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Il migrante inverso Parte 2 – The reverse migrant Part 2

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Tempo di lettura: 12 minuti

di emigrazione e di matrimoni

Il migrante inverso Parte 2

Dopo la laurea sono andato in Italia per studiare, ma in realtà l’Italia è diversa per chi ci vuole abitare invece di fare una vacanza di famiglia

Il ritorno in Australia dopo quel prima viaggio in Italia è stato un trauma, tanto che ci sono voluti mesi per superarlo, e il primo risultato è stato di non ottenere la maturità che arriverà l’anno dopo. Il secondo risultato è stato il cambio ai miei progetti dopo la maturità, prima di andare in Italia avevo intenzione di arruolarmi nell’Accademia della RAAF, l’Aeronautica Militare australiana, e dopo ho deciso di laurearmi in Storia Moderna.

Nel corso del viaggio mi ero reso conto che mancava qualcosa nella mia vita che non riuscivo a identificare, sapevo solo che in qualche punto, e non lontano, dovevo tornare in Italia per cercarla.

All’Università poco è cambiato, le mie origini hanno influenzato come ero visto da alcuni docenti, ma avevo voglio di continuare gli studi in Italia. Questa mia intenzione non era ben vista dai miei genitori, nel modo più evidente da mia madre. Era vista da loro come il “tradimento” dei loro progetti di una vita in Australia per i loro figli.

Questo è peggiorato quando mi sono registrato al Consolato d’Italia locale per prendere il passaporto italiano. Per me questo era il sigillo ufficiale di quel che ero legalmente, ma per i miei genitori era un segno di un futuro che non gradivano. Per loro dovevo essere “australiano” e non “italiano”. Ma, come sapevo sin dai primi giorni di scuola, per alcuni australiani non sarei mai stato accettato come tale.

In quegli anni ho intrapreso i miei prima passi nella comunità italiana della mia città ottenendo anche un ruolo nell’esecutivo di un gruppo di assistenza sociale per i nostri connazionali e promozione della nostra Cultura.

Italia

Dopo la laurea sono andato in Italia per studiare, ma in realtà l’Italia è diversa per chi ci vuole abitare invece di fare una vacanza di famiglia. La burocrazia già ti fa capire che non sei più nel tuo paese di nascita. Purtroppo la prima delusione è stata l’incapacità di poter studiare Storia Moderna perché uno dei prerequisiti era la conoscenza del latino, proprio la materia negatami alle mie scuole, perché consideravano che noi figli di immigrati italiani non eravamo intelligenti abbastanza per poter studiare quella che era la lingua d’origine della lingua che parliamo ora in casa… Sono stata accettato in Giurisprudenza, anche se non ero convinto che fosse una materia adatta per me, ma la Natura ha cambiato il mio destino.

Mi sono iscritto all’Università di Napoli ad ottobre del 1980, alla fine della prima settimana di lezioni in novembre la Campania è stata colpita da un grande terremoto, in modo particolare l’Irpinia. Lezioni sospese, peggio ancora qualche settimana dopo hanno cominciato a fare gli esami senza lezioni. Ho capito che quella “avventura” era finita per me. L’agosto seguente sono tornato in Australia senza aver trovato quel che cercavo.

Ho cominciato a lavorare nell’impresa del mio padre che mi ha poi permesso di poter continuare a partecipare a gruppi italiani precedenti.

Inganno

Nel corso di questo periodo ho incontrato altri miei coetanei e per la prima volta ho capito di non essere l’unico ad avere problemi di identità a causa delle mie origini. Ho incontrato ragazze italiane che si sono trovate in molte difficoltà a casa perché i genitori non volevano che uscissero, particolarmente con ragazzi. Allora hanno cominciato a fare le uscite in gruppi, di solito cugine oppure amiche d’infanzia, che rendevano più sicuri i genitori che impostavano orari di ritorno.

Ma noi che frequentavamo i locali di moda per i giovani italo-australiani dell’epoca abbiamo capito subito che era un inganno. Una volta uscite da casa incontravano i ragazzi di cui erano innamorate al bar per poi andare da soli in coppia. Questo è stato inizio della “liberazione” delle ragazze italiane. Come me queste ragazze cercavano la propria identità.

Pian, piano i genitori si sono trovati a dover accettare che le figlie avessero la stessa libertà dei loro fratelli.

Questa è una fase che vale la pena studiare perché ha segnato il cambio di generazioni dagli immigrati italiani ai figli italo-australiani. Questa fase non era facile e in non pochi casi ci sono state rotture tra genitori, in modo particolare tra i padri e le figlie.

Tutte le mie attività in seno alla comunità locale hanno portato a una consapevolezza di quel che doveva essere la mia strada, ma sentivo dentro di me ancora una rabbia che non riuscivo a spiegare, nemmeno a me stesso. Poi un altro viaggio in Italia mi ha dato una scossa inattesa e molto dolorosa.

La seconda delusione

Sono tornato in Italia per un periodo di lavoro durante il quale ho scoperto la realtà della città di Faenza. C’ero andato quattro anni prima in vacanza per trovare amici e in quel viaggio ho trovato un’Italia diversa dalle regioni meridionali dei miei genitori. Era una città in cui potevo vivere. Non potevo immaginare che molti anni dopo sarebbe diventata la mia casa vera.

