Food & Wine
Il caffè: icona del Bel Paese

Il Bel Paese è la Patria del caffè: davvero ‘unico’, però, il caffè napoletano
di Giordana Fauci
L’Italia è la Patria del caffè da oramai molti secoli: consumato dal Nord al Sud della Penisola, oltre che conosciuto ma, invero, vanamente copiato nel mondo intero.
In Italia, del resto, non esiste un solo tipo di caffè, bensì due: il caffè italiano e il caffè napoletano.
…Perché il caffè di Milano e di Roma è identico a quello bevuto in qualunque altra città che non sia Napoli.
…Perché il caffè partenopeo è diverso da ogni altro: per miscela, tostatura, preparazione e, soprattutto, per il modo in cui è servito.
Senza, peraltro, dimenticare che il caffè di Napoli si differenzia finanche per la storia e tradizione.
È, in effetti, l’unico al mondo ad avere origini reali, visto che, a quanto pare, è stata Maria Carolina di Asburgo, moglie di Ferdinando da Borbone a proporlo dapprima proprio a Napoli e, poi, finanche all’interno del Regno delle Due Sicilie.
E, non è, quindi, un caso che proprio il caffè napoletano abbia rappresentato l’unica bevanda popolare e divenire protagonista del teatro, del cinema, della musica e della letteratura, nazionale e mondiale: da Eduardo De Filippo a Pino Daniele, da Sofia Loren a Massimo Troisi.
Ecco perché è oltremodo certo: il caffè partenopeo è l’eccellenza tra le eccellenze dell’Italia intera, come dimostrano le iniziative che, sempre più numerose, sono rivolte alla sua tutela.
E, a tal punto, è doveroso evidenziare le 5 differenze tra il caffè italiano e napoletano, soffermandosi a considerare la sua particolarissima miscela, l’acqua, oltre alla maniera in cui è servito, da baristi unici più che eccezionali e, infine, il suo singolarissimo consumo.
Pertanto, per quel che concerne la miscela non va sottaciuto che il caffè proposto dalle torrefazioni napoletane si caratterizza per un gusto oltremodo forte e deciso: i suoi chicchi, infatti, vengono tostati – ma, invero, cotti – più tempo e a temperature più elevate, aggiungendo alla tradizionale qualità arabica percentuali di qualità robusta, più dolce e contenente una maggiore carica di caffeina.
Quanto all’acqua, chi afferma che l’elemento chiave di un buon caffè sia l’acqua non sbaglia affatto, visto che quella di Napoli proviene dalle cristalline sorgenti del Serino, dai Monti Irpini, conosciuta, apprezzata e bevuta fin dai tempi degli antichi romani e, ancora oggi, ritenuta tra le migliori per caratteristiche organolettiche e purezza.
E, poi, come non considerare la particolarissima maniera di servire il caffè, nella tipica tazzina di porcellana bombata bollente, per rendere attento e stimolante il momento della consumazione, non prima di avere bevuto un abbondante sorso di acqua, per ripulire bocca e palato e così apprezzarlo ancor di più.
E, ancora, come dimenticare il tipico barista napoletano, tra i più apprezzati e competenti… Una figura derivante dai maestri caffettieri borbonici che gli hanno, evidentemente, tramandato trucchi e segreti nella realizzazione del caffè.
Un ultimo dato, non certo ultimo per importanza: il consumo di caffè a Napoli è primo per numero di bar per chilometri quadrato.
…Perché un napoletano medio beve il caffè a colazione, in mattinata, dopo pranzo, il pomeriggio ed anche dopo cena.
…Perché per un napoletano bere un caffè è costume culturale, oltre ad essere un’abitudine alimentare di aggregazione-principe da condividere e non certo da bere soli.
Non a caso, Massimo Troisi diceva che “berlo da solo è il massimo dell’umana solitudine, tant’è che, quando fisicamente solo, lo si condivide con uno sconosciuto che berrà il sospeso da lui lasciato pagato…”:
Per un napoletano, dunque, “bere un caffè” rappresenta il primo approccio per ogni tipo di relazione: un momento in cui ci si confronta, ci si scambia opinioni, ci si conosce ancor meglio.
…Un “caffè da bere insieme” ma non certo da intendere come mera tazzina contenente, peraltro, una eccellente bevanda, bensì un modo di relazionarsi tipicamente partenopeo e che, perciò, il mondo intero, oltre ad ogni altra città d’Italia, non può fare a meno di imitare. Invero senza riuscirvi!