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La Turchia si prepara a invadere la Siria. Aumenta il rischio di uno scontro militare con gli USA

Il governo turco, preoccupato dai successi militari dei “terroristi” e “separatisti” in territorio siriano, è pronto ad una massiccia offensiva.
di Vito Nicola Lacerenza
Recentemente, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha annunciato una “imminente operazione militare” in Siria, il cui vero obiettivo è di “ripulire” il nord-est del Paese da “terroristi e separatisti”, ovvero dai curdi. Si tratta di un numeroso gruppo etnico che vive in un’area territoriale che travalica il confine tra Turchia e Siria, poiché comprende la parte meridionale del territorio turco e la zona settentrionale di quello siriano. Da secoli i curdi tentano con ogni mezzo di dare vita ad un proprio Stato indipendente nel sud della Turchia, ma il governo turco ha sempre stroncato ogni tentativo separatista, sia promuovendo campagne militari che dichiarando illegale il partito curdo PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). Ma il protrarsi del conflitto in Siria ha reso tale strategia insufficiente, perché i “curdi sirianiper combattere e bloccare l’esercito dell’ISIS,che minacciava l’intero medio oriente, hanno costituito una milizia armata, nota come YPG, un piccolo esercito.
I miliziani dell’YPG si sono rivelati i più accaniti avversari del sedicente Stato Islamico, il che è valso loro il supporto militare e logistico degli Stati Uniti. Attualmente i curdi dell’YPG sono affiancati da 2.000 soldati americani e controllano le città siriane di Al-Rai, Al-Bab e Jarabulus, vere e proprie roccaforti affacciate sul confine turco che potrebbero incoraggiare i “curdi turchi” a insorgere nuovamente per realizzare l’agognato Stato del Kurdistan, un’eventualità che il presidente Erdogan vuole assolutamente scongiurare,anche se fosse necessario occupare militarmente le città siriane confinanti. D’altronde già in passato Erdogan ha fatto invadere città della Siria. Nel 2016, col pretesto di sostenere il dittatore siriano Bashar al-Assad nella guerra contro l’ISIS, l’esercito turco ha occupato per otto mesi il nord-ovest del territorio siriano per “ripulirlo” dai miliziani dell’YPG. Questi ultimi agli inizi del 2018 erano attestati nella città siriana di Afrin, divenuta una postazione strategica sul confine turco. Ma Erdogan l’ha fatta espugnare con una seconda offensiva e vorrebbe proseguire tali operazioni lungo tutta la frontiera.
Ma gli Stati Uniti non intendono permettere alla Turchia, sua alleata NATO, di sbaragliare i miliziani curdi, che in Siria hanno condotto importanti operazioni militari per conto dell’esercito americano. Quest’ultimo, per evitare eventuali scontri tra i soldati turchi e i combattenti dell’YPG, ha costruito diversi punti di osservazione per seguire gli spostamenti delle forze in campo. Sebbene Erdogan abbia assicurato di non avere come obbiettivo i soldati USA, il rischio di uno scontro con loro è alto. Ad aggiungere altra tensione è stato anche il presidente siriano Bashar al-Assad, il quale, irritato dall’iniziativa militare di Erdogan, ha minacciato di far “abbattere ogni jet turco presente nello spazio aereo siriano”.