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Italia

Ibin, il bidone per la raccolta differenziata

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Intervista a Davide Carboni e Alessandro Carra che insieme ai Prof. Giuseppe Di Pietro e Francesco Valentini e al tecnico Paolo Lucilla hanno realizzato Ibin

Di Francesca Rossetti

IBINAncona, 28 settembre, 2015- Da anni la raccolta differenziata è entrata a far parte della vita quotidiana sia per favorire lo smaltimento dei rifiuti in modo più sano e meno inquinante, sia perché raccogliendo i rifiuti suddividisi per tipologie è possibile riciclarli. Di questo avviso sono due studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Volterra Elia” di Ancona, Davide Carboni e Alessandro Carra che assieme ai Prof. Giuseppe Di Pietro e Francesco Valentini e al tecnico Paolo Lucilla hanno realizzato Ibin ed ecco cosa ci hanno raccontato in merito.

  1. Salve ragazzi, che cos’è i iBin? Chi sono gli utenti ai quali si rivolge e come funziona?

iBin è un bidone unico automatizzato per il conferimento differenziato dei rifiuti, con display LCD e uscita audio per comunicare all’utente l’avvenuto riconoscimento dei rifiuti conferiti. iBin è stato ideato principalmente per facilitare la raccolta differenziata alle persone anziane, portatori di handicap, ma trova applicazioni anche per qualsiasi altro utente, persone o aziende ed enti privati e pubblici.

  1. Com’è nata l’idea di iBin?

L’idea ci è venuta durante una visita ad un’azienda per lo smaltimento dei rifiuti. Osservando che spesso, purtroppo, giungono ancora rifiuti di diversa tipologia mescolati tra loro e che in azienda avveniva un sorteggio manuale degli stessi, abbiamo pensato di realizzare qualcosa che permettesse la classificazione dei rifiuti in maniera automatica, a seguito del riconoscimento dei singoli materiali. Pensando poi al perché i rifiuti giungevano mescolati, abbiamo riflettuto sulle difficoltà che spesso hanno i cittadini, in particolar modo gli anziani e le persone con disabilità, nel portare avanti la raccolta differenziata, e un sistema automatizzato da tenere in casa o in spazi comuni c’è sembrata una valida soluzione. Riconoscere un materiale in base alle sue caratteristiche chimiche e fisiche è pane quotidiano per i chimici, ma non potevamo pensare di chiudere un intero laboratorio in un bidone! Quindi chimici, elettronici e meccanici dell’Istituto Volterra – Elia hanno messo su un gruppo, che ha lavorato nell’ambito del progetto “Impara ad intraprendere” di Confindustria Ancona,

  1. Come è realizzato a livello di materiali e funzionamento e per quale uso è destinato?

iBin è caratterizzato da un bidone cilindrico diviso in due sezioni sovrapposte. La sottostante, dove sono posizionati gli scompartimenti dedicati ai diversi tipi di rifiuto, è fissa. La sovrastante, incernierata alla prima, è progettata per ricevere automaticamente il rifiuto; al suo interno si trovano i sensori per effettuare la caratterizzazione chimico-fisica del rifiuto.Tutto il sistema, gestito da microcontrollore, è alimentato da batteria, ricaricabile sia da rete elettrica sia da pannello fotovoltaico. Il riconoscimento del rifiuto è basato sull’interpretazione dei segnali di diversi sensori: un analizzatore infrarosso, un sensore ad induzione elettromagnetica ed un sensore di conducibilità elettrica. L’apertura del coperchio e l’avvio del ciclo di conferimento è innescata automaticamente all’avvicinamento dell’utente, grazie a sensori ad ultrasuoni posti alla base del bidone. L’utente, quindi, non deve far altro che avvicinarsi e, all’apertura del coperchio, gettare il rifiuto e andarsene tranquillamente o attendere che il ciclo di misura e conferimento sia terminato (ci vogliono pochi secondi) per leggere dal display o ascoltare il risultato dell’operazione.

  1. Quali benefici presenta per la raccolta differenziata? E’ possibile utilizzarlo contemporaneamente per varie tipologie di rifiuti e come avviene il loro smaltimento?

I benefici sono innegabili. Innanzitutto facilita l’operazione agli utenti, e magari supera gli alibi dei più pigri… In fase di studio la possibilità di smaltire tipologie diversi di rifiuti miscelati tra loro. In ogni caso la filosofia guida è la semplicità e l’economicità delle soluzioni. Ci stiamo lavorando. Per quanto riguarda lo smaltimento, i rifiuti sono raccolti in diversi sacchetti nella sezione inferiore di iBin, accessibile aprendo l’apparecchiatura, prelevando i singoli sacchetti e, se pensiamo ad un utente domestico, conferendoli alla normale raccolta differenziata cittadina.

  1. Come si riutilizzano i vari tipi di rifiuto a livello di concime o altro?

Oggigiorno il riciclo dei materiali ottenuti dai rifiuti domestici e urbani è ben organizzato in una filiera che destina i diversi materiali agli opportuni processi di riciclo, non solo per questioni legate al degrado dell’ambiente e all’esaurimento delle discariche ma, soprattutto, legate all’esaurimento delle risorse, petrolio e minerali metallici in primis. Acciaio e alluminio (derivanti nel nostro caso da scatolame e lattine di bevande gassate) sono riciclati nell’industria metallurgica, sostituendo in gran parte, per un paese dipendente dalle risorse come l’Italia, l’importazione di materie prime pregiate dall’estero. Analogo discorso per il vetro, energeticamente più economico riciclarlo che non ottenerlo da depositi minerali. La plastica di imballaggi e stoviglie usa e getta è normalmente riciclabile, triturandola e ottenendo polimeri blend per lo stampaggio di oggetti di uso comune (ad esempio i cestini dei supermercati). Potendo suddividere i diversi imballaggi per tipo di plastica utilizzata, si potrebbe realizzare il riciclo infinito di oggetti in solo polipropilene (da contenitori di detersivi liquidi ad esempio), polietilene (dai sacchetti per frutta e verdura), PET (bottiglie per bevande), ma anche ricavare materiali tecnologici per la formulazione di pitture, tessuti, materiali compositi per le costruzioni. La frazione organica rappresenta ovviamente la materia prima per realizzare il compost che non è un fertilizzante ma è un qualcosa, più propriamente detto ammendante, che riarricchisce il terreno della frazione organica/biologica che gli è stata sottratta con la coltivazione e il consumo di derrate alimentari. Col compost riportiamo al terreno parte della sua struttura e dei composti chimici necessari alla crescita vegetale, integrando e limitando la comunque necessaria fertilizzazione. E come sottoprodotto si ottiene anche biogas!

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