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Italo-Canadese: una richiesta alla “seconda generazione” – Italian – Canadian: a request to the “second generation”

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Tempo di lettura: 8 minuti

di emigrazione e di matrimoni

Italo-Canadese: una richiesta alla “seconda generazione”

Il primo articolo di Matteo Talotta, un ragazzo italo-canadese che ci fa vedere un altro paese dell’emigrazione italiana

Siamo felici di presentare il primo articolo di Matteo Talotta, un ragazzo italo-canadese che ci fa vedere un altro paese dell’emigrazione italiana. Ci ha scritto dopo d’aver letto la recente serie di articoli sull’identità dei discendenti degli emigrati italiani e voleva aggiungere i suoi pensieri a un tema che sta diventando sempre più attuale.

Come abbiamo sempre detto, i temi dell’emigrazione italiana sono gli stessi in tutto il mondo e che quel che cambia sono i dettagli che rendono ogni storia unica e questo articolo ne è la dimostrazione.

Inoltre Matteo ci da un’altra chiave per poter capire come incoraggiare i giovani italo-canadesi a imparare l’italiano che in fondo è quel che ci definisce. Solo capendo la lingua e il nostro passato potremo davvero capire le nostre esperienze e quindi chi siamo davvero.

In fondo all’articolo il lettore troverà l’indirizzo per inviare altre storie perché più sappiamo della nostra Storia più potremo capire chi siamo.

Italo- Canadese: una richiesta alla “seconda generazione”

di Matteo Talotta

La mia famiglia, sia la parte paterna che quella materna, proviene dall’Italia, precisamente dalla Calabria. Negli anni ‘60 entrambe le parti della mia famiglia si sono trasferite in Canada, a Toronto. Mio padre è nato in Italia mentre mia madre è nata in Canada, comunque entrambi sono cresciuti in Canada e hanno trascorso delle vite particolari da figli di emigrati (mio padre trascorreva quasi tutta la sua infanzia in Canada).

In casa era tutta all’italiana, mentre all’esterno facevano parte di una nuova cultura canadese che all’epoca era sempre in sviluppo. Parlano i loro dialetti di madrelingua, l’italiano standard e naturalmente imparavano l’inglese a scuola. Hanno partecipato nelle festività italiane in città e si sono goduti anche ciò che offriva culturalmente il paese “adottivo”.

Poi sono nato io, italo-canadese ma di seconda generazione, intorno ad altri italo-canadesi sempre della stessa generazione. Accenno particolarmente al termine “seconda generazione”: non siamo mica uguali a quella prima. In realtà ci teniamo alla nostra italianità, le nostre radici, ma solamente fino ad un certo punto.

A che cosa esattamente ci teniamo? In cosa consiste esattamente la nostra italianità? Per la maggior parte ci teniamo ad una cultura molto vecchia, ma va al di là della musica e delle ricette: parlo dei modi di pensare, gli atteggiamenti, i costumi, le credenze, e soprattutto, il modo in cui si vede l’Italia, la culla della nostra storia. Non è per colpa delle comunità migratorie che spesso diventiamo culturalmente (e linguisticamente) “fermati” nel tempo, comunque la cultura come concetto umano si sviluppa e cambia ogni anno, quindi è importante poter aggiornarsi.

Ovvio che non nego la cultura del paese di nascita – sono nato e cresciuto in Canada ed oltre al passaporto ho trascorso la maggior parte della mia vita in Canada, ho un’istruzione canadese, ho lavorato in Canada, naturalmente conosco bene la storia del paese, ecc. Vado fiero del mio lato canadese – queste sono cose che non si possono dimenticare.

Detto questo, la realtà è che gli italo-canadesi della seconda generazione stanno perdendo il legame con le nostre radici, il legame con l’Italia, il legame con la nostra storia, ed il legame con la nostra lingua, quella nazionale e quelle regionali! Mi sorprende a quante persone non interessa affatto. È bello far parte di due mondi diversi (forse anche di più!), e senza conoscere bene la storia familiare e culturale è davvero difficile poter andar avanti. L’italianità va oltre il tifare la nazionale italiana durante i mondiali o gli europei, oppure fare “home-made sugo” in garage la prima settimana di settembre ogni anno. La cultura italiana vuol dire molto di più. L’Italia vuol dire molto di più.

Cinque anni fa mi sono trasferito in Italia a breve per studiare a Firenze. Ritengo oggi che sia stata l’esperienza più bella della mia vita – e non solo perché era Firenze, in tutta la sua bellezza, ma perché mi ha permesso di vedere un’Italia contemporanea, di vivere la cultura contemporanea, di chiedermi quanto conoscessi davvero dell’Italia e della cultura di cui pensavo di far ben parte prima di prendere l’aereo oltreoceano.

L’esperienza mi ha dato la possibilità di conoscere ragazzi della mia età, quelli nati e cresciuti in Italia, e scambiare le nostre storie familiari e culturali. Mi ha fatto capire me stesso molto meglio, la mia identità molto meglio. Il sentimento è stato ribadito cento volte in più dopo d’aver viaggiato ai paesi familiari, a camminare per le vie dove sono nati e cresciuti i nonni e gli avi, dove rimane la mia storia. Da lì in poi è cambiato tutto – cerco quotidianamente di sostenere e promuovere la conoscenza della cultura, storia e lingua italiana più che posso.

Se si studia la storia italiana, si capisce che la lingua italiana non fu ben diffusa in Italia fino agli anni ‘70 con la diffusione della radio e la TV. Siccome gli emigrati italo-canadesi all’epoca se ne sono già andati, è più comune sentire un dialetto per strada piuttosto che l’italiano standard. Mi piacciono i dialetti, e anche se spero che la gente continui a tramandarli, so bene che tanti staranno per morire fra qualche decennio.

