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La diplomazia italiana, eccellenza nel mondo e le tensioni internazionali, intervista all’Ambasciatore Alberto Schepisi

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Le minacce alla pace, il problema dell’energia, il terrorismo, l’emigrazione di massa, il clima, il degrado dell’ambiente,  sono fenomeni globali che richiedono, per essere affrontati, un’azione diplomatica globale

di Antonio Martinelli Carraresi

L’Ambasciatore Alberto Schepisi, ora anche docente di relazioni internazionali alla J C U, alla LUMSA, può vantare una lunga carriera che l’ha visto impegnato in molte tra le più importanti sedi europee tra cui Dublino, Vienna, Budapest, Barcellona, Città del Vaticano.

Ambasciatore Schepisi, quali azioni dovrebbe compiere la diplomazia, secondo lei, in questo momento storico pieno di pericolose tensioni, in particolare sul territorio Europeo?

La diplomazia come strumento di politica estera richiede che fra i soggetti della comunità internazionale vi sia una situazione, reale o percepita, di parità, infatti, a parte alcune brevi esperienze nelle Città Stato greche e nell’Italia del quindicesimo secolo, la diplomazia, prima solo bilaterale, dopo il crollo dell’Impero, per la nascita delle prime entità statali indipendenti, poi anche multilaterale con la creazione delle prime organizzazioni internazionali, sopratutto la società delle Nazioni e le Nazioni Unite, è attualmente sempre più diplomazia globale. Le tensioni internazionali, le guerre non sono più da tempo, tra Stati o entità internazionali distinte, ma si svolgono all’interno degli Stati e richiedono, per la loro soluzione interventi non previsti dalla carta delle Nazioni Unite, come soprattutto il “peace keeping” e il “peace enforcing

Attualmente le minacce alla pace, il problema dell’energia, il terrorismo, l’emigrazione di massa, il clima, il degrado dell’ambiente, ecc, sono fenomeni globali che richiedono, per essere affrontati, un’azione diplomatica globale e ciò per un’azione congiunta sia pure con diversità di approccio o di soluzioni della comunità internazionale.

L’aggressione della Russia  all’Ucraina rappresenta perciò in questo contesto un enorme anomalia priva di senso, l’ultima guerra  tra Stati risale alla fine del secolo scorso, come ad esempio  Iraq contro  Kuwait, in un mondo in cui,  soprattutto per effetto della globalizzazione, le frontiere non hanno più bisogno di barriere fisiche, di muri per essere protette e comunque hanno sempre meno importanza, di conseguenza  le identità delle persone, non più immutabili per tutta la vita, sono diventate multiple e variabili.

Sono stati  molto lungimiranti  in questo contesto gli Stati Europei che, nel 1945, al termine della seconda guerra mondiale, diedero vita ad esperimenti  di organizzazioni internazionali, dapprima  la Comunità Europea del carbone e dell’acciaio CECA, le due  risorse contese per secoli da Francia e Germania, poi, per tappe successive, ad altre forme d’integrazione, il Mercato Comune, la Comunità Economica Europea ed ora l’Unione Europea, in cui la sovranità degli Stati rientrava in un modello non più orizzontale  ma verticale, nella più ampia e superiore sovranità europea.

Il modello europeo, che combina i valori della democrazia e della libertà, costituisce il più avanzato esperimento della comunità internazionale per assicurare la pace tra le nazioni e rappresenta un modello che dovrebbe essere seguito in altri continenti

Quali i compiti della diplomazia italiana?

L’Italia è tra i membri fondatori ella Comunità Europea e ha quindi una particolare responsabilità nel promuovere gli obbiettivi della diplomazia europea, in particolare possiamo portare il nostro contributo per attirare l’attenzione  dei Paesi europei sui problemi dell’Europa meridionale, Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro, Malta  e, in parte, Francia, in un momento in cui il Mediterraneo sta ritrovando, dopo secoli di irrilevanza, a seguito della scoperta dell’America, una nuova importanza strategica, poi nel contesto dell’economia globale, a cui accennavamo prima, l’Italia, tra i primi Paesi industrializzati al mondo e il secondo Paese industrializzato d’Europa, pochi sanno che la Russia un reddito nazionale inferiore al nostro, per non parlare  del reddito pro capite, può contribuire, assieme ai più grandi Paesi europei, come Francia e Germania e in qualche misura anche la Spagna, in maniera determinante all’azione di politica estera dell’Unione.

Quale il futuro della diplomazia secondo lei?

La diplomazia per contribuire alla pace e alla sicurezza internazionale, può funzionare quando, anche in azioni di diplomazia globale cui ho accennato, si produce o si percepisce una situazione di parità o di equivalenza tra soggetti della comunità internazionale. L’appoggio delle comunità internazionali mediante il continuo invio di armi alla Ukraina serve proprio a creare una situazione in cui le due parti si convincano che, senza mai dimenticare chi è stato l’aggressore e chi l’aggredito,  l’unica  via d’uscita,  per terminare  la guerra,  è quella di sedersi  al tavolo di negoziati di pace, garantiti dalla comunità internazionale.

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