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Attualità

Il fattore umano nei voli spaziali

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Il calendario ‘spaziale’ del 2023 è ricco di appuntamenti rilevanti, tra questi si prevedono numerosi voli privati nello spazio, la missione che visiterà le lune di Giove, il lancio del primo telescopio spaziale cinese, la prima missione indiana con equipaggio.

di Alexander Virgili

I sempre più frequenti voli spaziali ed i programmi di futuri voli di lunga durata sono sostenuti dall’interesse per la ricerca scientifica in vari settori, da chiari interessi militari ma anche dall’ipotesi di potersi approvvigionare di materiali importanti per le economie terrestri. Il calendario ‘spaziale’ del 2023 è ricco di appuntamenti rilevanti, tra questi si prevedono numerosi voli privati nello spazio, la missione che visiterà le lune di Giove, il lancio del primo telescopio spaziale cinese, la prima missione indiana con equipaggio. A meno di imprevisti, dovrebbe infatti partire la missione Juice (JUpiter ICy moons Explorer) dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) che, dopo un viaggio di sette anni, raggiungerà Giove e tre delle sue lune ghiacciate: Europa, Callisto e Ganimede. Dopo oramai mezzo secolo dallo sbarco sulla Luna la NASA sta lavorando alla nave stellare Starship che riporterà l’uomo sul satellite terrestre. L’obiettivo dell’agenzia governativa responsabile del programma spaziale è quello di far rimanere gli astronauti sulla superficie lunare per un periodo prolungato, non come accaduto il secolo scorso con il programma Apollo.  Tuttavia, a causa di ritardi nello sviluppo e costruzione della capsula e per problemi legali, bisognerà attendere ancora alcuni anni.  Ma la NASA sta pure lavorando ad un progetto più ambizioso, che dovrebbe essere avviato proprio nel 2023 e che potrebbe portare allo sbarco su Marte di uno o più astronauti attorno al 2030. Anche l’Italia, almeno secondo le precedenti previsioni dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), dovrebbe essere presente nel calendario astronautico di quest’anno attraverso i primi voli dallo spazio-porto di Grottaglie (Puglia), che però non è ancora stato completato.

Considerate le iniziative riportate e quanto programmato per i prossimi anni, un dato emerge sempre più evidente, cioè che un maggiore accesso a tali voli e, principalmente, una durata crescente degli stessi.  Specialmente in riferimento alle missioni più lunghe ed alle ipotizzate basi stabili su Luna e Marte, diviene crescente e probabilmente determinante il peso del fattore umano e relazionale. Nonostante il fondamentale apporto dell’informatica, dell’intelligenza artificiale e della robotica, un maggior numero di persone sarà chiamato a realizzare queste spedizioni di lunga durata e voli frequenti di collegamento. Ciò pone la necessità di una più ampia comprensione degli effetti psicologici e sociologici dei voli spaziali di lunga durata, poiché è chiaro che gli equipaggi si troveranno in condizioni ambientali e psico-sociali non solo complesse ma portatrici di elevato stress fisico e mentale. Nel 2015, l’Office of Inspector General della NASA aveva realizzato un Rapporto che richiamava l’attenzione su questi aspetti fondamentali per le missioni di lungo periodo, in particolare ponendo degli interrogativi sugli effetti del tempo, dello stress e del sonno alterato. Oramai sono molteplici gli studi proprio sulle relazioni interpersonali, sui rischi comportamentali, su come garantire stabilità emotiva e psicologica degli equipaggi.   Materiale di studio rilevante si sta accumulando con le missioni della stazione spaziale internazionale, ad esempio è emersa l’importanza del ruolo e delle caratteristiche del comandante al fine di garantire una adeguata coesione del gruppo e la riduzione delle tensioni. Ed anche il peso delle diversità culturali di origine, che influenzano le modalità di comunicazione e di possibile tensione nell’equipaggio. Pure l’ESA – Agenzia Spaziale Europea, che istituzionalmente opera con personale di diversi Paesi e culture, ha rilevato quanto varino, sia pure restando solo in ambito europeo, attitudini, abilità relazionali e stili di leadership.  Differenze che potrebbero avere effetti maggiori ove dovessero partecipare equipaggi di culture ancora più dissimili. Alle diversità culturali e sociali generali si sommano quelle psicologiche individuali, caratteriali, di valori personali, caratteristiche che possono tuttavia essere in gran parte selezionate attraverso procedure di progressivo e attento filtraggio del personale candidato alla partecipazione.

Tenendo conto che i viaggi sino ad ora realizzati sono durati relativamente poco, o molto poco, rispetto a quelli ipotizzati e programmati ed alle future basi spaziali fisse su Luna e Marte, è chiaro che permane una carenza di dati specifici sulle possibili reazioni umane. Alcune indicazioni sono comunque emerse dagli studi sulle missioni sino ad ora realizzate. Tra le più comuni manifestazioni riscontrate nei viaggi, vi sono state lievi e spesso transitorie forme depressive, stress, ansia e relative manifestazioni psicosomatiche.  Inoltre sono stati verificati cambi nella percezione del tempo, nelle modalità di concentrazione, anomalie nell’adattamento cognitivo per ipo-stimolazione, senso di solitudine.  In generale prevalgono i fattori stressogeni ed i loro correlati psicosomatici: l’isolamento fisico e sociale, le alterazioni del ciclo di luminosità naturale terrestre, la assenza di privacy visti gli spazi molto ridotti, la monotonia ambientale, gli effetti della microgravità. Invece, più complessi e persistenti i disturbi successivi al rientro dalle missioni, tra questi, oltre al persistere di ansia e depressione, ci sono stati problemi di alcolismo, difficoltà nelle relazioni coniugali, disturbi del sonno ed irritabilità, stress per iper-esposizione mediatica (sono eventi che pongono al centro dell’attenzione e del mondo della comunicazione).   Oltre a ciò vi sono i danni e rischi di tipo fisico e medico per l’esposizione alle radiazioni, per il sistema osseo e muscolare ed alcuni altre alterazioni già individuate. In Italia, gli studi nel settore aerospaziale vantano alcune strutture specializzate quali, l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), il CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali).  Alcuni studi specifici sono stati realizzati in ambiente parzialmente simile, cioè isolato ed ostile, quello antartico, zona dove anche l’Italia ha una base di ricerca. La cosiddetta colonizzazione dello spazio, con le colonie umane che potrebbero anche riprodursi in tali basi e stazioni sarà, dunque, una impresa anche molto impegnativa dal punto di vista del fattore umano, a volte lasciato a margine di fronte al fascino della tecnologia e delle distanze interplanetarie.

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