Detto ciò, come si fa a capire bene l’Italia e la cultura italiana contemporanea se non si ha una buona conoscenza della lingua nazionale? È la quarta lingua più studiata nel mondo, ma quanti discendenti italiani sono possono impararla, soprattutto noi che abitiamo in paesi anglofoni? La lingua italiana ci permette di riscoprire le origini e l’abilità per portar avanti la nostra identità. Ad una certa età ci si deve rendere conto – non è mai tardi per imparare una lingua, quindi l’apprendimento della lingua italiana bisogna che sia promosso e sostenuto di più nella nostra comunità.

Ritengo ancora di dover dire che non è il caso di negare tutto quello che uno si è preso dal paese di nascita, anzi è impossibile. Comunque non ci si può neanche scordare delle radici – sono la nostra storia, fanno gran parte di ciò che siamo. Dobbiamo davvero tentare di farle sopravvivere.

Inviate le vostre storie a: gianni.pezzano@thedailycases.com

 

di emigrazione e di matrimoni

Italian – Canadian: a request to the “second generation”

The first article by Matteo Talotta, a young Italian-Canadian who lets us see another country of Italian migration

We are happy to present the first article by Matteo Talotta, a young Italian-Canadian who lets us see another country of Italian migration. He wrote after having read the recent series of articles on the identity of the descendants of Italian migrants and he wanted to add his thoughts to a theme that is becoming more and more current.

As we have always said, the themes of Italian migration are the same around the world and what changes are the details that make each story unique and this article is the proof.

Furthermore, Matteo gives us another key to be able to understand how to encourage young Italians-Canadians to learn Italians which is basically what defines us. Only by knowing the language and our past will be able to understand our experiences and therefore who we truly are.

At the end of the article the reader will find the email address to send other stories because the more we know about our history that more we will understand who we truly are.

Italian – Canadian: a request to the “second generation”

by Matteo Talotta

My family on both my father and my mother’s side came from Italy, precisely from Calabria. In the ‘60s both parts of my family moved to Toronto in Canada. My father was born in Italy while my mother was born in Canada, in any case, both grew up in Canada and spent their particular lives as the children of migrants (my father spent almost all his childhood in Canada).

Everything at home was “Italian style” while outside they were part of the new Canadian culture that was constantly developing at the time. They spoke their native dialects, standard Italian and naturally they learnt English at school. They took part in Italians celebrations and they also enjoyed what the “adoptive” country offered culturally.

And then I was born, Italian Canadian but second generation, amongst other Italian-Canadians of the same generation. I specifically mention the term “second generation”, as we are not like the first. In reality we care about our Italianness, our roots but only up to a certain point.

And what exactly do we care about? Of what exactly does our Italianness consist? For the most part we care about a very old culture but this goes beyond the music and recipes. I am talking about the ways of thinking, the attitudes, the customs, beliefs and especially the way we see Italy, the cradle of our history. This is not the fault of the migrant communities that often become culturally (and linguistically) “suspended” in time. In any case, culture as a human concept develops and changes every year, therefore it is important to be able to update.

Obviously I do not reject my country of birth. I was born and raised in Canada and in addition to the passport I spent most of my life in Canada, I have a Canadian education, I have worked in Canada and naturally I know the country’s history very well, etc. I am proud of my Canadian side and these are things that cannot be forgotten.

Having said this, the reality is that the Italian-Canadians of the second generation are losing their links to their roots, the link with Italy, the link with our history and the link with our languages, the national language and the ones of the regions! I am surprised how many people are not at all interested. It is nice to be part of two different worlds (maybe even more!), and without knowing the family and cultural history well it is really hard to go forward. Italianness goes beyond supporting the Italian national team during the World Cup or the European Championships, or making “homemade sugo” in the garage in the first week of September every year. Italian culture means much more. Italy means much more.

Five years ago I moved briefly to Italy to study in Florence. Today I believe it was the best experience of my  life – and not only because it was in Florence, in all its beauty, because it let me see contemporary Italy, experience contemporary culture, to wonder how much I really know Italy and the culture that I thought I was a part of before taking the plane overseas.

The experience gave me the chance to know people of the same age, those born and raised in Italy, and to swap our family and cultural histories. This made me understand myself much better, my identity much better. The feeling was emphasized a hundred times after having travelled to the family’s towns, to walk the streets where my grandparents and forebears were born, where my history remains. From then on everything changed – every day I support and promote knowledge of Italian culture, history and language as much as I can.

If you study Italy’s history you understand that the Italian language was not widespread in Italy until the ‘70s with the spread of radio and television. Since the Italian-Canadian migrants had already gone away it was more common to hear dialect in the street rather than standard Italian. I like the dialects, and even if I hope that the people continue to pass them on I know very well that many are going to die in a few decades.

Having said this, how can you know Italy and contemporary Italian culture if you do not have a good knowledge of the national language? It is the fourth most studied language in the world but how many descendants are out of touch with learning it, especially those of us who live in English speaking countries? The Italian language lets us rediscover our origins and the ability to bring forward our identity. At a certain age you must realize – it is never too late to learn a language, therefore learning the Italian language needs to be promoted and supported more in our community.

I still say that you cannot recommend denying everything you have taken from your country of birth, indeed it is impossible. In any case, you cannot forget your roots either, they are our history, they are a great part of what we are. We must truly try to make them survive.

Send your stories to: gianni.pezzano@thedailycases.com

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