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Ambiente & Turismo

La riscoperta delle vie Romee e Francigena              

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Negli ultimi anni stanno ricevendo crescente interesse le vie Romee, in particolare la cosiddetta via Francigena o Francisca, che sono parte di un fascio di percorsi, (appunto detti vie Romee) che dall’Europa occidentale e settentrionale, in particolare dalla Francia, conducevano nel Sud Europa fino a Roma e proseguivano verso la Puglia

 di Alexander Virgili

Nel periodo estivo si moltiplicano le persone interessate a realizzare percorsi storici immersi nella natura o collegati a pellegrinaggi.  Negli ultimi anni stanno ricevendo crescente interesse le vie Romee, in particolare la cosiddetta via Francigena o Francisca, che sono parte di un fascio di percorsi, (appunto detti vie Romee) che dall’Europa occidentale e settentrionale, in particolare dalla Francia, conducevano nel Sud Europa fino a Roma e proseguivano verso la Puglia, dove vi erano i porti d’imbarco per la Terrasanta, meta di pellegrini e di crociati.   Diversamente da quanto spesso si immagina, la via Romea o Francigena non era quindi propriamente una unica via, quanto piuttosto un fascio di vie, un percorso attraverso un sistema viario con diverse alternative, nel corso del tempo sono poi prevalsi e si sono consolidati alcuni dei percorsi. Secondo una ricostruzione prevalente, il percorso più noto si originò nel VI secolo circa per una necessità strategica delle popolazioni longobarde che avevano bisogno di collegare la loro città principale, Pavia, con i ducati centro-meridionali di Spoleto e di Benevento, quasi circondati da territori bizantini. L’esigenza di avere un percorso sufficientemente sicuro portò alla scelta di un itinerario sino ad allora considerato minore, che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa, e dopo la Valle del Magra si allontanava dalla costa in direzione di Lucca.   Dalla fine del VIII secolo, dopo la discesa in Italia di Carlo Magno a seguito della chiamata di Papa Adriano I e l’annessione dell’Italia Settentrionale al Regno dei Franchi, il percorso iniziò ad essere conosciuto come Via Francigena, ovvero “strada originata dalla Francia”, e in una prima fase la sua destinazione finale fu Roma, sede del papato.

La prima testimonianza scritta relativa al percorso risale ad una pergamena del 876 (Actum Clusio) conservata nell’Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata e che si riferisce ad un tratto di strada nell’agro di Chiusi, in provincia di Siena.  La prima descrizione scritta del percorso fu la relazione che Sigerico, arcivescovo di Canterbury dal 990 al 994, fece del suo viaggio di ritorno da Roma, In questo suo breve documento, Sigerico annota i nomi delle chiese di Roma che ha visitato e descrive le 79 tappe del suo itinerario verso Canterbury, descrivendo in modo preciso i punti di sosta (mansiones). La prima attestazione della via Francigena a sud di Roma risale invece al 1024, con il Privilegium Baiulorum Imperialium rinvenuto a Troia di Puglia, sulla via Appia Traiana. Tuttavia, una parte di tale percorso risultava essere già in uso nei secoli precedenti presso i devoti longobardi diretti al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano; tale primitivo itinerario è definito Via Sacra Langobardorum. Sono oggi oltre tremila i chilometri della via Francigena da Canterbury a Roma e Santa Maria di Leuca. Un filo rosso che unisce l’Europa dei popoli e delle culture, toccando 5 stati, 16 regioni e più di 600 comuni. La via attraversa il Kent, nel Regno-Unito; le regioni Haute-de-France, Grand Est e Bourgogne-Franche-Comté, in Francia; i Cantoni Vaud e Vallese, in Svizzera; e le Regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata e Puglia, in Italia. Infine, a Roma lo Stato del Vaticano.

L’importanza di questi percorsi appare oggi secondaria, ma è interessante ricordare che Siena dovette proprio alla sua posizione sulla via Francigena lo sviluppo urbanistico e demografico, nonché finanziario, che visse nel Basso Medioevo e che ne alimentò il successivo sviluppo. Siena a lungo parve continuare ad essere un centro di natura prevalentemente militare, come ormai da secoli era considerata sia per tradizione che per le sue caratteristiche geografiche, ma il transito ed i commerci svolsero un ruolo determinante. Il percorso francigeno entro le mura di Siena è sicuramente suggestivo e ricco di storia ed arte: si entra da Porta Camollia, che guarda verso Firenze. Lungo la successiva via Camollia era una Magione Templare, presso la Chiesa di S. Pietro.  Lungo alcune altre strade, costeggiate da palazzi di antiche famiglie, tra le quali Bandinelli, Tolomei, Bichi-Ruspoli, Salimbeni, Chigi e dalla sede storica del Monte dei Paschi. Toccando alcuni dei punti della città più ricchi di storia, si lascia Siena dalla Porta Romana, orientata a Sud, appunto verso Roma. Atmosfere e riferimenti storici ben diversi per alcune tappe in Campania del percorso francigeno, lungo la valle telesina, dove le presenze romane e longobarde prevalgono.   La varietà naturalistica, storica e ambientale di questi percorsi che, attraversando molte regioni italiane si arricchiscono di una grande molteplicità di testimonianze, ne spiega il nuovo crescente interesse presso un pubblico sempre più vasto. La Francigena, nel 1994, è stata dichiarata “Itinerario Culturale Europeo” assumendo, alla pari del Cammino di Santiago di Compostela, una rilevanza sovranazionale.

I percorsi e tutto quanto c’è lungo di essi meritano di essere tutelati e valorizzati, cogliendo l’occasione per diffondere i criteri della sostenibilità e della prevenzione sul territorio. Ciò è quanto, ad esempio, cerca di fare anche il Corpo Italiano di San Lazzaro, attraverso le sue diramazioni locali, intervenendo con i volontari del Corpo lungo questi itinerari. In particolare, varie iniziative sono già state realizzate nell’area del Lazio, attraverso il Gruppo di Roma, con importanti sinergie e collaborazioni locali. Altre presenze e attività sono in programma pure in altre regioni, sempre cercando di coniugare il miglioramento della vivibilità con la sicurezza e il recupero di questa ennesima risorsa italiana, che collega in modo sistematico, ambiente, storia, arte, gastronomia, archeologia, turismo e svago.

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