In quel periodo faentino mi sono fidanzato con una ragazza del sud che ci si trovava per motivi di studio e di lavoro. Alla fine del periodo motivi di famiglia mi hanno costretto a tornare in Australia e lei mi doveva seguire. La mia partenza fu tristissima per entrambi.

Purtroppo, la situazione in Australia non mi ha permesso di poterla chiamare nel suo paese immediatamente e quasi un anno dopo mi ha detto che non mi voleva più vedere. Solo anni dopo ho saputo la realtà, ma il dolore ha rinfocolato la rabbia dentro di me. Purtroppo questa rabbia ha anche creato altri problemi con i miei genitori.

Quel periodo è stato segnato dal dolore di dover trovare una soluzione che non facesse male ai miei genitori che non riuscivano a capire perché non trovavo una sistemazione “normale”. Quasi ogni tentativo di spiegare i miei motivi finiva in litigi che facevano male a tutti.

Portachiavi e riconciliazione

In quel periodo avevo un portachiavi che mia madre odiava per la scritta in italiano, “Non consigliatemi so sbagliare da solo”, infatti, quello scritto era proprio il motivo per cui l’avevo comprato e alla fine era una freccia verso la vera direzione della ricerca. Solo anni dopo mia madre ha capito il vero senso di quel messaggio.

Ho cominciato anche a pensare seriamente a scrivere e alla fine è stato proprio questa la chiave per la soluzione della mia ricerca, ma non immediatamente.

Avevo pensato di scrivere un romanzo di una famiglia di immigrati italiani in Australia e intendevo farlo in italiano perché avevo capito molti anni prima che chi è rimasto in Italia non ha mai capito quel che i parenti e amici all’estero hanno dovuto affrontare. Alla fine ho scritto una serie di racconti in italiano di episodi della vita degli emigrati italiani in Australia, alcuni personali ed altri di casi che avevo conosciuto direttamente dai protagonisti.

È stato nello scrivere questo libro che ho capito quel che era la mia identità vera.

Non sono italiano, ma non sono nemmeno australiano, come volevano i miei genitori, sono italo-australiano e così mi presento in Italia ora che ci abito quando qualcuno mi chiede da dove viene il mio accento.

Con gli anni ho finalmente avuto il riavvicinamento con i miei genitori. Tristemente, mia madre era stata colpita da un male terribile, ma gli anni delle terapie ed infine gli ultimi sapendo che la fine stava per arrivare, e che non le ho mai detto, abbiamo avuto lo scambio che non potevamo avere prima.

Un giorno nel reparto delle cure palliative è stata proprio lei a nominare il portachiavi che tanto odiava. Non mi ricordo le parole esatte ma ha capito che era il mio modo di dire che dovevo essere libero di fare i miei sbagli e non di evitare di ripetere gli sbagli degli altri.

Purtroppo, molti immigrati italiani, come abbiamo visto con le loro figlie, non hanno mai capito del tutto che nel paese nuovo non potevano continuare a vivere come facevano in Italia. Lei aveva capito che non ero quel che lei voleva e non potevo mai esserlo, dovevo essere io stesso a trovare la mia vita. Tristemente molti genitori emigrati italiani non hanno mai imparato questa lezione.

Ho avuto l’onore e la grazia di poter finalmente trovare pace con i miei genitori. Dopo la scomparsa di mamma ho continuato per tre anni a curare mio padre durante il suo tormento, la demenza. Una condizione che spesso lo portava indietro nel tempo al suo paese in Calabria e durante il quale non mi riconosceva più come suo figlio

Il giorno del suo funerale non sapevo cosa sarebbe successo nella mia vita. Poi un giorno del febbraio 2010 mi è arrivata una domanda di amicizia su Facebook che ha letteralmente cambiato la mia vita portandomi in Italia, però, non come turista ma come migrante inverso.

Continua con Parte 3 

Se volete contribuire le vostre storie inviatele a: gianni.pezzano@thedailycases.com

Parte 1: https://thedailycases.com/il-migrante-inverso-the-reverse-migrant/

di emigrazione e di matrimoni

The reverse migrant Part 2

I went to Italy after graduation but the reality in Italy is different for those who want to live there rather than to go for a family holiday.

The return to Australia after the first trip to Italy was traumatic, so much so it took me months to overcome and the first result was to not achieve matriculation that I achieved a year later. The second result was the change of my plans following matriculation, before going to Italy I intended enrolling in the Royal Australian Air Force Academy but after I decided to graduate in Modern History.

During the trip I had realized that something was missing in my life and I could not identify it but I knew that at some stage, and not far away, I had to go back to Italy to look for it.

Little changed at University, my origins influenced how I was seen by some lecturers but I wanted to continue my studies in Italy. This intention of mine was not well seen by my parents, in the most obvious way by my mother. They saw it as a “betrayal” of the projects for their children’s life in Australia.

