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Ambiente & Turismo

In Europa il settore dei trasporti inquina ancora troppo. Milano e Torino in testa alla classifica

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Il 70% dello smog viene prodotto da sei Paesi. «Dal 2021 per il mondo della mobilità in sharing inizierà una fase rivoluzionaria che dovrà portare ad un impatto ambientale sempre più green» commenta Marco D’Ambrosio, responsabile Sviluppo Business di GreenVulcano.

In cima alla classifica europea, la Germania contribuisce al 22,5% del totale dell’anidride carbonica immessa in atmosfera, seguita da Regno Unito con l’11,4% e Polonia con il 10,3%. Poi ancora seguono Francia ed Italia intorno al 10% e la Spagna al 7,7%.

Ma a livello di singole città, la graduatoria —su dati dell’International Council on Clean Transportation— vede  l’Italia addirittura in cima alla classifica. Ad occupare il primo ed il secondo posto delle città più inquinate sono infatti rispettivamente Milano e Torino. Sul podio anche Stoccarda. Seguono poi Kiev, Colonia, Haarlem e Berlino. E tra le città più inquinate vi è anche Napoli, che è settima.

La lotta all’inquinamento nel 2021 deve quindi necessariamente entrare nel vivo in un contesto che vede un po’ tutti i Paesi impegnati ad uscire dalla crisi sanitaria con distanze sociali nuovamente rafforzate e con un ricorso sempre maggiore allo sharing quale via di uscita per evitare gli affollati mezzi pubblici.

In quanto a investimenti, soluzioni e tempistiche, GreenVulcano (www.greenvulcano.com) —con i suoi oltre 100 dipendenti ed un’esperienza consolidata in 20 anni di attività— è leader in Europa, accreditato ormai da anni quale player «B2B» dietro le quinte delle maggiori società di smart mobility, nonché quale uno dei laboratori di ricerca e sperimentazione più attivi del «made in Italy hi-tech» nei settori più svariati.

Secondo l’azienda nata in Italia è proprio Covid-19 un ulteriore acceleratore della mobilità in sharing, mentre le nuove regole Ue impongono ai produttori di ridurre le emissioni a livello di flotta del 15% per tutti i veicoli entro il 2025 e del 37,5% per le automobili e del 31% per i furgoni entro il 2030, puntando ad una riduzione del 90% di tutte le emissioni provenienti dal settore dei trasporti entro il 2050.

«Dal 2021 per il mondo dei trasporti inizia così una fase rivoluzionaria che dovrà portare ad un impatto ambientale sempre più green, con motori sempre più puliti ed una nuova filosofia della mobilità dove la condivisione avrà un ruolo ancora più centrale così come i mezzi alternativi, meglio se a emissioni zero» commenta Marco D’Ambrosio, responsabile del business development di GreenVulcano.

Ma quali sarebbero in concreto i benefici  per l’ambiente apportati dalla condivisione? «Secondo le nostre stime ogni 1.000 autovetture in sharing anziché di proprietà portano ad un risparmio complessivo di 2 mila tonnellate di CO2 annue. Insomma è come se si piantassero circa 3.000 nuovi alberi. E con gli altri mezzi —come il monopattino elettrico o la bicicletta a pedalata assistita— l’impatto è addirittura vicino allo zero» risponde  Claudio Ortenzi, senior analyst di GreenVulcano.

Le prospettive sono buone: oggi 6 milioni di italiani sono iscritti ad almeno un servizio di sharing mobility. Ma, anche solo dalle cronache, è ormai evidente che il fenomeno è in crescita costante, vivendo al suo interno —negli ultimi mesi— anche l’esplosione dello sharing dei monopattini elettrici.

Senza dimenticare che nel boom della mobilità condivisa vi è il contributo di moltissime startup che —grazie appunto a partner B2B  su innovazione ed integrazione a 360 gradi come GreenVulcano, forte nella capacità di affiancare altre aziende e di “supportarle da zero”— hanno saputo rispondere a questo un nuovo bisogno della società, riuscendo a fare leva sulle piattaforme tecnologiche per spingere nuove forme di utilizzo dei veicoli, ampliandone la gamma ed ideando nuovi modelli di business.

«Ma il fenomeno non è circoscritto allo sharing e flotte privati» puntualizza Claudio Ortenzi. Anche per le flotte aziendali si sta consolidando questa trasformazione che porta le aziende di ogni dimensione verso la «sharing economy», combinando anche a livello aziendale l’uso dei trasporti pubblici.

Ed il risparmio a livello aziendale è notevole perché si passa dal concetto di «Total cost of ownership» (TCO) a quello di «Total cost of mobility» (TCM), si trasmigra quindi dal semplice costo di gestione dei veicoli della flotta al costo di gestione della mobilità aziendale a 360 gradi, includendo i servizi correlati e terziarizzando le attività no-core che vengono sempre più spesso affidate a chi ha più esperienza e maggiori competenze.

«Questo passaggio alla terziarizzazione è un fenomeno che riguarda anche gli operatori più grandi, perché decisamente si risparmia» commenta Marco D’Ambrosio. Non a caso tra i clienti B2B di GreenVulcano vi sono colossi come Octo Telematics oppure eDriving, la cui mission è quella di aiutare oltre un milione di autotrasportatori a ridurre collisioni ed infortuni.

Grazie appunto all’esperienza acquisita in 20 anni di attività, l’azienda italiana con basi a Roma, Napoli e Boston ha le competenze per realizzare soluzioni su misura rispetto alle precise richieste del cliente «shared mobility» che siano automobili, scooter, monopattini, o persino biciclette elettriche.

In questo modo il gruppo GreenVulcano è diventato il partner B2B ideale in campo internazionale per soluzioni di mobilità multimodale come quella attuale.

Fonte: (AJ-Com.Net).

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