Diritti umani
“Il cacciatore di meduse” di Ruggero Pegna consigliato dalla World Social Agenda
Tajil, il piccolo migrante somalo, insegnerà nelle scuole che tutti abbiamo il cuore dello stesso colore.
Ognuno ha un motivo per scappare e mille altri per sperare, esordisce così Ruggero Pegna descrivendo la storia di Tajil in cui razzismo e intolleranza finiranno per cedere il passo a la bontà del cuore.
Un romanzo che viene dopo Miracolo d’amore, nel quale Ruggero Pegna ci ha offerto i suoi reali mille modi di sperare: occupato nei pensieri, angosce e sentimenti che prova un condannato a morte, microcosmo in cui si agitano desideri e paure di chi come lui ha dovuto attendere il miracolo del dono di un trapianto per rinascere alla vita.
Ed il Ruggero Pegna, rinato, si addentra in un mondo che si perde talora nelle derive del razzismo, del concetto errato di emigrazione, e che si redime attraverso la tolleranza, la solidarietà, e la speranza.
Il cacciatore di meduse si presenta dunque come un autentico romanzo di formazione in cui é evidente la necessità della risposta umana all’immigrazione e del sostegno all’integrazione, nonostante il mondo sia terrorizzato dagli atti terroristici, e in cui il senso di solidarietà deve prevalere su ogni paura, aprendo alla tenerezza.
Pubblicato da Falco Editore, è oramai divenuto testo di riferimento sui temi dell’immigrazione, dell’integrazione e, più in generale, su antirazzismo e rispetto di ogni tipo di diversità e, dopo essere stato al centro di molti incontri letterari, è stato introdotto con successo in molti istituti scolastici, stimolando dibattiti, ricerche, approfondimenti.
Inserito tra i libri consigliati dalla World Social Agenda della Fondazione Fontana di Padova a studenti e docenti sul tema Migranti e Diritto al futuro, grazie ad una narrazione coinvolgente conquista lettori di ogni età, in particolare giovani.
Tra i romanzi più veri e toccanti dedicati, la struggente storia di Tajil e dei suoi amici, miseri e immigrati di tutto il mondo, colpisce per la straordinaria capacità di coinvolgere i lettori, quasi fossero in viaggio col protagonista. Una chiave originale e commovente, che ci porta nelle avventure del piccolo “cacciatore di meduse”, lavoro che s’inventa per sopravvivere, alla ricerca dell’integrazione nel nuovo mondo dei “bianchi”, a tratti accogliente ma, più spesso, ostile.
L’intensità della narrazione del bambino somalo sbarcato a Lampedusa con la sua mamma e un Pinocchio di legno, è arricchita dall’incanto delle ambientazioni: dal magico scenario della costa siciliana, ad altri luoghi splendidi del nostro Paese come Le Castella, in Calabria, alcune vie di Roma, fino a qualche capitolo nel suggestivo centro storico di Praga. Descrizioni incantevoli della natura, a cominciare da quella africana, la sua terra a forma di grande cuore, lasciata alle spalle, fanno da sfondo all’originalissimo racconto, il più convincente e riuscito del genere.
Dopo il viaggio, prima nel deserto, poi nel Mediterraneo, da Zuara (Libia) a Lampedusa, il romanzo tocca molti altri luoghi della Sicilia, da Linosa a San Vito Lo Capo, per poi sbarcare in Calabria, dove Tajil rimane incantato dal Castello Aragonese di Isola Capo Rizzuto, nella sua immaginazione “tenuto a galla da milioni di meduse”.
Il tema scottante dell’immigrazione assume un tono delicato, fiabesco, puro, attraverso gli occhi del bambino e diverrà voce di altri immigrati, miseri e diversi di tutto il mondo quando sarà egli stesso scrittore della sua storia.
In un momento storico segnato da episodi d’intolleranza e di odio, il romanzo parla di sentimenti, di uguaglianza tra uomini di ogni fede, razza e colore, di fratellanza e soprattutto di amicizie senza età. Di un bambino nero che non sapeva di essere diverso perché nel suo villaggio a Chisimaio tutti avevano il suo stesso colore della pelle, che apre ai sentimenti, al rispetto degli altri e delle loro infinite diversità, usando la chiave della bontà e degli affetti.
“Io sono un bambino nero, non so perché il mio colore è questo, ma sono contento lo stesso, perché somiglio a mamma, al nonno e a tutti quelli di Chisimaio. Se ero bianco, mi sarei vergognato sicuramente di stare là. Ora che sono grande e sono qui, non mi importa nulla se qualcuno mi chiama negro. Sono vivo e felice. E questo è bellissimo…”
Con le sue principesse del mare, delicate ed eteree, ripropone il valore controcorrente del rispetto verso gli altri, la ricchezza della contaminazione tra diverse culture.
Il dramma dei migranti diventa una grande storia d’amore in un romanzo che arriva dritto al cuore, incastonato nella storia mondiale degli ultimi anni, dall’elezione di Barack Obama, primo Presidente americano di colore, all’appello di Papa Francesco alla Comunità Internazionale.
Nel suo primo compito in italiano Tajil scrive: “La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia. Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore.”
Questo romanzo – ci dice Ruggero Pegna – è nato dal desiderio di raccontare gli stati d’animo, i sogni, le sofferenze, le difficoltà e i tanti rischi di chi lascia l’Africa con la speranza di una vita migliore. Mi sono immedesimato in uno di loro, un bambino e ho raccontato la sua storia. È lui, con i suoi occhi e i suoi sentimenti, a portarci nel viaggio dalla sua Somalia a Lampedusa e poi a farci vivere, attraverso innumerevoli avventure e un finale a sorpresa, le difficoltà dell’integrazione, la voglia di una vita normale, la capacità di superare ogni diffidenza e barriera attraverso l’umanità e l’amore..
Numerosi i riconoscimenti: Primo classificato tra i romanzi al Premio Antonio Proviero di Trenta, al Premio Co.re. Cultura del Rende Book Festival, al Premio Antonietta Roncone di Grottole di Matera, menzione d’onore al Premio Michelangelo Buonarroti, tra i finalisti al Premio Internazionale Il sigillo di Dante di La Spezia, premiato al Premio Muricello di San Mango e al Premio Città di Grosseto Amori Sui Generis anche per la copertina. Del romanzo esiste anche la versione in braille.