This became worse when I registered at the local Italian Consulate to get an Italian passport. For me this put the official seal to what I was legally but for my parents this was a sign for a future they did not please them. I had to “Australian” for them and not “Italian”. But as I knew from the first days at school, for some Australians I would never be accepted as one.

In those years I took my first steps in my city’s Italian community, also filling a role in the executive of a community group that provided welfare for our countrymen and the promoted of our Culture.

Italy

I went to Italy after graduation but the reality in Italy is different for those who want to live there rather than to go for a family holiday. The bureaucracy immediately makes you understand that you are no longer in your country of birth. Unfortunately the first disappointment was not being able to study Modern History as one of the prerequisites was to know Latin, the very subject I was not allowed to study at school because they considered we children of Italian migrants were not intelligent enough to study the language that was the precursor of the language we speak at home… I was accepted into Law, even if I was not convinced that it was suitable for me but Nature altered my destiny.

I enrolled in Naples University in October 1980 but at the end of the first week of lectures in November the Campania region was hit by a major earthquake, especially the Irpinia area. The lectures were suspended, worse still, a few weeks later they began the exams without lectures. I understood that the “adventure” was over for me. The following August I returned to Australia without having found what I was looking for.

I then began working in my father’s company that let me continue taking part in the previous groups.

Deception

At this time I met others of my age and for the first time I understood I was not the only one having identity problems caused by my origins. I met Italian girls who had problems at home because their parents did not want them to go out, especially with boys. So they began to go out in a group, usually female cousins or childhood friends, which assured the parents who set times to get back home.

But those of us who frequented the fashionable places for young Italo-Australians at the time understood immediately that this was a deception. Once away from home the girls met the boyfriends at the bar and then they went away as couples. This was the beginning of the “liberation” of the Italian girls. Like me, these girls were looking for their own identity.

Slowly the parents found they had to accept that their daughters should have the same freedom as their brothers.

This phase deserves to be studied because it marked the change of generations from Italian migrants to Italo-Australian children. This phase was not easy and in not a few cases there were breaks between the parents, particularly the father, and the daughters.

All my activities in the local community brought me awareness of what should have been my path but I still felt an anger inside me that I could not explain, not even to myself. And then another trip to Italy gave me an unexpected and very painful shock.

The second disappointment

I went to Italy to work for a few months during which I discovered the reality of the city of Faenza. I had gone there on holiday four years before to visit friends and in that trip I found an Italy that was different from the southern regions of my parents. It was a city in which I could live. Little did I imagine that many years later it would become my real home.

During that time in Faenza I got engaged with a girl from the south of Italy who was there for study and work reasons. At the end of the stay family problems forced me to go back to Australia and she should have followed me. My departure was very sad for both of us.

Unfortunately, the situation in Australia did not allow me to call her to the country immediately and almost a year later she told me she did not want to see me anymore. I only found out the truth years later but the pain fed the anger inside me. Unfortunately this anger also created problems with my parents.

That was a time marked by the pain of finding a solution that did not hurt my parents who could not understand why I could not settle down “normally”

Key ring and reconciliation

At the time I had a key ring that my mother hated for the message in Italian, “Do not give me advice I can make mistakes on my own”. In fact, that motto was the very reason I had bought the key ring and in the end it was the arrow that pointed towards the true direction for my search. My mother understood the real meaning of that motto only years later.

I also began to seriously think about writing and in the end this was the very key to the solving my search but not immediately.

I thought about writing a novel about a family of Italian migrants in Australia and I wanted to write it in Italian because I had understood many years earlier that a lot of people in Italy never understood what their relatives and friends overseas had to deal with. Finally I wrote a book of short stories of episodes in the lives of Italian migrants in Australia, some personal and others I have knew directly from the protagonists.

It was in writing this book that I discovered my true identity.

I am not Italian but I am not Australian either, as my parents wanted. I am Italo-Australian that this is how I present myself now that I live in Italy when someone asks me where my accent comes from.

Over the years I finally had reconciled with my parents. Sadly, my mother had been struck by a terrible disease but the years of the therapies and finally the last months knowing that at the end was coming, and which I never told her, we had a discussion that we could not have before.

One day in the palliative care wing of the hospital she brought up the key ring that she hated so much. I do not remember her exact words but she understood that it was my way of saying that I had to be free to make my own mistakes and not to avoid repeating the mistakes of others.

Unfortunately, many Italian migrants, as we saw with their daughters, never fully understood that in the new country they could not continue living as they did in Italy. She had understood that I was not what she wanted and I could never be, I had to be the one to find my own life. Sadly, many Italian migrant parents never learnt this lesson.

I had the honour and the state of grace to finally be able to find peace with my parents. After my mother’s demise I continued looking after my father during the years of his torment, dementia. This condition often took him back to time to his home town in Calabria during which he no longer recognized me as his son.

On the day of his funeral I did not know what would come in my life. I was waiting for major news for my future. And then, one day in February 2010, I received a friendship request on Facebook that literally changed my life and brought me to Italy, however, not as a tourist but as a reverse migrant.

Part 3 to follow.

If you wish to contribute send your story to: gianni.pezzano@thedailycases.com

Part 1: https://thedailycases.com/il-migrante-inverso-the-reverse-migrant/

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