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In Thailandia corsa contro il tempo per salvare i ragazzi sottoterra

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Una squadra di sub pronta a intervenire per non far mancare ossigeno nel cunicolo. Un soccorritore è morto nel tentativo di salvare i piccoli.

di Vito Nicola Lacerenza

Sono trascorsi undici giorni da quando in Thailandia 12 ragazzi minorenni e il loro allenatore di 25 anni sono rimasti intrappolati in una grotta sotterranea, a circa 30 metri di profondità. Da allora una squadra di 1000 soccorritori, tra militari e volontari, ha tentato disperatamente di tirare fuori i giovani in ogni modo.

Gli sforzi compiuti finora si sono mostrati vani e sono costati la vita ad un soccorritore, Saman Guman, morto a 38 anni mentre cercava di portare una bombola di ossigeno nella cavità dove sono bloccati i ragazzi con il loro allenatore. Gunam era un ex sommozzatore della marina militare, un esperto addestrato per operazioni del genere. Il tragitto da percorrere però è altamente pericoloso: una cavità di 4 chilometri con punti strettissimi dove la visibilità è assente e l’ossigeno è scarso.

L’ex sommozzatore ha perso i sensi mentre era in azione e, una volta recuperato il corpo, ogni tentativo di rianimarlo è stato inutile. Intanto nella grotta, dove sono intrappolati i ragazzi, il livello di ossigeno si è abbassato dal 21 al 15% . Inoltre il rischio che un temporale tropicale possa abbattersi sulla zona delle operazioni, inondando maggiormente le cavità sotterranee, è elevato. In Thailandia è cominciata la stagione delle piogge che durerà fino a ottobre. Le prime precipitazioni sono attese per domenica.

Per scongiurare ogni pericolo i militari stanno tentando di introdurre nella grotta un tubo di 5 chilometri per pompare ossigeno, mentre le pompe idrauliche, installate nei giorni scorsi, drenano l’acqua all’esterno della cavità. Per il momento i ragazzi stanno bene, grazie alle scorte di cibo e medicine portate dai militari, ma le piogge in arrivo potrebbero far precipitare la situazione. Il nucleo operativo dei soccorsi sta valutando l’ipotesi di dotare il gruppo di equipaggiamenti da sub e di far addestrare i giovani da sommozzatori esperti, così da renderli in grado di resistere ad un’eventuale inondazione della grotta.

Le autorità thailandesi hanno categoricamente vietato ai soccorritori di intraprendere operazioni rischiose per l’incolumità dei ragazzi e stanno considerando l’ipotesi di riportarli in superficie al termine della stagione delle pioggie. Molti esperti però dubitano che i giovani possano resistere così a lungo in condizioni tanto proibitive. Mentre i responsabili delle operazioni valutano i vari piani di intervento, i militari cercano di introdurre all’interno della grotta, dove si trova il gruppo, un cavo in fibra ottica per creare un collegamento telefonico tra i 13 ragazzi e le loro famiglie.

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