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Attualità

Il segno degli dei

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L’evoluzione di un pittogramma nei cieli della Mesopotamia

di Alessandro De Blasi

dingir evidenceRoma, 25 gennaio – Dingir (o diĝir ) è un termine sumero determinativo e veniva espresso con il simboloAnu
cuneiforme ; essendo determinativo  non viene pronunciato e viene tradotto come una semplice “D” in apice, come ad esempio:  DMarduk, quindi  [il dio]  Marduk. Il termine “dio” veniva pronunciato e disegnato con il pittogramma ilu ma Il concetto di divino in lingua sumera è strettamente correlato a quello di cielo, come appare dal fatto che il segno cuneiforme dingir è lo stesso usato per la volta celeste e che curiosamente la sua espressione pittografica somigli ad una stella. Rappresenta il termine in sumero AN (cielo) ed anche l’ideogramma per An, la divinità suprema del Pantheon. L’origine del dingir è probabilmente una congiunzione dei termini  DINdin gir  –giusto,dei giusti  e GIR gir-direzione, freccia/vettore, anche il giovane bue che muove l’aratro è rappresentato con gir ; il concetto che ne deriva è ”la giusta direzione”,inteso anche come “la via che giunge al giusto luogo”. In cuneiforme assiro lo stesso termine viene espresso con il segno samu B010_(Old_Babylonian_an_–_Santakku_dingir)    e può rappresentare sia un ideogramma per “dio”, “divinità”; ma come per il sumero, nel caso specifico si stia semplicemente utilizzando il termine generico “un dio”, esso è pronunciato” ilum”. E’ straordinaria la relazione tra il termine sumero dingir  con l’attuale turco tengri (cielo, dio che è nel cielo).

 

figscrittura2The Schoyen Collection, reperto MS 3029 – Iscrizione Sumera su placca in pietra – XXVI Secolo a.C. Cuneiforme arcaico  –Lista delle offerte fatte alle sacerdotesse di Adad in occasione della loro nomina-

SUMER star (2)Il termine ilu/ilum è parte della radice etimologica per il moderno Babele, da cui Babilonia; esso  è una derivazione dei due termini sumeri babu(bab per gli accadi, letteralmente “porta”) ed il già citato ilu(ilum per gli accadici, “dio”, “divino” o “dei cieli”). Ne consegue il vero significato di Babilonia, porta degli dei oppure porta del cielo. Babilonia inizialmente era una piccola città-stato, messa in ombra dai regni mesopotamici  più antichi e potenti. Divenne indipendente nel IXX secolo a.C. e solo un secolo più tardi, grazie ad Hammurabi, venne forgiato  un vero e proprio impero trasformando Babilonia nello stato dominante, con a capo del pantheon il dio Marduk (in sumero è d AMAR.UTU –  figlio[ sole] che deve [ancora]crescere; un’altra possibile derivazione può essere d AMAR.DU.KU – figlio splendente del puro tumulo ) che sottostava anch’esso all’autorità del dio supremo An. Essendo una delle figure principali della storia dell’uomo, torneremo sul dio Marduk (e Babilonia) in un articolo apposito.

Sumerian_MS2272_2400BC dei

 

Lista di divinità sumeriche, 2.500  a.C. Ogni nome è preceduto dal Dingir determinativo.

 

aovalcrossassyria1

Nel 2000 a.C. nelle terre di Assur ( Assiria) la stella di Anu, l’Ilum, poteva essere trovato in una sua forma più definita. Il simbolo è presente in forme varie su  molti cilindri e tavole delle diverse culture mesopotamiche e tutte riportano alla descrizione del sumero Nibiru ( [luogo]che attraversa , crocevia)  il dominio d’origine degli dei Anunnaki, nel cielo. Questo simbolo in particolare evolverà sino al periodo  paleo-assiro nella venerata stella di Ishtar. Questo dimostra come sin dall’alba dei tempi gli antenati della nostra razza hanno riconosciuto ed identificato un concetto di divino connesso al cielo. Nella storia nulla è casuale; è l’interpretazione che l’uomo tende a dare agli eventi e la sua capacità di comprenderli che classifica il mito o la realtà dei fatti. Un esempio dell’evoluzione del dingir può essere osservato su un insieme di rune proto-norrene. È il primo stadio di una lingua caratteristica nord-germanica, e la lingua delle prime e più antiche iscrizioni runiche, parlata circa tra il terzo e il settimo secolo d.C. L’utilizzo di questi simboli si protrae fino al XVII secolo d.C.; racchiuse in un unico “sigillo” sono chiamate Galdrastafur nella loro lingua originale, in islandese. La runa  Ægishjálmr (conosciuta anche come Elmo di Awe) ne è l esempio più rilevante, ma anche la Þjófastafur , la Vegvísir o la Veiðistafur.

 

VegvisirHuld

 

 

                                  

  Vegvísir

                  100px-Aegishjalmr.svg

 

 

 

Ægishjálmr

 

300px-Icelandic_Magical_Stave_thjofastafur.svg

 

 

 

 

Þjófastafur

 

100px-Icelandic_Magical_Stave_veidistafur.svg

 

Veiðistafur

Ovviamente il vero significato di quel simbolo era celato ai popoli scandinavi, ma c’era comunque una “ridondanza storica” nell’utilizzo di esso; mille anni fa i loro antenati attribuivano poteri magici a queste rune, ma come per ogni cosa che non si può spiegare, di cui si è persa la conoscenza ed il vero significato, per le masse e per la mente umana  la magia sembrò essere la spiegazione migliore, ancora una volta. Le influenze dell’antico medio oriente hanno generato quasi tutti i simboli, gli alfabeti, le strutture sociali e gerarchiche di tutto il mondo; le numerose prove archeologiche, i reperti e gli artefatti dimostrano l’autenticità del livello di conoscenza che essi avevano raggiunto e avevano saputo conservare. Noi d’altro canto nella nostra quotidianità,nella nostra frenetica e presuntuosa ricerca del passato non abbiamo ancora compreso che per ogni ora che passiamo a scavare nella terra dovremmo passarne dieci a scrutare il cielo.

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