, essendosi sporto troppo senza più avvertire il pericolo. Un uomo, quindi, totalmente perso nella sua stessa bellezza, come – purtroppo! – accade ancor oggi ai più moderni narcisi.
Una storia che è, quindi, doveroso ricordare e che, non a caso, è ben raccontata nei due murales dedicati proprio ad Eco e a Narciso e che attirano non pochi curiosi presso il locale Heco di Trastevere, ad ennesima dimostrazione che l’arte oramai imperversa ovunque, finanche nei locali più trendy, tra piatti e cibi tipici dell’antica Roma.
E chi di noi non ha visitato il Colosseo: l’anfiteatro più grande al mondo e, ad onore del vero, uno dei siti archeologici più visitati e meglio conservati. Senza dubbio, non vi è romano che, trovatosi a passare nei pressi del Colosseo, non abbia potuto fare a meno di fermarsi per scattare una foto, dedicando doverosa contemplazione ad un’opera sì grandiosa! Sicuramente è accaduto a tutti: col bel tempo e con la pioggia; all’alba e al tramonto.
E non è, in effetti, un caso che, oltre all’organizzazione di molteplici, differenti visite, finanche serali e notturne, i veri amanti dell’arte hanno fatto sorgere le loro location in prossimità del bell’Anfiteatro: le Terrazze al Colosseo, ad esempio, ne garantiscono una veduta mozzafiato e, ad onore del vero, unica, dall’alto e per intero, finanche in piena notte, a conferma che l’arte primeggia su tutto, tanto più laddove accompagnata da buon cibo, vino e pietanze realizzate con artistica maestria.
L’arte, quindi, imperversando ovunque, è – e non potrebbe non essere – presente finanche in pietanze o in oggetti legati ad altre culture e Paesi e che oggi è possibile ammirare all’interno di locali storici della Capitale, quali i preziosi azulejos che si trovano ai Tre Pupazzi; oppure gli specchi deformanti di Primo, locale-giardino in cui l’arte la fa da padrone con le sue pietanze ornate da fiori, come pure Blume, che proprio fiore vuol dire in tedesco.
…Opere d’arte ed artisti ben consci di quel che, già nel secolo scorso, sottolineava il noto pittore e scultore francese Edgar Degas: “L’arte non è ciò che vedi ma ciò che fai vedere agli altri…”.
