Diritti umani
Il potere e il denaro sono le cause dell’ostilità umana?
Liquidare la questione dell’ostilità umana con la ricerca di “Denaro e Potere” è ingenuo, riduttivo e, in fondo, errato
di Sergio Bevilacqua, sociologo e sociatra
La ricerca di Denaro e Potere sono cause di ostilità nell’umanità? Oppure l’ostilità è endemica all’umanità, e non condizionata da obiettivi specifici?
Ovviamente ci sono risposte migliori o peggiori, ma non c’è risposta definitiva, perché la partita sociologica è sempre in evoluzione in quanto il mazzo di carte muta.
La idea della Sociatria Organalitica in proposito è quindi soprattutto evolutiva. Però, affrontare il tema in chiave antropologica, cioè relativa alla natura umana e alla sua cultura, implica cercare la base di conoscenza su cui fondare l’idea di Uomo (antropologia come scienza umana). La Sociatria Organalitica può aggiungere l’aspetto speciale di un viaggio clinico unico nelle società umane, congegnato proprio per essere una fonte ulteriore di studio antropologico su base meno teorico-filosofica oppure superficialmente opinionistica di quanto si è abituati a fare su questi temi.
È la cifra propria della Sociatria Organalitica: nessuno ha cercato di farlo e lo ha fatto prima.
Quindi, la Sociatria Organalitica aggiunge una fonte clinica che, andando alla base del funzionamento societario sperimentato in circa 1000 interventi, fa risaltare che in quel campo, non prevalgono Denaro e Potere, anche se sono ben presenti e importanti come motivazioni per l’agire. Infatti, quasi tutti coloro che oggi detengono grandi quantità di denaro e potere, vengono da un lungo lavoro di costruzione societaria, che appare alla prassi clinica realizzata con il rispetto delle altre dimensioni di organizzazione. Questi soggetti, dotati di grandi potere e denaro che possono gestire in modo spesso molto discrezionale, sono però vertici di strutture organizzative partecipate da altri in senso economico, organizzativo, decisionale.
È un mito ingenuo il fatto che questi grandi imprenditori o anche vertici di Stati possano fare tutto ciò che vogliono: organismi vari, consigli di amministrazione, comitati di direzione, gerarchie, contropoteri, ecc. ecc. sono presenti e incisivi ovunque, all’interno e all’esterno di quei soggetti.
Quindi, liquidare la questione dell’ostilità umana con la ricerca di “Denaro e Potere” è ingenuo, riduttivo e, in fondo, errato.
L’ostilità umana, congenita ma per nulla strapotente, si appoggia sì a risorse come potere e denaro, ma anche a molte altre, numerose e significative, magari considerate meno importanti. La enorme concentrazione di potere e denaro, del tutto nuova, dovuta alla globalizzazione, non differisce molto da quanto scritto sopra: la constatazione di una sostanziale direzione collegiale (più o meno articolata e democratica) dei grandi poteri e capitali è la il risultato di un percorso analitico-scientifico svoltosi proprio in contemporanea storica all’enorme accumulazione di risorse finanziarie e potere avvenute con la globalizzazione.
Al di là dunque delle considerazioni più sociali, una vera antropologia si deve interrogare a proposito di quale sia l’identità dell’Uomo, e che l’essere vivente della specie umana sia ostile ai sui simili è certo: lo è per natura e per apprendimento sviluppato con l’esperienza.
La sua ostilità è dovuta a concorrenza interna per denaro e potere? Né la esperienza riflettuta della Sociatria Organalitica, né i dati riguardanti i reati nei Paesi OCSE direbbero questo. Sembra che essa sia dovuta più ad assenza di organizzazione, cioè ad assenza di procedure e sistemi condivisi di valori e comportamenti, che a ingordigia di risorse economiche e decisionali (denaro e potere appunto). Questa evidenza fa propendere per un Uomo non disinteressato, ma per un Uomo interessato a molti elementi oltre al denaro e al potere. La riduzione di tale numerosità di elementi ai soli denaro e potere figura più come un’ingenuità tipica della società borghese e dello sviluppo economico proprio degli ultimi 2 secoli. Tele periodo è stato caratterizzato infatti dalla possibilità di affacciarsi all’appropriazione di queste risorse di una quantità enorme di soggetti umani, quando soltanto prima della società industriale tali risorse erano molto meno mobili e molto inferiori in quantità, ed era parimenti una piccola percentuale di esseri umani che competeva per possederle. Possiamo con certezza affermare che il grande macrociclo storico semichiliastico di cui parliamo (il mezzo millennio che parte dalla rivoluzione scientifica ai giorni nostri) sembra essere vicino alla sua conclusione, anche se ci troviamo nella sua fase più confusa, una fase paragonabile metaforicamente a un nuovo diluvio universale, costituito da quattro rivoluzioni sociologiche contemporanee: 1. il completamento del ciclo della globalizzazione guidata dall’economia industriale, 2. la sua prima conseguenza pseudo-malthusiana dell’antropocene cioè la moltiplicazione velocissima dell’umanità, 3. la mediatizzazione estrema, con la fusione tra web e telefonia cellulare e, last but not least, 4. la emersione del soggetto femminile in ogni società umana, che la Sociatria denomina organaliticamente “ginecoforia”.
In questo contesto quadrivoluzionario, ovvero diluviano, potere e denaro costituiscono elementi di grande aleatorietà, molto meno affidabili che nei due secoli passati. La loro concentrazione farebbe pensare a una prospettiva di stabilizzazione simile a quella medievale, anche se su ben altre dimensioni, demografiche, economiche e organizzative incommensurabili. Ciò si intravvede, oltre il diluvio, anche se, dal bel mezzo della tempesta perfetta della quadrivoluzione, è molto difficile riconoscere l’approdo.
Non si vedono innovazioni dirompenti, a parte forse l’energia pulita e a basso costo con la fusione dell’atomo, che possano cambiare il quadro economico di vita della specie umana. E tutti gli anche gravi conflitti che vediamo nel mondo risaltano più come forme di riassetto della specie all’interno di nuovi stati stazionari che rispettino i grandi cambiamenti intervenuti e destinati a quietarsi con pace o con guerra.
Ed ecco rispuntare il tema dell’ostilità, con la guerra. Sempre l’umanità ha raggiunto punti in cui si è scatenata l’entropia, sotto forma di guerra: o in aree definite, nella storia di millenni, o mondiali, con l’acquisizione di una sensibilità olistica del suo habitat, il pianeta Terra, nell’ultimo mezzo millennio.
Ma solo oggi la guerra è minaccia di fine totale: quindi anche su questo la storia non ci è magistra vitae e la navigazione è a vista. Ed è quanto più vitale che i poteri della società umana, in particolare quello politico e quello economico, siano messi al riparo dalle perturbazioni individuali, e che il collegiale organizzato, il societario, governi tali poteri.