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Attualità

La Svezia, il Corano e le informazioni distorte

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Tempo di lettura: 4 minuti

I fatti accaduti in Svezia sarebbero abbastanza semplici e chiari se non fossero stati in alcuni casi oggetto di manipolazione giornalistica con titoli fuorvianti rispetto la realtà degli accadimenti

di Alexander Virgili

A leggere molte delle notizie di questi giorni, si trae quasi l’impressione che la Svezia, dopo la decisione della sua Corte Suprema, abbia intenzione di mettere al rogo le copie del Corano.  Molti notiziari, non solo europei, ma anche di altri Paesi del mondo, hanno sostanzialmente diffuso la notizia che in Svezia “è consentito bruciare il Corano”, suscitando le tipiche reazioni emotive e le usuali minacce per “offesa alla religione islamica”. Questo sembra in effetti uno dei frequenti casi di distorsione, se non di manipolazione, dell’informazione. Non è chiaro se essa sia voluta oppure casuale, per l’approssimazione di numerosi operatori dell’informazione. I fatti accaduti in Svezia sarebbero abbastanza semplici e chiari: persone di un movimento politico svedese di estrema destra avevano organizzato, per protesta, il rogo di una copia del Corano davanti all’ambasciata irachena a Stoccolma, la polizia svedese è preventivamente intervenuta vietando la protesta e il rogo e fermando alcune persone, così come aveva precedentemente vietato analogo gesto dell’estremista di destra danese Paludan.

Una manifestazione simile era già stata tentata davanti all’ambasciata turca di Stoccolma, qualche mese or sono. La Corte Suprema svedese, coinvolta sulla opportunità o meno di vietare la manifestazione per motivi di sicurezza, ha però ritenuto che il divieto preventivo di manifestare e bruciare un libro, quale protesta politica, sia stato eccessivo, essendo appunto una protesta politica mirata, ritenendo che tale divieto sarebbe stato limitativo del diritto di espressione manifestazione politica.  Non vi è quindi stata alcuna decisione specifica relativa al Corano o ad un altro specifico testo, sacro o meno, bensì una valutazione dell’atto in sé in un contesto di protesta politica, sia pure volutamente molto provocatoria.   Ciò che emerge è la lettura molto distorta, se non manipolativa, che è stata data dell’evento, lasciando intendere che la Corte Suprema svedese abbia specificamente autorizzato di bruciare il Corano, o che in Svezia si sia addirittura incentivata tale forma di protesta.    “Svezia, la Corte Suprema autorizza il rogo del Corano”, “In Svezia bruciare il Corano non è reato”, questi una parte dei titoli sul tema, con molti altri analoghi, sostanzialmente incentrati su “bruciare il Corano non è reato” o “bruciare testi sacri non è reato”.

Premesso che, in generale, bruciare dei libri non è un gesto di sensibilità e rispetto ma offensivo e di censura che andrebbe evitato, e bruciare un testo sacro può certo risultare offensivo per i praticanti di quella fede, è pure vero che la religione non era l’obiettivo della protesta. Nel caso svedese, come sembra di capire, la protesta non sarebbe stata contro la religione islamica in generale, ma contro alcuni Stati repressivi che strumentalizzano la religione, infatti le proteste sarebbero state davanti due ambasciate, non davanti ad una moschea. In effetti va anche ricordato che in diversi Paesi, nel corso dei secoli, sono stati bruciati libri per motivazioni politiche o religiose.  Ciò è accaduto sin dall’epoca dell’antica Roma ad esempio con la distruzione della biblioteca di Alessandria per iniziative prima di Teodosio (contro i testi pagani) poi per ordine del Califfo Omar (sempre per motivazioni religiose, rispetto al testo coranico). I Mongoli distrussero la biblioteca di Bagdad nel XIII secolo, Savonarola e Martin Lutero si fecero promotori di roghi di libri; i predicatori anabattisti di Munster bruciarono tutti i libri che non fossero la Bibbia; oltreoceano erano stati distrutti i documenti scritti delle civiltà Maya e Azteca; Giordano Bruno fu bruciato in contemporanea ai suoi libri e, saltando ad altra epoca, il regime nazista più volte organizzò roghi di libri, i famigerati Bücherverbrennungen. Con tale atto Goebbels intendeva, come affermò in un suo discorso: “eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato”. L’elenco è purtroppo lungo e sembra che i libri vantino molti nemici in ogni epoca e luogo. Tanto che, secondo un aneddoto, Sigmund Freud venendo a conoscenza che suoi libri erano stati bruciati, sembra abbia esclamato, con una punta di ironia: «Come è avanzato il mondo: nel Medioevo avrebbero bruciato me!».

