Attualità
L’isis spezza il sogno di Jay e Lauren, uccisi dai terroristi in Tagikistan
Strage di turisti in mountain bike in Tagikistan. Un commando dell’Isis travolge e uccide 4 persone. Tra loro i due fidanzati americani che sognavano un mondo migliore
“C’è magia là fuori, in questo grande e bellissimo mondo”, aveva scritto Jay Austin che, dopo aver dato le due settimane di preavviso al lavoro un anno fa e aver spedito la sua bicicletta in Africa, insieme alla sua compagna Lauren Geoghegan era partito per girare il mondo su due ruote.
Ma dopo 369 giorni di viaggio, il 29 luglio, mentre la coppia pedalava in compagnia di un gruppo di turisti europei su un tratto panoramico di strada nel Tagikistan sud-occidentale, vengono individuati da un commando di terroristi dell’Isis. La drammatica scena che ne è seguita è stata registrata e le immagini mostrano un automezzo che fa una brusca inversione ad U puntando in velocità sui ciclisti, speronandoli e travolgendoli per poi finirli a coltellate e colpi di fucile. In tutto sono quattro le persone uccise: il signor Austin, la signora Geoghegan e i ciclisti provenienti dalla Svizzera e dai Paesi Bassi.
Due giorni dopo, lo Stato islamico ha pubblicato un video che mostra cinque uomini identificati come il gruppo che ha compiuto la strage, seduti davanti alla bandiera dell’ISIS, che giurando fedeltà allo Stato Islamico fanno solenne voto di uccidere i “miscredenti”.
Una strage che ha spezzato il sogno di Jay Austin e Lauren Geoghegan, i fidanzati di 29 anni che dall’America erano partiti per girare il mondo su due ruote, senza orpelli e inutili tecnologie, nella convinzione che il mondo fosse un meraviglioso luogo da esplorare e dove conoscere gente come loro: semplice ed innamorata della natura. Un dramma che ha lasciato senza parole e nel dolore assoluto tutti coloro che li seguivano su symplycycling.org il blog on line creato per condividere la loro esperienza unica nel suo genere. Lì annotavano traguardi e difficoltà senza mai nascondere nulla, dalla pioggia battente al caldo asfissiante, le gomme bucate, le cadute e le ustioni, la malaria di lui in Malawi, l’infezione all’orecchio di lei in Francia. Il tutto affrontato con uno spirito di grande ottimismo: «Quando incontri gente come chi ci sta ospitando, ti viene voglia di ridare indietro qualcosa al mondo intero. Diventi qualcuno che vuole accogliere gli altri. Un mercante nell’economia del dono» scriveva Jay sul blog descrivendo uno dei momenti in cui i due erano stati accolti come ospiti da gente sconosciuta.
L’ultimo loro post su Instagram, che celebra il superamento del passo di Ak-Baital a 4,655 metri di altezza, è del 25 luglio, quattro giorni prima del massacro. Poi la tragedia e la cattiveria umana che Jay era sicuro fosse un’invenzione.