Diritti umani
La migrazione è un fenomeno ricorrente nel corso della storia dell’uomo. Inutile e dannoso costruire muri

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Una lucida analisi di Gianni Pezzano, storico italo australiano, evidenzia che il fenomeno migrazione è sempre esistito contribuendo nel tempo a cambiare il volto del mondo. In società antiche ma più organizzate gli emigranti sono stati la chiave dello sviluppo di interi territori
Di Gianni Pezzano
L’Italia che vediamo oggi non è soltanto il risultato di millenni di Storia di guerre e di grandi artisti, una grandissima parte della sua Storia dell’ultimo secolo è dovuta al ruolo dei milioni di italiani costretti alla migrazione a causa delle guerre. Per questo motivo è triste vedere la non accoglienza dei profughi a Gorina(FE) in questi giorni. Dobbiamo essere proprio noi italiani i primi ad accogliere chi fugge da disastri bellici e economici che hanno fatto i nostri parenti e amici per oltre un secolo. Dobbiamo essere proprio noi a capire lo stato d’animo di chi lascia il paese per l’ignoto perché nel paese di nascita ha lasciato l’orrore e la morte.
Tristemente il paese ha scordato questo prezzo umano grandissimo pagato dagli emigrati, come anche del loro contributo economico fondamentale degli anni 50 e 60 senza il quale il “Boom” economico di quegli anni non sarebbe stato possibile. Inoltre sono stati questi emigrati e i loro discendenti che hanno creato il mercato per molti dei prodotti che ora esportiamo nel mondo e non solo i prodotti alimentari che compongono gli ingredienti della cucina italiana che tutto il mondo mangia.
Facendo alcuni passi indietro nella storia vediamo che nel De Bello Gallico Giulio Cesare racconta le guerre in Gallia e spiega che uno dei motivi che hanno creato le condizioni per la guerra era l’arrivo di ondate di tribù dall’Est. Secondo alcuni storici questa migrazione era enorme e si parla di cifre di centinaia di migliaia di persone. Cesare non ne sapeva il motivo, se fosse per fuggire da un invasore, per un disastro naturale, oppure per una peste o altra malattia. Però, una cosa è certa, questo esempio del periodo classico fa capire benissimo che il fenomeno della migrazione non è affatto nuova, anzi…
Inizio con l’epoca romana perché i Romani praticavano una forma di migrazione programmata e molto mirata. Lo storico australiano Stephen Dando Collins ha scritto una serie di libri della Storia di legioni romane individuali. Nel primo di questi libri, La Legione di Cesare, lui racconta la Storia della X Legione e spiega come le legioni arruolavano e congedavano i loro legionari. Ogni legione aveva una zona di arruolamento, nel caso della Decima questa era in Spagna e i legionari arruolavano per periodi di 16 o 20 anni secondo il periodo storico. Sappiamo tutti che al congedo a ogni legionario veniva regalato un tratto di terra, ma Dando Collins spiega come la terra poteva essere nelle zone di origini oppure in colonie militari.
Queste colonie erano sparse in tutti i confini dell’Impero e alcuni ritengono ancora il riferimento alle loro origini, un esempio ovvio è Colonia in Germania, come anche Colchester in Inghilterra, un paese nel quale le città che finiscono in “chester” sono di origini romane. Nel caso dei legionari della Decima, per quattro secoli venivano arruolati in Spagna, facevano il servizio e poi potevano decidere di andare a vivere nella loro colonia. Questa città esiste ancora, non ha il “chester” inglese, oppure rivela il nome come la città tedesca, oggigiorno questa ex colonia romana si chiama Beirut.
Sempre nel Medioriente, esiste un altro esempio di migrazione sotto un altro nome che dimostra come l’essere umano cerca sempre luoghi nuovi per farsi un’altra vita. Benché le Crociate furono volute da Papa Urbano II per motivi religiosi, l’occasione fu accolta da molti aristocratici europei come l’occasione di poter formare il proprio casato nelle Terre Sante. I cavalieri che ne partirono erano in gran parte secondi e terzi figli che avevano poca possibilità di poter ereditare i terreni dei padri e allora l’appello del Papa per loro era particolarmente ghiotto. Purtroppo, ancora oggi sentiamo gli echi delle ambizioni di quei cavalieri.
Quando parliamo del Giappone pensiamo a una società chiusa e ad una popolazione geneticamente pura con poche influenze estere, ma la realtà della popolazione giapponese è ben altra. Il fatto stesso che il Giappone sia composto da isole dovrebbe fare capire che una popolazione grande non poteva mai essere originaria del luogo. Secondo recenti analisi del DNA quelli che ora chiamiamo giapponesi sono i discendenti di migranti coreani e la minoranza etnica chiamata gli Ainu sono i discendenti con più legami alla popolazione prima dell’arrivo dei coreani.
Il paese con più diversità etnica e che se ne vanta è gli Stati Uniti d’America. Sappiamo che è un paese dove gli unici veri indigeni sono i discendenti degli Indiani, ma pochi sanno che i padri fondatori del paese, i cosiddetti Pilgrim Fathers, i padri pellegrini, fuggirono nel nuovo mondo per fuggire da persecuzioni religiose in Europa. Il paese continua ad accettare profughi che fuggono le guerre e persecuzioni, ma come vediamo nella campagna presidenziale attuale troppi hanno scordato le origini del loro paese.