Se l’estrema destra svedese, o alcuni suoi esponenti, siano collusi con i movimenti estremisti islamici che incitano allo scontro con il mondo occidentale, oppure con altri gruppi che abbiano finalità politiche ed internazionali diverse, non si sa, ma è chiaro che gli effetti di quanto accaduto non possono essere trascurati.  In vari Paesi islamici – Turchia in prima linea -non si è mancato di cogliere l’occasione per aizzare le folle, usando strumentalmente la religione ed il Corano.   Il tema è quindi meritevole di riflessione, sia per gli aspetti della distorsione dell’informazione, riportata poco correttamente e tale da prestarsi a lettura sbagliata, che per quanto riguarda la tutela dei diritti fondamentali.  Da quest’ultimo punto di vista l’impressione è che la Suprema Corte svedese abbia semplicemente affermato che il diritto alla protesta politica va in qualche modo garantito e comunque non possa essere cancellato solo in riferimento ad alcuni contenuti o libri, sebbene sacri per una parte della popolazione. Posizione che non appare estremista ed “incendiaria” come invece si potrebbe immaginare dalla lettura di alcune informazioni.  Invece dal punto di vista della distorsione dell’informazione, risulta chiaro che essa abbia prodotto effetti simili sia in Europa che nei Paesi a maggioranza islamica, cioè alimentare o creare dissidio e ostilità popolare, e mediatica, tra le comunità religiose e culturali.

I mass media di alcuni Paesi islamici, hanno subito profittato per creare e alimentare pressione, minacciando rappresaglie economico-commerciali contro la Svezia.   La Turchia ha immediatamente ribadito la propria netta opposizione all’ingresso nella NATO della Svezia, con ciò dimostrando ancora una volta l’evidente uso strumentale politico del Corano e della religione islamica. Come nel caso del conflitto tra Russia e Ucraina le informazioni sono divenute strumenti di contrapposizione, di distorsione e di manipolazione, tanto che oramai non è semplice comprendere quali siano la reale situazione sul campo, le prospettive di soluzione e gli interessi prevalenti in gioco ai vari livelli.  Senza voler condividere appieno la posizione estrema, attribuita a John Swinton, capo redattore del New York Times, che in occasione di un discorso al Twilight Club di New York City, il 12 aprile del 1883, affermò che “è solo ridicolo ipotizzare che esista una stampa indipendente”, è pure vero che la facilità e frequenza con la quale le informazioni oggi sono manipolate risulta allarmante.   Si percepisce spesso che periodiche campagne di stampa, esplicitamente pro o contro qualcosa o qualcuno, siano sempre più frequenti. L’enorme mole di informazioni veicolata da internet e dai social network si gestisce con difficoltà e offre chiavi e possibilità di intervento quasi illimitate.  Ciò diviene un ulteriore problema di per sé, indipendentemente dai contenuti, per il ruolo che la comunicazione ha sempre avuto e potrà avere nel far funzionare le società.  Per la possibilità, o spesso meglio dire l’impossibilità, di controllo dei flussi di informazione con le relative conseguenze in tema di conflitti tra popolazioni e di diritti umani.  Il punto di equilibrio tra le varie esigenze non è facile da trovare.  Probabilmente per tale motivo Umberto Eco, accanito lettore di libri, affermava: “Anche una guerra santa è una guerra. Per questo forse non dovrebbero esserci guerre sante.”

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