Diritti umani
In ricordo di Giordano Bruno, condannato al rogo dalla Chiesa il 17 febbraio del 1600

Il filosofo cui nel 1889 fu dedicata una statua per essere stato simbolo della “libertà di culto e d’opinione”, fu arso vivo il 17 febbraio del 1600 in Piazza Campo dei Fiori a Roma
Di Paolo Codazzi
Oggi è stato portato al rogo, e quando gli venne mostrata, quando ormai era in punto di morte, l’immagine del Salvatore crocifisso, la respinse con volto torvo e sprezzante. E così è morto miseramente bruciato, per andare, credo, a raccontare agli altri mondi immaginati dalla sua fantasia come vengono trattati di solito a Roma gli empi e i bestemmiatori…
(in una lettera di Kaspar Schoppe a Konrad Rittershausen, Roma, 17 febbraio 1600).
… da buon allievo di Platone egli sa che la verità è tale solo quando trasforma radicalmente chi la giunge a possedere e che il sapere vale solo quando non lascia identico a ciò che eri, ma costringe a trascendere verso l’assolutamente nuovo, verso un futuro che non sia afferrabile con le trappole della ratio o del concetto, verso un’alterità che fonda, pur venendo dopo di noi nel tempo. In Bruno, prima in un senso più profondo e più autentico che per Spinoza, conoscere significa amare ciò che si conosce, fino a diventare il tal modo un tutt’uno con esso. Nuovo Empedocle nato nel secolo sbagliato, Bruno cerca una verità che non sia il freddo e sterile possesso di un’anima opaca e senza vita, ma l’incendio che fa dell’uomo una sola cosa con la divinità, con la natura animata, viva e piena di una misteriosa ricchezza, che ci attende come un’Itaca paziente e dimenticata.
Bruno è l’espressione più calda di quel Rinascimento “caldo” che dopo di lui si smarrisce e lentamente si dilegua, scomparendo nelle tenebre della storia, diventando parola segreta e dissimulata, derisa o incompresa quando si rivela. In Bruno quindi, per l’ultima volta con tanta forza e coerenza, si leva una visione qualitativa della vita, della natura, del cosmo stesso, che proprio per questo diventano i luoghi ove è possibile un dionisiaco abbandono al Tutto in cui ogni cosa aspira a risolversi. La morte di questo pensatore originalissimo sembra in tal senso simboleggiare la sconfitta di una visione del mondo: l’individuale, il concreto, il sensibile, tutto ciò che è immanente, in una parola la qualità, cedono definitivamente il posto alla quantità, all’universale e all’astratto, al calcolo razionalistico e alla matematica, alla tirannia culturale della scienza moderna, a tanti imitatori di un Cartesio “inutile e incerto”…