Il caso della migrazione Irlandese è particolare. Gli inglesi avevano deciso che la patata sarebbe stata la soluzione per dare da mangiare alla popolazione, soprattutto quelle cattolica sottomessa dai conquistatori protestanti. Fu accolta cosi bene dalla popolazione che in poco tempo diventò il loro cibo principale e cosi tanto che quando la prenospora colpì le coltivazione una grandissima carestia colpì il paese causando innumerevoli morti e una migrazione gigante, maggiormente verso gli Stati Uniti.
Pochi oggi ricordano la Saint Louis la cosiddetta “nave della vergogna” che nel 1939 trasportava mille ebrei tedeschi in fuga dal terrore nazista. I profughi furono rifiutati dagli Stati Uniti e Cuba e così, alla fine il capitano non ebbe altra scelta che riportare i suoi passeggeri in Europa dove molti di loro furono accolti in altri paesi, ma la fuga fu inutile, con lo scoppio della guerra e le invasioni tedesche molti di loro finirono nei campi di concentramento nazisti.
I nazisti poi avevano una tattica di migrazione specifica per la loro popolazione e questo era la base per la invasioni dei paesi dell’Europa orientale. Sin dal suo libro Mein Kampf Hitler predicava il concetto del Lebernsraum (spazio vitale), una zona estesa per poter espandere il territorio tedesco per un grande impero tedesco, cioè il Reich, dove una parte della popolazione ne avrebbe formato i feudatari e gli altri costretti a partire. Un aspetto dimenticato della dittatura tedesca.
Una riflessione della situazione che vediamo oggi si trova nel grandissimo film francese Les jeux interdits (I giochi proibiti) del regista René Clèment che racconta la tragedia dell’invasione tedesca della Francia del 1940 tramite gli occhi di due bambini. All’inizio della fine vediamo la massa dei profughi francesi che fuggono dagli invasori tedeschi e gli aerei nazisti che mitragliano i profughi causando la morte della madre del protagonista. Il film utilizza giochi solo apparentemente innocui dei bambini per spiegare il costo umano delle guerre e dobbiamo solo leggere i giornali e guardare i notiziari televisivi per vedere che queste tragedie continuano ancora.
Nel corso degli ultimi decenni gli archeologi hanno potuto dimostrare inequivocabilmente che le origini eli esseri umani si trovano in Africa e la scoperta resti della famosa Australopithecus afarensis “Lucy” nel 1974 fu la chiave per capire come indirizzare le ricerche nelle direzioni giuste. Ci vuole poco per capire che se i discendenti di Lucy si trovano in tutti i continenti, il mezzo poteva essere soltanto la migrazione. In fondo, la storia dell’essere umano è la storia della migrazione per tutti i motivi già spiegati.
La decisione di lasciare la casa per terre nuove non è mai facile e comporta sempre un costo personale enorme che solo chi l’ha sentito sulla proprio pelle può capire. All’inizio era a piedi, magari perché il territorio locale non poteva più sostenere la sua popolazione, possibilmente per malattia, oppure qualche disastro naturale ormai sconosciuto nel corso di molti decenni. In ogni caso, la migrazione ha portato alle civiltà che sono ascese e cadute negli imperi del passato e la migrazione in qualche forma ha creato ogni paese che ora vediamo.
Chi cerca di bloccare i profughi e i migranti, sia in Italia come nei paesi europei che parlano di bloccare i confini con barriere e come fa anche Trump negli Stati Uniti con la sua proposta di costruire un muro sul confine con il Messico non ha imparato che la migrazione, in tutte le sue forme pacifiche e belliche, è la storia dell’Uomo. Fermare la migrazione in modo completo sarebbe come Re Canuto che ordinò al mare di non fare la marea e ancora oggi il mondo ride alla sua ingenuità.
La migrazione c’è sempre stata e ci sarà sempre. Quel che il mondo deve fare non è di pretendere che la gente rimanga in zone di guerra, oppure di carestia o malattia. La soluzione si trova, prima di tutto nel sistemare chi è costretto a fuggire dal proprio paese, però questa non è la soluzione vera o definitiva.
Il mondo deve trovare il modo di risolvere definitivamente quelle situazioni che vediamo in giro per il mondo e i capi di governo hanno l‘obbligo di trovare risoluzioni che sopravvivano alle guerre. La comunità internazionale deve trovare i mezzi di poter intervenire al più presto nei paesi colpiti da disastri naturali, da malattie e da altre disgrazie. E il mondo intero deve capire che le cifre dei profughi e i migranti non sono cifre fredde e impersonali, ma che ogni cifra che porta alla somma rappresenta un essere umano, con i nostri stessi diritti alla vita e alla felicità che abbiamo la fortuna di vivere in Europa.
Come mondo dobbiamo assicurare che chi emigra lo fa perché decide di farsi una vita nuova e non perché è costretto dal comportamento di dittatori, o gruppi fanatici. Non è una soluzione che arriverà in poco tempo, sarà un processo che impegnerà molto tempo perché le condizioni che ci hanno portato a questa situazione risalgono a decenni e in alcuni casi a secoli fa. Fino ad ora la comunità internazionale si è rifiutata di impegnarsi a trovare le soluzioni definitive e finché i capi di governo non troveranno il coraggio e l’impegno di farei passi necessari vedremo ancora profughi fuggire e morire sui barconi.
Dobbiamo davvero aspettare una tragedia enorme per capire una volta per sempre che abbiamo già aspettato troppo?