Arte & Cultura
La psicoterapia di tinge di rosa: “L’amore, forse” di Barbara Fabbroni
La pluripremiata psicoterapeuta italiana debutta nel mondo della narrativa italiana con un brillante romanzo rosa sintesi ed elaborazione originale nonché ironica di anni di professione
Roma, 19 gennaio -Un diario, quello di Charlotte che nasce come giornalista di moda, poi incontra Jean Luc che le offre di andare a lavorare al suo fianco come manager nella sua Maison. Entrata alla Maison Jean Luc propone a Charlotte di creare la sua prima collezione. È un progetto ambizioso, una sfida che Charlotte coglie e porta avanti con grinta e creatività. Poi conclusa la storia con il parigino Jean Luc, Charlotte torna ad occuparsi di moda come giornalista in un’importante mensile parigino, giocato su due piani narrativi che dialogano, il presente della scrittura e il passato del ricordo della storia d’amore finita. Un diario e un romanzo rosa. Un format scelto da Barbara Fabbroni per la sua opera prima, riscoprendo un genere molto amato e tuttora apprezzato da un nutrito pubblico di lettori. E non solo lettrici.
Psicologa, psicoterapeuta e saggista pluripremiata (Premio Cesare Pavese, 2013; Premio Tagete, 2014, Finalista al Premio Carver 2013 e al Premio Nabokov 2014) l’autrice di L’Amore, forse, spiega la scelta di cimentarsi con questo genere. “Mi sono resa conto del potere della narrativa rosa grazie a una mia paziente. Concluso il suo percorso di terapia, un giorno è passata a salutarmi e mi ha portato in regalo un romanzo. C’era molto di lei in quelle pagine, specie nella figura della protagonista di quello che, nel leggerlo ho scoperto essere un romanzo rosa. Mi si è aperto un universo: mi sono resa conto di come la narrativa rosa possa essere un crocevia rilevante per poter costruire un ponte dentro di sé. In grado di accompagnarti con delicatezza a intravedere la possibilità di collocare nella giusta dimensione un’esperienza di dolore. Il romanzo rosa può promuovere un lavoro intimo con il proprio sé. Certo non si sostituisce alla terapia che è cosa ben diversa e con caratteristiche ben definite e precise, tuttavia può condurre la lettrice a riflettere sulla sua esperienza emotiva, può offrire uno spunto di riflessione e uno stimolo a riconoscere alcuni aspetti di sé”.
L’Amore, forse però non è un romanzo autobiografico o il racconto della storia di una paziente di Barbara Fabbroni. Semplicemente una storia di fantasia di una donna con l’immenso bisogno di essere amata e di amare, di credere nell’amore e di viverlo nel suo quotidiano. La protagonista è Charlotte, donna taglia 44 che nello specchio vede riflessa un’immagine sintesi – come afferma lei stessa – tra Carrie Bradshaw di Sex and the City e Miranda de Il diavolo veste Prada. Una Bridget Jones very glamour, sedotta dai tacchi delle Manolo Blahnik e dai gioielli di Tiffany. Roma e la Toscana, Capri e Parigi, fanno da suggestiva cornice alla narrazione. La Ville Lumière è dove Charlotte si trasferisce dopo essere stata tradita dal fidanzato, il parigino Jean Luc. L’ennesimo tradimento da parte di un uomo, dopo quelli subiti da Andrea e Bernardo, i suoi precedenti compagni. A Parigi continua a lavorare nel mondo della moda e si affida a Sophie, una psicoterapeuta. Questa, per farle elaborare il lutto legato alla relazione d’amore finita, le chiede di scrivere un diario di tutto ciò che è accaduto. Mentre riempie le pagine bianche Charlotte si rende conto della forza dell’amore. Forse non è il caso di dare a questo sentimento un’altra occasione? “Charlotte ha ingredienti particolari che la rendono unica. Così come uniche sono le donne che ho avuto la fortuna d’incontrare in tutti questi anni e che mi hanno affidato e tuttora mi affidano le loro storie di vita. Tutte loro mi hanno coinvolta nel loro mondo e dalle loro esperienze di vita è nata Charlotte, la protagonista”, rivela l’autrice di L’Amore, forse. “Come Charlotte, le donne protagoniste dei romanzi rosa sono tante, bravissime, grintose, forti, determinate, con il loro immenso mondo di dolore e al tempo stesso con la loro irrefrenabile voglia di farcela, così come lo sono le tante donne che hanno sostato nel mio studio alla ricerca di un viatico nuovo e consapevole per un domani tutto da ricostruire e progettare”. Chi non ha sofferto per amore? Come si esce dalla sofferenza? Cosa aiuta davvero? Come viene elaborata una delusione amorosa, considerata in alcuni casi come un lutto? Si riesce davvero a confrontarci con l’esperienza traumatica del tradimento? L’offesa subita e il dolore inflitto dalla persona amata? Si può davvero perdonare? A tutti questi interrogativi vuole rispondere L’Amore, forse. Un romanzo rosa, ma “con una declinazione particolare”, come afferma la sua autrice. “Può essere letto a più livelli. Una semplice storia d’amore, ma anche uno stimolo di riflessione su se stesse e le proprie emozioni. Sul significato profondo di: amore, perdono, esistenza, intimità, progetto di vita con l’altro. Charlotte, la protagonista è una donna normale. Grazie però a tenacia e coraggio, forza d’animo e bisogno di credere nell’amore nonostante tutto, non si è mai abbattuta. Anzi. Tutti stimoli per continuare a credere nella sua professione e in sé stessa. In lei possono ritrovarsi tutte le donne che vivono la vita e che lottano per costruirsi il loro futuro lavorativo e affettivo”.
Il libro, L’Amore, forse: pp.227 – Edizioni Croce – 18 euro – Collana Ozio Sapiente, diretta da Dante Maffia.
L’autrice, Barbara Fabbroni: (nata a Arezzo, Toscana,); psicologa, psicoterapeuta; docente, supervisore e saggista; specializzata in Terapia Breve Strategica (M.R.A.); analista Transazionale Clinica, supervisore e didatta in Training (P.T.S.T.A. – P.); Psicopatologa, autrice di numerosi saggi, articoli scientifici e libri per bambini; 2013 Premio per la saggistica Cesare Pavese; 2014 Premio per la saggistica Tagete; Finalista al Premio Carver 2013 e al Premio Nabokov 2014. Svolge la sua attività per bambini, coppie e adulti in individuale e di gruppo, presso il suo studio privato in Arezzo. Il suo libro preferito è Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry.
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