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K42 Italia sulla Majella: una maratona per scoprire storia e natura

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La tappa italiana del circuito internazionale K42 Series nato in Patagonia si terrà per la seconda volta nel Parco Nazionale della Majella, un’opportunità, con l’occasione della gara, per conoscere un pezzo importante della storia italiana e uno dei primi parchi nazionali del nostro Paese.

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L’unica tappa italiana del circuito internazionale K42 Series, in programma il prossimo 11 settembre a Sant’Eufemia a Maiella (Pe), è una prova che, nonostante l’aspetto agonistico di spessore, va oltre gli aspetti meramente atletici: il percorso, infatti, si caratterizza soprattutto per la bellezza dei luoghi che ospitano il tracciato, in linea con i requisiti del circuito internazionale. La formula K42 Series, nata in Patagonia, prevede una serie di maratone (e mezze maratone, K21 Series) off-road, ovvero gare di trail running, su sentieri immersi in contesti paesaggistici tra i più diversi, dove a dominare è comunque sempre la natura.

Dal via della gara, cultura e natura.
Partenza dal comune di Sant’Eufemia a Maiella, piccolo borgo appenninico che, a margine della corsa, offre interessanti spunti culturali: a titolo di esempio la chiesa di San Bartolomeo, in stile neoromanico con facciata in pietra, ospita un raro tabernacolo del Seicento in legno. Agli aspetti culturali vanno aggiunti quelli naturalistici: il Giardino botanico “Daniela Brescia” rappresenta, con i suoi 45.000 mq di superficie, una delle maggiori strutture di conservazione del patrimonio vegetale in situ avviate in Italia. Interessante anche il Museo etnografico “Marcello De Giovanni”, che racconta l’evoluzione del rapporto antico tra uomo e natura in un comprensorio di struggente bellezza. Un rapporto volto da sempre alla salvaguardia, alla tutela e alla valorizzazione del territorio, in un atteggiamento di grande rispetto verso la “Montagna Madre”, la Majella, che si erge al centro del Parco nazionale a cui dà il nome.

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Nel cuore del Parco.
Lasciato il paese, il tracciato di gara si addentra nel Parco Nazionale della Majella, ripercorrendo tratti del Sentiero dello Spirito, forse il più noto tra i vari itinerari possibili nell’area. Nell’asprezza delle rupi e nei silenzi dei boschi della Majella e del Morrone, secoli fa diversi eremiti hanno vissuto in solitudine, privazione e preghiera, scavando nella roccia rifugi improntati alla morigeratezza. Tra questi, l’eremita Pietro del Morrone, futuro Papa Celestino V (quello del “gran rifiuto” di Dante), che scelse proprio le caverne della Majella per il suo percorso di ascetismo e di fede. Il sentiero attraversa fitti arbusteti di ginestre e biancospino e si snoda in passaggi che, per quanto a volte angusti, permettono ampie (e appaganti) vedute sul vasto altopiano della Valle Peligna.

Il percorso nella natura
Si sale. Lasciati gli 878 metri della partenza, i runner toccheranno i 2.061 metri del Monte Morrone. Un terreno di corsa decisamente diverso: il bosco misto diviene faggeta e, infine, si dirada nelle vaste radure rocciose. Dalla vetta del Monte Morrone lo sguardo spazia dalla Cima della Maiella al Mar Adriatico, in un panorama davvero intenso. Si domina la Valle dell’Orfento, una delle aree di maggior interesse naturalistico del parco, per via dell’abbondanza d’acqua che nel corso di milioni di anni ha scavato strette gole e canyon suggestivi. Forre ricoperte da una fitta vegetazione di felci e muschi. Un ambiente estremamente diversificato, che permette una incredibile biodiversità: nella valle vive la lontra europea, sulle rupi nidifica il falco pellegrino e oltre i 2.000 metri è frequente la stella alpina appenninica. Negli anni Ottanta cervi e caprioli sono stati reintrodotti in valle e oggi hanno colonizzato tutto il versante occidentale del Parco. Il passaggio nel borgo di Pacentro iscritto nel prestigioso Club “I Borghi più belli d’Italia” (l’Abruzzo è tra le regioni italiane con il più alto numero di località, ben 21, presenti nella lista) prelude alla salita verso Passo San Leonardo; questo splendido centro è noto per essere il paese dei nonni di lady Madonna Ciccone, ma interessante soprattutto per il Castello Caldora e la Porta Urbica. Sulmona, ridente cittadina ricca di storia e famosa in tutto il mondo per la produzione dei confetti, è a poca distanza.

 Impronta Appennino
Infine si rientra a Sant’Eufemia, dopo i classici 42,195 chilometri, in un ambiente davvero unico. Un patrimonio di tipo paesaggistico, ambientale, naturalistico, culturale e storico che “Impronta Appennino” intende tutelare e valorizzare. Si tratta di un progetto promosso dall’“Associazione AISIM – Argentina e Italia per un Sistema Integrato della Montagna”, un’organizzazione no profit nata nel 2012 per favorire i rapporti tra organismi pubblici e soggetti privati dei due Paesi (in prevalenza nelle aree montane), al fine di realizzare iniziative e progetti comuni nell’ambito dei settori del turismo, cultura, sport, enogastronomia, sviluppo rurale, artigianato. “Impronta Appennino” opera senza costruire infrastrutture o avviare nuove attività, ma cercando di rendere visibili e attraenti quelle che già esistono, facilitandone l’accesso e la fruibilità da parte dei turisti. Inoltre, mira a destagionalizzare l’offerta in modo da rendere più sostenibile ogni tipo di investimento da parte di Enti ed operatori locali

 

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