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Italia

Il ruolo dei media ai tempi della pandemia

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È un momento critico per i giornalisti, abituati a diffidare o interrogarsi sulle comunicazioni che arrivano dal Palazzo. Il grande sconvolgimento creato da COVID-19 ha portato ad una certa rimodulazione della professione.

di Andrea Cavazzini

Un’altra settimana sta finendo ma tutto sembra dannatamente uguale o quasi e questo tempo non passa mai.  Ogni giorno incertezza, ansia e impotenza ci assalgono. Ci svegliamo, ci sforziamo di raccogliere le idee e realizziamo che non è stato solo un brutto sogno. Quindi ritorna la preoccupazione, controlliamo i nostri telefoni, accendiamo il computer alla ricerca di questa o quella dichiarazione proveniente dalla pletora di scienziati e tecnici che affastellano la galassia delle tante commissioni che gravitano intorno al governo, diamo un’occhiata nervosa all’ultimo notiziario alla tv e iniziamo la giornata nel modo in cui abbiamo terminato quella precedente; alla ricerca di risposte su questo virus ma soprattutto di quale domani ci aspetta.

Qual è l’ultimo bollettino? Quanti nuovi casi? La lista dei deceduti si è ridotta?  Cosa sarà della nostra già provata economia?  Che cosa ha detto Conte in conferenza stampa? Fiumi di parole su asfittici acronimi o formule magiche per salvarci dal tracollo: MES, Coronabound, Recovery Fund.  E Salvini e la Meloni continuano a randellare (dialetticamente) il premier? Cerchiamo un segno di speranza tra numeri sempre inquietanti. Cerchiamo un’indicazione e soprattutto risposte chiare di quanto sarà ancora duro e lungo questo limbo e quando finirà tutto per tornare ad una normalità che ci restituisca i diritti sospesi.

I pensieri si affollano nelle menti già provate dalla lunga quarantena.  Siamo al sicuro?  E i nostri cari? Possiamo tornare a lavorare o meglio ancora la domanda che tormenta la maggior parte di noi: “Ce l’avremo ancora un lavoro quando tutto questo sarà finito?” E in questo momento, per quanto spaventoso, la maggior parte dei media si sta comportando in modo responsabile?  Il compito dei media rimane quello di fornire la verità, anche se quella verità ci piace meno ovvero presentare i fatti senza alimentare false speranze. Riferire ciò che sta realmente accadendo, non addolcire la pillola per farci stare meglio.

I media sono lì per ottenere risposte, non stanno cercando di far sembrare buono o cattivo questo o quel leader politico ma controllare chi comanda le operazioni, responsabile delle proprie azioni e/o inefficienze. Dopotutto, i media non trattano solo una storia, fanno parte della storia. Tutti fanno parte della storia, perché questo virus colpisce letteralmente ogni singola persona. In tempo di crisi, i giornalisti, sono i cani da guardia della democrazia o dovrebbero trasformarsi in benevoli San Bernardo dopo la valanga o addirittura in meravigliosi piccioni viaggiatori che trasmettono informazioni dal governo alla popolazione? Nell’era del coronavirus, i ruoli dei media sembrano ricalibrarsi in modo diverso.

È un momento critico per i giornalisti, abituati a diffidare o interrogarsi sulle comunicazioni che arrivano dal Palazzo. Il grande sconvolgimento creato da COVID-19 ha portato ad una certa rimodulazione della professione. Istituzioni e media -si stanno adattando a questo nuovo eccezionale contesto. Non c’è dubbio che in questa fase il ruolo del servizio pubblico sia ancora più importante di prima. Ci sono misure adottate dal governo che vanno comunicate ai cittadini e in questo la stampa gioca un ruolo cruciale, i giornalisti devono continuare a mantenere il loro ruolo di sorveglianza, svolgere il ruolo di “guardiani della democrazia ” e controllare il governo sulla capacità di reazione di fronte all’emergenza non solo sanitaria ma anche sociale ed economica.

Ma potrebbe realizzarsi un pericoloso effetto boomerang a causa del volume e dalle dimensioni della copertura mediatica al quale da mesi siamo sollecitati. E che alla fine potrebbe portare ad allontanarci dalle notizie intasando il nostro già provato sistema sensoriale stanco di bollettini e soprattutto di incertezze. La conseguenza è quella di esporre il pubblico ad una percezione distorta e ansiogena di quello che ci viene comunicato quotidianamente. Tuttavia, i media pur duramente colpiti da una contrazione dei ricavi pubblicitari a causa della crisi economica, rimangono essenziali per garantire il libero flusso di informazioni, arricchire il dibattito pubblico, promuovere una maggiore trasparenza di fronte alla situazione attuale e diffondere notizie utili con spirito di servizio al cittadino.

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