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Kunming, la Città dei nani

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Il paradosso di una ghettizzazione volontaria dove è concesso abitare solo a chi non supera l’altezza di 4 piedi e 3 pollici, 1 metro e 61,54.

di Luca Rinaldi

4 piedi e 3 pollici, 1 metro e 61,54 centimetri, è l’altezza massima necessaria per poter risiedere nella città di Kunming, nella provincia dello Yunnan, in Cina. Arroccato fra le montagne della Cina del sud, all’interno del magnifico “Parco ecologico delle farfalle” che conta ben 45.000 coleotteri di 300 specie diverse, è stato eretto un villaggio riservato a persone affette da nanismo.

A seguito dell’idea dell’imprenditore cinese Chen Mingjing che ipotizzava la creazione del gruppo di nani più prospero al mondo, nel 2009 ben 120 persone di statura inferiore al metro e trenta hanno fondato un luogo a misura di nano, una comunità dove le persone alte non sono ammesse, se non in visita, e con esse, nelle intenzioni degli abitanti, sono stati banditi anche i pregiudizi e le discriminazioni contro cui devono combattere ogni giorno le persone affette da nanismo nel resto della Cina e del mondo.

Una sorta di ghettizzazione volontaria, fortemente voluta dagli interessati i quali finalmente hanno trovato un luogo dove poter vivere e lavorare senza incorrere negli ostacoli dell’essere considerati ancora oggi, come in passato, alla stregua di fenomeni da baraccone. Un allontanamento  dal resto della società scelto coscientemente da ogni singolo abitante, evidentemente stanco di sentirsi emarginato e non accettato dal mondo degli “alti”.

La comunità di Kunming è autosufficiente e si sostiene con il lavoro di tutti gli abitanti: contadini, cuochi, forze dell’ordine, vigili del fuoco e, per finire, anche e soprattutto animatori turistici.

Già, perché la Città dei nani, per volere dei suoi stessi residenti e per contrastare le enormi difficoltà che questi hanno sempre trovato nell’essere accettati anche a livello lavorativo, è diventata presto un’attrazione turistica che fornisce lavoro a gran parte dei suoi cittadini. L’attrazione prevede che gli abitanti, vestiti con costumi d’ispirazione fiabesca, si esibiscano in casette a forma di fungo, in cui essi vivono realmente, e in spettacoli itineranti, a beneficio dei turisti.

Diventa evidente il paradosso: nata per abbattere i pregiudizi legati ai nani, da sempre considerati fenomeni da baraccone e fortemente emarginati dalla società, Kunming finisce per diventare nient’altro che questo: un ghetto di persone ancora una volta isolate dalla società e messe in mostra, per il diletto delle stesse altre persone che le hanno da sempre discriminate nella vita e nel lavoro.

Devono rendersene ben conto gli abitanti di Kunming di questa condizione paradossale, eppure il fatto che loro stessi abbiano scelto coscientemente di infilarsi nuovamente i panni dei fenomeni da baraccone, dovrebbe far riflettere la restante società. Se una persona affetta da una diversità fisica come il nanismo, per poter vivere una vita che possa considerarsi normale, è disposta, per scelta e non più per costrizione, a svolgere un lavoro che perpetui ed esibisca giorno dopo giorno la propria condizione “diversa”, significa che questa persona sta decidendo, forse, di accontentarsi del minore dei mali.

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