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Diritti umani

La protezione dei beni Culturali nei conflitti armati

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Sono i ‘Caschi Blu della cultura’ la proposta italiana, accolta dalla Conferenza Generale dell’Unesco nel novembre 2015, per opporsi concretamente alle gravi distruzioni di Beni Culturali attuate dai terroristi con metodo e ferocia al fine di annullare le identità nazionali

Di Giorgio Bosco,

Ambasciatore e  presidente commissione Affari Esteri della Lidu onlus

Proteggere i Beni Culturali durante i conflitti armati è un’esigenza che ha cominciato ad essere sentita alla fine del XIX secolo, quando è stato chiaro che la potenza dei mezzi bellici avrebbe potuto causare gravi danni ai monumenti storici e alle opere d’arte. Nel 1899 e 1907 si riunirono all’Aja due conferenze della pace, che approvarono un certo numero di convenzioni. Una di esse disponeva che negli assedi e nei bombardamenti si doveva fare il possibile per risparmiare gli edifici dedicati ai culti, alle scienze ed arti, ed ai monumenti storici.

Seguirono due guerre mondiali: sopratutto nella seconda le distruzioni di beni culturali furono tali e tante da indurre un certo numero di Stati ad approvare la convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato ( l’Aja 1954), alla quale ha fatto seguito un protocollo aggiuntivo nel 1999.

La situazione cui stiamo attualmente assistendo è del tutto nuova. Fin qui l’opera del legislatore internazionale si era rivolta alle distruzioni accidentali, dovute all’impiego di mezzi bellici coinvolgenti beni culturali assieme ad obiettivi militari. Ma da una quindicina d’anni le più gravi distruzioni sono intenzionali: si cerca di demolire il monumento, l’opera d’arte, le testimonianze del passato, quale strategia per umiliare un popolo annientandone l’identità culturale, facendo scomparire ciò che restava della sua memoria come nazione.

Chiese, siti archeologici e musei sono finiti sovente nei video di propaganda dei terroristi, che hanno voluto mostrare al mondo come venivano spazzati via millenni di storia e di cultura.

Per cercare di contrastare il fenomeno l’Italia ha lanciato una proposta di istituzione dei ‘Caschi Blu della cultura’, che è stata accolta dalla Conferenza Generale dell’Unesco nel novembre 2015. Il 16 febbraio 2016 l’Italia ha concluso con l’Unesco un memorandum d’intesa per una task force italiana

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