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Il bello della scienza: Maria Sklodowska Curie

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Vietare alle donne l’accesso alle università, agli studi in generale, o alle attività professionali, è uno dei retaggi presenti ancora in diverse società dalla visione arcaica, una discriminazione che spesso è stata smentita da percorsi professionali femminili di eccellenza: è il caso di Maria Sklodowska Curie

di Antonio Virgili – vicepresidente Lidu onlus

Vietare alle donne l’accesso alle università, agli studi in generale, o alle attività professionali, è uno dei retaggi presenti ancora in diverse società dalla visione arcaica, rigidamente moralista, talora fanaticamente antiscientifica e discriminatoria.  La storia e le persone hanno però le loro rivincite, talvolta così clamorose da gettare nel totale ridicolo coloro che avevano sostenuto tale discriminazione.  Ѐ questo il caso della giovane Maria Sklodowska, che fin da bambina aveva mostrato grande curiosità per quanto aveva attorno e anche grandi capacità di concentrazione e studio, ma che non poté frequentare l’università che desiderava perché nella Polonia di allora, sotto il controllo russo, non era consentito.  Avvicinatasi al positivismo e alle idee di razionalità e progresso, dovette ripiegare sulla cosiddetta “Università Volante”, un’istituzione clandestina aperta alle donne e che offriva ai giovani polacchi un’istruzione di qualità nella loro lingua. “Volante” si riferisce alla necessità che avevano gli alunni e i professori di cambiare continuamente luogo di ritrovo per sfuggire al ferreo controllo russo.

Allo stesso tempo cercò di diffondere la scienza e le conoscenze presso degli operai, poiché, come successivamente scrisse, «persisto nel credere che le idee che allora ci guidavano siano le uniche che possano condurre a un vero progresso sociale. Non possiamo sperare di costruire un mondo migliore senza migliorare gli individui”.  A 24 anni Maria riuscì a recarsi a Parigi, grazie al sostegno della sorella, frequentò la Sorbona laureandosi in fisica nel 1893 e in matematica nel 1894.  Nel 1895 Maria sposò Pierre Curie, con il quale condivideva la passione per la scienza e la ricerca.  Nel luglio 1898 i due pubblicarono un articolo che annunciava l’esistenza di un elemento che chiamarono “polonio”, in onore al Paese d’origine di Maria.  Incoraggiata anche dal marito Pierre, nel 1903 Maria discusse la tesi di dottorato in scienze fisiche ottenendo la lode.  Sempre nel 1903, fu la prima donna della storia a ricevere il Premio Nobel per la fisica.

La morte in un incidente stradale del marito Pierre Curie la colpì duramente, ma decise di onorarne la memoria continuando gli studi intrapresi assieme a lui.  Nel 1904 i due coniugi avevano ottenuto la Medaglia Matteucci, massima onorificenza assegnata ai fisici dalla Accademia nazionale delle scienze (società scientifica italiana fondata, nel 1782, a Verona) in onore del fisico forlivese Carlo Matteuc-ci.   Il 13 maggio 1906 il Dipartimento di Fisica dell’Università di Parigi le offrì il posto che era appartenuto al marito, così Maria divenne la prima donna a ricoprire un incarico di docente nell’ateneo parigino e la prima a dirigerne un laboratorio.  Nel 1911 Marie dimostrò che era possibile isolare un grammo di radio per calcolarne il peso atomico.

Per questa scoperta senza precedenti, l’anno seguente ricevette il Premio Nobel per la Chimica con la motivazione «in riconoscimento dei suoi servizi all’avanzamento della chimica tramite la scoperta del radio e del polonio, dall’isolamento del radio e dallo studio della natura e dei componenti di questo notevole elemento». Maria Sklodowska è stata l’unico scienziato a vincere due Premi Nobel in due distinti settori scientifici. Anche in questo caso, dimostrò il suo disinteresse per i premi e i riconoscimenti, non registrò la patente del processo di isolamento del radio, lasciando che tutta la comunità scientifica potesse contribuire alla ricercaMaria morì il 4 luglio 1934, 90 anni fa, vicino a Salanches, in Francia, a causa di un’anemia aplastica contratta quasi certamente come conseguenza dell’esposizione continua alla radiazione.  Oltre ad un eccezionale esempio di professionalità e di dedizione alla ricerca, Maria Sklodowska Curie ha lasciato, con la sua vita, un inno alla scienza, che ha sempre amato, come dimostrano le sue stesse parole:  “Io sono tra quelli che pensano che la scienza abbia una grande bellezza. Uno scienziato nel suo laboratorio non è solo un tecnico: è anche un bambino posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un racconto di fiabe.”

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