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Il Qatar? E’ come la giraffa: un animale strano, ma reale

A Doha per la Pareto University il rettore Bruno Poggi, sociologo e politologo, scopre una città che ha saputo ‘modernizzarsi’ in tempo breve, con volontà costruttive per un ‘ponte virtuale’ di scambio culturale con l’occidente.
Di Bruno Poggi

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Doha, 14 settembre – Nonostante sia stato designato per ospitare l’edizione dei mondiali di calcio del 2020, pochi in realtà conoscono il Qatar. Molti lo confondono con Dubai; ed è il primo errore perchè Dubai è la capitale degli Emirati Arabi Uniti, mentre la capitale del Qatar si chiama Doha, dove mi trovo in questo momento. Il Qatar è retto da uno sceicco e la sua famiglia e, nonostante quello che possa sembrare è un simbolo assoluto di modernità. Ma vediamo di fare ordine e di cominciare dal principio. La prima sensazione appena uscito dal (bellissimo) aeroporto è quella climatica: a tutti coloro che questa estate si lamentavano del caldo torrido in Italia consiglio di venire qui. Ieri notte sono arrivato che erano quasi le due e il termometro segnava 33 (dico trentatré e non sono malato) gradi! E tutto questo il 14 di settembre. In luglio e in agosto le temperature superano allegramente i 40 gradi fino ad arrivare a quote comprese tra i 45 e 48 gradi. In compenso ho scoperto che c’è una legge che impedisce agli operai, in particolari a quelli edili, di lavorare oltre i cinquanta gradi…bontà loro! A parte il clima c’è da dire che, oltre ad avere un mare bellissimo, Doha è anche una città di una dinamicità sorprendente: per strada ho visto (e vi assicuro che non esagero) decine e decine di cantieri aperti, una città che investe buona parte del suo denaro (il Qatar è il maggiore produttore mondiale di gas) per migliorare la vita dei suoi cittadini. La prima visita che ho svolto è stata alla Qatar University dove ho incontrato Cesar Wazen il responsabile delle Partnership esterne, col quale abbiamo definito i dettagli dell’accordo tra la loro università e la Pareto University. Mi hanno accompagnato a fare un giro per il campus e vi posso garantire che la Qatar University è una città nella città, talmente grande che “La Sapienza a confronto sembra un ateneo di provincia. Anche qui c’erano tanti cantieri aperti per nuove facoltà e istituti che sorgeranno a breve. La seconda visita è stata presso la Qatar Foundation che è una struttura governativa che ha come compito quella di sviluppare la ricerca e la tecnologica in Qatar. In particolare ho visitato il Park Technology all’interno del quale vi sono, tra gli altri, anche le strutture di ricerca delle principali aziende che si occupano di energia: Gulf, Shell, Siemens e così via. La Qatar Foundation, che ancora deve finire di costruire tutti i suoi padiglioni, è pronta ad ospitare nei prossimi anni centinaia di scienziati da tutto il mondo delle più svariate discipline. E questo, naturalmente, è una grande risorsa anche per noi della Pareto University, che quasi certamente avremo la nostra sede all’interno della Qatar Foundation. Infine l’ultima tappa della giornata è stata dedicata a visitare la West Bay, ovvero la zona degli affari e delle ambasciate (simile alla City di Londra). Decine e decine di grattacieli, di varie forme e fogge, si innalzano sul cielo di Doha. Ma la cosa bella è che fino a poco più di dieci anni fa in questa zona, a parte l’Hotel Sheraton, non c’era quasi nulla solo deserto. E anche per questo motivo guardandomi intorno in questa straordinaria città, così particolare mi è venuta in mente la definizione che Palmiro Togliatti dava del PCI: un animale strano, ma reale.