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Immigrati, nel 2013 il 29% in meno di richieste da parte delle imprese

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immigrati lavoroQuasi 18mila le assunzioni non stagionali in meno rispetto al 2012. Cali più forti nelle micro e medio-grandi imprese, entrate quasi dimezzate al sud.

Roma, 7 agosto – Di pari passo con la crisi occupazionale che attraversa l’economia italiana, anche nel 2013 la domanda di lavoratori immigrati segna una consistente contrazione (-29%) in accentuazione rispetto a quanto avvenuto nel 2012 (quando il calo fu del 27%). In termini assoluti, quest’anno la richiesta di lavoratori non stagionali immigrati prevista dalle imprese dell’industria e dei servizi – al netto, quindi, dei fabbisogni di lavoratori autonomi quali badanti, collaboratori domestici e figure simili, non considerati dall’indagine – si potrà attestare ad un valore massimo di 42.960 unità (contro le 60.570 dell’anno scorso). In termini relativi, le assunzioni di personale immigrato potranno arrivare pertanto a rappresentare l’11,7% di tutte le assunzioni previste dalle imprese manifatturiere e terziarie per l’anno in corso (nel 2012 la quota era stata del 14,9%). Queste, in sintesi, le principali risultanze dell’indagine annuale sulla domanda di lavoro immigrato non stagionali per il 2013, segnalato dalle imprese italiane dell’industria e dei servizi e rilevato attraverso il sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro.
La contrazione maggiore del fabbisogno di lavoratori immigrati interessa più il comparto dei servizi, dove quest’anno sono previste 13.430 assunzioni in meno rispetto al 2012 (-31,7% in termini relativi) e meno quello dell’industria che, complessivamente, riduce di 4.180 unità il suo fabbisogno (-22,9% sull’anno precedente). E’ da notare come di queste ultime, ben 2.940 (il 70,3%) si riferiscono al solo settore delle costruzioni che, nel confronto con il 2012, segnala una riduzione del proprio fabbisogno di manodopera immigrata del 35,5%.
“I dati Excelsior– ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello- sono una preoccupante conferma della crisi del settore dei servizi e di quello delle costruzioni, fortemente legati al mercato interno e in cui la forza lavoro assicurata dagli immigrati rappresenta ormai un elemento strutturale e spesso qualificato. Questa ulteriore riduzione del loro fabbisogno è un segnale chiaro che, per sostenere i segnali di ripresa annunciati dal governo, è assolutamente indispensabile puntare sul rilancio della domanda interna, senza la quale non si risale la china della disoccupazione. Ma la riduzione del fabbisogno di immigrati, evidenziato dalle imprese, segnala anche il rischio di perdere preziose competenze professionali che invece vanno salvaguardate mettendo in campo – come le Camere di commercio stanno facendo – iniziative per la riqualificazione delle competenze di chi ha perso un lavoro e per favorire, sostenendo chi sceglie di aprire un’impresa, l’integrazione e il rafforzamento dei legami culturali e commerciali dei lavoratori immigrati con i paesi d’origine”.

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