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Indipendentisti catalani in sciopero della fame in carcere per “chiedere giustizia”

Rischiano trent’anni di carcere per aver indetto un referendum “illegale” sull’indipendenza della Catalogna dalla Spagna. Dopo un anno di detenzione, la Corte non si è ancora espressa.
di Vito Nicola Lacerenza
Ieri, in alcuni penitenziari della capitale spagnola, Madrid, 18 politici “indipendentisti” catalani hanno iniziato lo sciopero della fame per denunciate alla Corte di Giustizia europea la loro condizione di “prigionieri politici maltrattati dalle autorità spagnole”. È trascorso oltre un anno da quando il 1°ottobre del 2017, nella regione spagnola della Catalogna, si è svolto un referendum sull’indipendenza di quest’ultima dalla Spagna. La votazione è stata organizzata dall’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont, leader del partito separatista catalano, che ha portato il Paese iberico sull’orlo di una guerra civile. L’allora presidente spagnolo Mariano Rajoy, dopo aver dichiarato il “referendum indipendentista” illegale e incostituzionale, ha inviato migliaia di poliziotti in Cataloga per impedire che si svolgesse la votazione e per arrestare Carles Puigdemont, insieme ai suoi colleghi di governo.
Puigdemont è fuggito in Belgio, dove si trova tutt’ora in esilio, mentre altri politici separatisti sono attualmente reclusi nei vari penitenziari di Madrid e rischiano una condanna a 30 anni di carcere per i reati di “sedizione, ribellione, malversazione e disobbedienza”. Gli imputati rivendicano il loro diritto ad un processo “imparziale” e ritengono che la Corte spagnola non sia idonea per garantire tale condizione. Per questo motivo, i 18 politici catalani vorrebbero essere giudicati da un tribunale internazionale ma, secondo loro, la autorità spagnole lo sta impedendo, allungando il più possibile le procedure burocratiche necessarie per portare il caso alla Corte di Giustizia europea.